La vita è una valle [Il Flessibile]

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di Dario B. Caruso.

Qualche giorno in montagna per combattere la calura estiva e ritemprare corpo e spirito. È la ricetta per sopravvivere; non è originale ma è funzionale.
Vi racconto il mio viaggio personale, questo sì originale.
L’ho sognato, forse l’ho immaginato nel dormiveglia in una fresca notte courmayerin.

Prima
Tre sono le stagioni che precedono la partenza.
Tra alti e bassi, giornate buone e nottate storte, pioggia e solleone.
Poi, le ultime ore: acqua calda e asciugamani.
Si va a cominciare.

flex_montagnaNascita
Lascio il mare direzione nord-ovest
Ivrea, Quincinetto, quindi esco dal Piemonte attraverso quello stretto canale che da Pont St. Martin porta a Bard.
C’è il castello sulla rocca, a controllare gli ingressi.
Un utero materno che apre ad una nuova vita.

Infanzia
Il paesaggio è cambiato, la vista lentamente si allarga, ogni cosa è nuova.
Cambia la vegetazione, le case sono basse, con i tetti in pietra che non si staccano dalla terra, anzi ne fanno parte.
Predomina il verde in tutte le sue sfumature; l’aria è più tersa, anche il blu appare più blu.

Adolescenza
Passano pochi chilometri e sulla destra in alto appare un edificio con una scritta piantata sopra, Casinò.
È la tentazione, desidero scoprire ciò che fino ad allora non mi era dato sapere.
Il tavolo è verde, ma non è lo stesso verde di fuori. È finto, profuma di gomma e tabacco.
Intorno ad una slot urla di gioia e tintinnio di monete; dalla parte opposta della sala un uomo con uno smoking sdrucito e senza papillon piange inserendo l’ultimo inutile gettone.
Esco con un sospiro di sollievo, sudato e in agitazione.
Ma qui fuori il verde profuma di menta.
Ed è tutto più semplice.

Età adulta
Aosta è una città solida, dalla forte cinta muraria e ben organizzata.
È consapevole della sua storia – da Roma in poi – e fatica a modificarsi ma con sapiente intelligenza lo fa, senza correre e senza commettere colpi di testa.
Ha un aeroporto, un’università, due ospedali, molte scuole e biblioteche, una cattedrale e alcune chiese, un teatro, una stazione ferroviaria, numerose associazioni culturali.
Si basta da sé.

Età matura
Procedendo ancora verso ovest arrivo ai piedi del Massiccio del Monte Bianco.
Rimango estasiato nell’avvicinarmi, con quel duplice sentimento di chi vorrebbe toccarlo e ad un tempo mantenerne la distanza per osservarlo da lontano, con rispetto e timore.
Chi giunge qui è consapevole di essere alla fine di una valle.
Guardando le vette i pensieri si moltiplicano per ricongiungersi in un’unica domanda: e poi?

Poi
Dopo una puntatina al Museo delle Guide – guide che con i loro nomi (Petigax, Pennard, Ottoz,…) mi indicano la strada – imbocco la Val Ferret.
Una salita tortuosa la preannuncia, ma quando si apre davanti agli occhi resto a bocca aperta.
Ampia, rigogliosa e aspra, con un torrente carico di acqua pura che la attraversa.
Respiro a pieni polmoni per godere dell’aria fresca, a conclusione di un viaggio che appare cominciato ieri e mestamente sta per compiersi.
Vedo mia madre che mi dice quanto sia bello vivere in questa valle, dove le vette sono a portata di mano e l’aria e l’acqua hanno il sapore del tutto.
E mi sento bene.

Torno al caldo e alle fatiche agostane.
Non so se si sia trattato di quella birra artigianale del Gran San Bernardo oppure del rosé della Cantina Anselmet di Villeneuve, fatto sta che non c’è nulla di più stupefacente di un buon sonno ristoratore.
E mi sento bene.