L’ultimo cd di Cristiano “Chris” Mussi, eccelso chitarrista alessandrino, s’intitola Gloom.
Dall’inglese il termine lo traduciamo come “Buio”, ma l’ambito di riferimento è l’umore, tanto personale che collettivo. Tant’è che con l’identica parola potremmo dire: squallore, tristezza, tetraggine e cupezza.
Ne deduco che Chris è un po’ incazzato. Peraltro non potrei qui nascondere che ogni tanto ci s’incontra e si parla del più e del meno, o di Alessandria e della difficoltà di farci musica, o di amici che stanno poco bene, o più in generale di un mondo attorno sempre più meno minaccioso e meno comprensibile (Domanda per assurdo che magari non c’entra nulla, ma se un giorno le bandiere nere del Califfato arriveranno a sventolare su Palazzo Rosso, i musicisti saranno i primi a essere decapitati?). Eh, sì, non è che s’intravedano tante motivazioni per essere allegri, per fare musica allegra o per scrivere libri strapparisate.
Gloom, credo, è un titolo pensato, meditato a lungo. Praticamente, il primo messaggio ad arrivare, ancora prima delle sette tracce che contiene. Un messaggio che dice all’incirca: “Gente, non ho proprio le palle che mi girano, ma ci sono vicino.” Insomma, l’artista è sul borderline. La tempesta è in arrivo e lui cerca di cambiarne la traiettoria, oppure di disperderla, con della buona musica.
Almeno questo mi suggerisce lo stupendo brano d’apertura Glowing Lights, dove ti arriva subito alla mente e al cuore la speranza di un cambiamento, di una vittoria. Poi con Hanging Moon Cristiano sembra rifugiarsi dentro sé stesso in un brano tutto in minore dove il suo talento (che è clamoroso) scatena le dita della mano sinistra – e un po’ di tristezza emerge. Con Bright Star – la mia preferita in assoluto – entriamo in un reame malinconico e visionario che richiama alla mente certe immagini del cinema di David Lynch (Twin Peaks o Mulholland Drive, indifferentemente) e la chitarra in risonanza distorta si lascia andare a un giro fisso di assoluta suggestione.
Da segnalare, dato che stiamo per doppiare la matematica metà della raccolta, che Cristiano, a differenza di quel che accadeva per altri dischi del passato, suona tutti gli strumenti che accompagnano i suoi solismi, dalla batteria elettronica alle tastiere. Insomma, in solitudine – ed è proprio questa un’altra delle sensazioni che trasmette Gloom.
Con la seguente The Hermit l’atmosfera si più epica. Cristiano, con la sua voce bassa e intensa, canta su accordi particolari e questa pare sul serio una song proveniente da un ipotetico passato irlandese. Segue Carry On, una ballade complessa e non di facilissimo ascolto, con soluzioni a chiudere che ricordano il miglior Donald Fagen. Con Sometimes siamo proiettati in un ambiente sonoro alquanto noir, dove si riesce quasi a “vedere” Chris che sta suonando – e ancora cantando – su un palco in disparte davanti a un’umanità distratta e “disconnessa”. Infine c’è Prometheus, splendida chiusura, ancora in minore, in cui la chitarra si lancia in un crescendo virtuosistico di straordinaria efficacia su un ritmo cadenzato e martellante.
Il report del bravo recensore potrebbe terminare qui, se non fosse che Chris Mussi è, assieme a un gruppo ben nutrito di altri artisti che ho menzionato ne Il Superstite n° 220 – una puntata accompagnata da una splendida foto della nostra Marta Gastini – a testimoniare che una città complicata e forse un po’ in temporanea crisi come Alessandria riesca, nonostante tutto, a esprimere un vastissimo pool di talenti più che notevoli in ogni stanza dell’arte e della creatività. Sono tra coloro che ci credono e che vogliono continuare a crederci. Come ha recentemente dichiarato Nicola Savi alla presentazione di sabato 23 maggio dell’antologia sulla Grande Guerra Come foglie sugli alberi (Delmiglio Editore, Verona), Alessandria c’è, è viva e la cultura, applicata e praticata sul campo, deve essere il traghetto in grado di trasportarci al di là di una situazione di stagnante rassegnazione.
E tornando a Cristiano e al suo splendido lavoro, non possiamo non possiamo non sottolineare la sua consapevolezza che nella penombra del “gloom” stanno per arrivare improvvisi i raggi luminosi di una stella mattutina e beneaugurante. Bright Star is Coming, come un fluido magnetico che si accorda con il Sé.