1) un bel 10 a Antonio Silvani. Silvani merita il massimo voto che va oltre un importante passato di persona molto impegnata personalmente ed anche politicamente. Il mio 10 va al suo modo di essere simpatico, ironico nel modo giusto e lo si percepisce dal fatto che si porta appresso una storia ricca di passione, studio, saggezza che sa trasmettere a lo segue con curiosità, come la sottoscritta. Ma andiamo per ordine: chi è Antonio Silvani? Laureato in Scienze Biologiche, amante e studioso del dialetto alessandrino, infaticabile propugnatore della Goliardia e qui mi fermo. Ho scoperto che le mie pagelle varcano il confine cittadino con Corrieral e Facebook, e c’è chi le invia copia e incolla in email per agevolare chi non è avvezzo con internet, quindi in un modo o nell’altro chi desidera conoscere chi è Antonio Silvani può scoprirlo qui, nella bella intervista di Andrea Antonuccio. Ho conosciuto Antonio nel 2000 attraverso un suo librone: “u disiunàri du dialét lisandrén” (edito da Ugo Boccassi e supplemento di “Nuova Alexandria). Da tempo cercavo un dizionario sul dialetto alessandrino e quella occasione non me la feci scappare: anche se l’opera usciva a fascicoli, quindi l’attesa fu piuttosto estenuante per il mio carattere. Alla fine il dizionarioo fu finalmente rilegato e ne uscì un bel tomo di 416 pagine. Ritrovai Antonio in una trasmissione a RVS (Radiovocespazio di Don Ivo Piccinini) ogni sabato mattina, e con Ferruccio Reposi e Tony Frisina (altri due carissimi amici) formavano un trio spassoso, due ore di allegria e simpatia che facevano bene allo spirito, una terapia utile anche per il più depresso. Poi tutto finì e non so perché! Antonio Silvani riapparve su Corrieral con la sua rubrica [Ars Eloquendi Goliardiae] e su Facebook, e ora ho la possibilità di seguirlo costantemente. Ci tengo premiare con il massimo voto questo alessandrino “innamorato” culturalmente di questa città. Quanti “Antonio Silvani” ci sono in questa città che io ritengo degni di nota, ed è per questo che mi piace porli sotto il riflettore.
Voto: 10
2) Al sindaco di Alessandria. L’Expo ha aperto i battenti, e passando dalle parti del platano di Napoleone mi torna in mente una delle ultime “uscite” del sindaco Rossa che a metà di aprile e a pochi giorni di apertura dell’Expo si è accorta che esiste un particolare che deturpa la città: mi riferisco all’ossatura (non voglio definirlo rudere) del Palazzo dell’Edilizia, interrotto nella sua realizzazione e al momento in attesa di essere completato, perchè SEAL (Sistema Edile Alessandria) a questo proposito, a suo tempo tramite organi di informazione, ha confermato la propria volontà di proseguire nella realizzazione dell’opera, così come progettata da Daniel Libeskind. Il sindaco circa un mese fa aveva “tuonato” contro la proprietà di questo cantiere con un ultimatum a camuffarlo, in vista di imminenti arrivi dei turisti in occasione dell’Expo a visitare Alessandria. Città peraltro al momento in condizioni pietose e malfrequentata (ma questo non deturpa lo sguardo dei turisti), con i suoi musei e quel “pozzo senza fondo” che fu per anni, per la Provincia quando era fiorente, la sede del Marengo Museum sempre chiuso, e ora pare riaperto per qualche ora nei week end. A ben sentire questa amministrazione, anche il ponte Meier avrebbe attirato frotte di stranieri, ma anche lui al momento è un po’ impresentabile perché ancora in “ossatura” e non certo pronto entro il 31 ottobre. Ora nuove news giungono alle orecchie dei cittadini: Alessandria si fa bella e si prepara al grande evento del 2015. Per il grande afflusso dei turisti attesi, saranno diffuse 10.000 brochure in due lingue utili per segnalare i musei. Solo bilingue? Ma non pretendiamo troppo, siamo ancora in dissesto. Quello che fatico a comprendere però è, ora che Expo ormai è partita, noi come faremo a farci un make-up presentabile, per sembrare ai turisti un po’ meno brutti, sporchi e cattivi. Dove li prendiamo i soldi, visto che siamo ancora e sempre in bolletta?
Voto: 2
3) All’Expo 2015. Sarò controtendenza ma a questo evento mondiale non parteciperò; non ne sono interessata. Il voto va solo per il lavoro che ha prodotto per impiantarlo e che produrrà fino al 31 ottobre, riferito ai stipendi erogati e al piccolo indotto, anche se da notizie ci sono le solite forme di sfruttamento con contratti poco consoni alle regole sindacali: meglio che niente però! Certamente Expo è stato un grosso business per alcuni: chi ha ceduto i terreni, chi li ha bonificati, i costruttori, i capoccia politici e assimilati deputati a gestire il tutto e tanti denari che lo Stato ha tirato fuori, oltre ai vari sponsor ufficiali o meno. Denari spesi da quello Stato che arraffa le tasse, e ormai le trattiene quasi completamente lasciando regioni e Comuni col cerino in mano, costretti a richiederle ai già “ripuliti” cittadini. Expo sull’immagine dell’Italia non cambierà niente, perché siamo un paese debole, corrotto, con una classe politica che fa sorridere per non dire “ghignare” e una esposizione mondiale non servirà a migliorarne il prestigio. Ci guadagnerà Milano perché i visitatori alla fine l’argent lo spenderanno solo lì. Expo 2015: “là dove c’era l’erba ora c’è una nuova città” (cantava Celentano). Molti sindaci del circondario si sono chiesti: “sarà pure un evento mondiale e prima ancora nazionale, ma che senso ha devastare col cemento ettari di terreni agricoli per fare un’Expo dedicata all’alimentazione e alla terra?” Come dar loro torto? Sicurezza: L’Expo 2015 è in grado di controllare e offrire sicurezza ai visitatori? Non dimentico i fatti al museo del Bardo a Tunisi, e a sentire chiacchere tra “comari”, quelle che non si perdono per nessun motivo i viaggi organizzati delle parrocchie, ricorre la frase: “coi tempi che corrono meglio non rischiare, in fin dei conti cosa sarà mai questo EXPO?” Anche qui, come dar loro torto?
Voto: 5