Laureato in Scienze Biologiche, Antonio Silvani per venticinque anni ha lavorato in diverse aziende nazionali e multinazionali, diventando poi consulente aziendale di marketing, formazione e addestramento. Esperto in comunicazione, tecniche e psicologia della vendita, analisi transazionale, programmazione neurolinguistica e tecniche di assertività, ha scritto numerosi libri e manuali su questi argomenti. Amante e studioso del dialetto alessandrino, organizza mostre sulla vecchia Alessandria, incontri letterari con scrittori alessandrini (o che parlano di Alessandria) e attività culturali su diversi temi. Infaticabile propugnatore della Goliardia, si definisce “uno dei pochi liberali ancora esistenti in Italia” e “laico esasperato”, insieme a tante altre cose che scopriremo insieme in questa bella chiacchierata. Buona lettura!
1) Antonio, mi spieghi che cosa vuol dire “laico esasperato”? E soprattutto: chi è che ti fa esasperare?
Più di una volta mi sono così definito e continuo a farlo! In questo caso l’aggettivo “esasperato” è inteso col significato di “particolarmente intenso, spinto all’eccesso”. Essere laico esasperato per me vuol dire approvare incondizionatamente il concetto cavouriano di “libera chiesa in libero stato”, per cui, pur accettando incondizionatamente tutte le religioni, non permetto che nessuna di queste, sia pure in minima parte, possa influenzare la gestione della cosa pubblica. Non ammetto che nessun politico, e questo mi rende esasperato (in questo caso il significato è “incazzato nero”), qualunque sia il colore della sua casacca, sventoli Bibbie, Vangeli, Corani, Torah e affini per legiferare, non ammetto che nessun capo di una qualunque religione venga a mettere il naso nei nostri affari di stato.
2) Sei ben noto alle cronache cittadine per le scorribande goliardiche con gli amici più cari, tra cui il “nostro” Tony Frisina (nella foto, i due in un momento di affettuosa tenerezza). Ci racconti com’è nata questa passione, e come la stai coltivando?
Già fin dai tempi del liceo il mio amore esasperato (nuovamente nel senso di “particolarmente intenso, spinto all’eccesso”) per il casino, per il divertimento, per gli scherzi, per la presa per i fondelli alla gente, ecc. ero un Goliarda in pectore, per cui quando, nel lontano 1968, mi iscrissi all’università, entrare nelle fila di Santa Madre Goliardia fu una cosa del tutto naturale. Il dissacramento, lo stigmatizzare in maniera smaccata ed in ogni contesto (pubblico, privato, lavorativo, professionale, confessionale, ecc.) i difetti di chi ci comanda (o che vorrebbe farlo), il mandare affanc… i membri (anche inteso in senso anatomico) delle più potenti caste, il seguire il concetto del “servi tantum nostrae libertatis”, unitamente all’aiuto reciproco, all’amicizia più sincera, alla fratellanza e, non ultimo, al sapersi divertire a 360 gradi sempre, comunque e dovunque, sono, a mio parere, principi di vita che ancora adesso sono un viatico, un toccasana per lenire questi tempi sempre più filistei.
La Goliardia nella sua quasi millenaria storia ha sempre alternato momenti di massimo fulgore a periodi di pesante sopore. Oggi si sta nuovamente risvegliando a macchia di leopardo in tutta Italia. Dato che Alessandria vanta una tradizione Goliardica non indifferente (e come ultimo Pontifex Maximus ne so qualcosa) è mia intenzione far si che i giovani se ne appropprino, per cui voglio continuare le periodiche serate in cui la Goliardia (specialmente quella alessandrina) è protagonista.
3) Parliamo un po’ di politica… Negli anni ’90 mi ricordo che distribuivi i volantini della Lega sul treno per Milano Porta Genova. Poi ti ho ritrovato nel 2011 come coordinatore cittadino di Fli, mentre ora mi dicono che ti sei avvicinato ai liberali… Quando metterai la testa a posto?
Potrei rispondere con due citazioni, la prima di Mirabeau “solo gli imbecilli non cambiano mai opinione”, l’altra di Petrarca “il saggio muta consiglio, ma lo stolto resta della sua opinione”, con cui concordo del tutto, ma preferisco dare una risposta più completa. Mi dici che “mi sono avvicinato ai liberali”… è inesatto: io sono sempre stato liberale, gobettiano, antifascista, federalista (ho avuto la fortuna e l’onore di seguire i corsi di federalismo del grande Gaetano Martino) e, come già visto “esasperatamente laico” e questo dalla mia adolescenza; ovviamente continuo ad esserlo. Per quasi venti anni sono stato segretario della Gioventù Liberale di Alessandria, come liberale ho vissuto attivamente il ’68.
In tempi del tutto insospettabili, circa due anni prima della ramazzata (purtroppo troppo debole) data da Tangentopoli, mi staccai da un morente e ormai poco liberale PLI ed entrai in Lega, interessato e forse anche affascinato dai discorsi federalisti di allora. Con la Lega venni eletto Consigliere Comunale a Palazzo Rosso nella prima Giunta Calvo, ma ben presto, quando le mire federaliste furono soppiantate da squallidi discorsi di separatismo e, spesso, di razzismo, feci le mie rimostranze al partito e fui espulso. Terminato il mio mandato in Consiglio Comunale me ne stetti per anni ed anni al balcone finchè decisi di seguire, sempre come liberale, Gianfranco Fini nella sua avventura. Lo appoggiai con tutte le forze nella sua opera di pulizia defascistizzante e nel suo tentativo antiberlusca. Ma quando Fini ebbe la malaugurata idea di appoggiare Monti e la sua banda, non glielo perdonai e me ne ritornai a coltivare il mio parvum agellum. Ora non vedendo in alcuno dei partiti dell’attuale scacchiere italiota il benchè minimo afflato liberale e notando che nei numerosi partitelli liberali che stanno spuntando come funghi, ormai più numerosi dei liberali stessi, in tutto il territorio nazionale non ci sia nulla di comune, preferisco dedicarmi ai miei interessi culturali che vedremo proprio ora.
4) Hai pubblicato diverse opere in dialetto, tra cui “U disiunàri du dialët Lisandrén” e “Va ‘ndónda ch’ut mònda Ratàs”, sei tra i fondatori dell’associazione “Alessandria in Pista” e pratichi pervicacemente la goliardia nelle sue forme più giocose. Dove trovi il tempo per fare tutte queste cose?
Visto che la politica mi dà le stesse soddisfazioni che potrebbe darmi un foruncolo in suppurazione, visto che dopo tre anni di totale, assoluta, “esasperata” (nel senso che fa incazzare) sfiga fisica, vedo il fondo del tunnel e visto infine che la cosa mi diverte e non poco, mi sto dedicando esclusivamente alla cultura, che soddisfazioni ne dà e non poche! Un esempio, il più significativo è dato dal mio “Disiunàri du dialët Lisandrén” che vanta la prefazione scritta dal grande Umberto Eco! Attualmente cerco di finire la seconda parte del “Disiunari”, quella dall’italiano al dialetto, che supererà le 1.000 pagine e dovrebbe essere pronto alla fine del prossimo anno.
Cerco anche di finire un libro sulla Goliardia dal titolo “In nomine Bacci, Tabacci Venerisque”. Nell’ambito di “Alessandria in Pista” stiamo curando le manifestazioni dialettali, Librinpista, l’appuntamento periodico di presentazione libri ed altre cosettine simpatiche che dovrebbero essere una sorpresa di qui a pochi mesi. La Goliardia attiva, nonostante gli acciacchi che può avere un povero vecchietto di ormai 65 primavere sul gobbo, resta sempre nel mio cuore e ultimamente sono entrato a far parte della Delegazione FAI di Alessandria e anche in questo contesto il lavoro non manca… anzi! “Dove trovo il tempo” mi si domanda? Afferma il “secondo paradosso di Pareto” che una persona dedica il 90% delle sue energie a fare quello che ama e dedica il restante 10% nel tentativo di portare avanti quello che odia… Io, essendo in pensione, di tempo ne ho e faccio solo quello che mi piace!
5) Ultima domanda: come ha fatto Alessandria a ridursi così? Ne verremo mai fuori?
Come ha fatto Alessandria a ridursi così? Prima di tutto per colpa nostra che per anni ed anni abbiamo votato gli stessi personaggi che, giustamente e di conseguenza, hanno fatto i loro porci comodi. Chiederci se Alessandria verrà mai fuori dalla situazione in cui si trova mi ricorda quello che col corpo ormai pieno di metastasi, se domandava se gli fosse stato possibile curarsi un’unghia incarnita! E’ inutile pensare ad Alessandria se non si cura prima di tutto la situazione italiana. E visti i protagonisti che cercano di interpretare questa tragedia, non nutro alcuna speranza. Una soluzione ci sarebbe, ma sarebbe molto, ma molto cruenta!