Dopo le sentenze, torna la politica? [Controvento]

Fabbio Piercarlo nuovadi Ettore Grassano

 

La sentenza era attesa da settimane con crescente interesse, e ora naturalmente ognuno è libero di darne (partendo dal rispetto della stessa, come è giusto fare sempre in questi casi) la lettura politica che ritiene più opportuna.

Di fatto la decisione del Tribunale di Alessandria (con l’ex sindaco di Alessandria Piercarlo Fabbio e l’ex dirigente dell’ente Carlo Alberto Ravazzano condannati per falso ideologico, ma assolti dalle accuse di truffa e abuso di ufficio), sembra accontentare più gli stessi condannati (Fabbio: “Nel complesso sono soddisfatto. Questa sentenza si unisce, infatti, a quella della Corte dei Conti, eliminando di fatto le eventuali responsabilità amministrative. Il falso può accadere con tutte le firme che fa un sindaco”) che i loro detrattori, sia in campo politico che mediatico.

Del resto, dopo la decisione della Corte dei Conti di Torino di qualche settimana fa, erano in tanti ad attendere con curiosità questa sentenza e oggi, in attesa naturalmente di leggere le motivazioni dei giudici, probabilmente in tanti la pensano come l’avvocato Gastini (difensore di Ravazzano) quando afferma “credo che con l’appello il percorso si chiuderà con la completa assoluzione”.

Un’assoluzione in primo grado, dopo tutto il can can che sappiamo, avrebbe probabilmente ulteriormente sconcertato la piazza (opinione pubblica ci pare francamente eccessivo). Ma uno ‘sgonfiamento’ progressivo della vicenda appare a questo punto ipotesi più che realistica.

Tra l’altro, pur avendo dell’ex sindaco Fabbio una conoscenza assolutamente formale, da osservatori della politica, secondo noi quel che più lo infastidisce della sentenza di ieri è proprio quella “interdizione dai pubblici uffici per 5 anni”, per motivi intuibili.

Via al dibattito dunque, se vi va. Ripetiamo: rispettando la sentenza, ma se credete commentandone gli effetti. In particolare: la politica alessandrina ricomincerà ora a guardare davvero avanti, e a confrontarsi su progetti di sviluppo per il territorio, anzichè continuare a rinfacciarsi a vicenda errori e colpe del passato? O dovremo aspettare ancora anni, e attenderemo gli ulteriori gradi di giudizio con il collo perennemente girato all’indietro?