La notizia arriva inaspettata alle 11.40: spari nel Tribunale di Milano, almeno 2 morti. Sono appena uscito dalla mia casa in Porta Romana e, visto che il Tribunale dista 10 minuti a piedi, decido di recarmi lì il prima possibile per capire che cosa stia effettivamente succedendo.
Quando arrivo, i morti sono già diventati 3. Ovviamente tutte le strade sono bloccate, è consentito solo il passaggio pedonale. Una moltitudine di persone affolla l’entrata di via Carlo Freguglia. Il clima è molto teso: nonostante l’evacuazione ancora non si conosce la sorte del killer che, secondo i media, si aggirerebbe ancora nei locali del palazzo di Giustizia. Sul posto i primi giornalisti cercano di ricostruire l’accaduto. Sui marciapiedi cercano riposo dal grande shock i numerosi impiegati del tribunale, affollatissimo come sempre, in una giornata che sarebbe dovuta essere di ordinaria amministrazione.
Una signora che appare rinsavita dagli attimi di terrori vissuti ripete: “Ero in cancelliera, ci siamo barricati dentro”. Stessa scena riproposta da altri suoi colleghi. Chi ha potuto, infatti, ha subito lasciato il palazzo, accalcandosi in strada, mentre altri si sono letteralmente barricati nei propri uffici, chiudendo le porte con qualche mobile e nascondendosi sotto le scrivanie. Un giovane impiegato afferma: “ho ribaltato il mobile e l’ho messo davanti alla porta”. Stesse scene ripetute da altri testimoni sui cui volti è ben leggibile la paura e la frustrazione.
Nel frattempo, poco dopo mezzogiorno, arriva la notizia tanto attesa: il killer Claudio Giardiello è stato arrestato a Vimercate, dove era in fuga con la sua moto. Il clima teso e saturo di terrore si distende di colpo, ma restano i morti, nel frattempo saliti a 4, tante domande e le polemiche sulla sicurezza.
La rabbia prende il posto della paura: perché è successo tutto questo? Come è possibile che in un luogo simbolo dello Stato sia successo tutto ciò? Un uomo è entrato con una pistola là dove non poteva entrare, là dove proprio la legge nasce e viene esercitata.
Il clima viene ulteriormente disteso dall’arrivo massiccio di tutti i media nazionali e dalla necessità della cronaca di fare luce su quanto successo: sono infatti i giornalisti che con le interviste riescono a far sfogare chi ha assistito a scene tanto concitate. È proprio parlando che i testimoni esorcizzano quanto vissuto. Si parte alla ricerca di persone che hanno potuto vedere e possano raccontare e ricostruire quanto successo. Alcuni raccontano quanto dettomi in precedenza, cioè di essere fuggiti o di essersi chiusi nei loro uffici. Altri raccontano ancora scossi quegli attimi di interminabile terrore che sono stati scatenati dalla pistola di Giariello. Colpi che hanno rotto la normale atmosfera della quotidiana vita giudiziaria milanese. Attimi che hanno segnato tutti gli addetti ai lavori.
La paura è passata. Il killer è stato arrestato ed è stata ricostruita la dinamica degli eventi che tutti i media nazionali stanno riportando incessantemente da questa mattina. Restano 4 morti e domande per ora attorniate da un assordante silenzio: perché un uomo è potuto entrare armato? Come è possibile che ne sia uscito? I Tribunali sono luoghi sicuri? Chi doveva evitare tutto ciò?