Oggi vi presento il primo corso di cucina vegetariana organizzato da Confagricoltura donna Alessandria, guidata da Maresa Bausone.
Un corso per scoprire i gusti dei territori attraverso la cucina vegetariana, tenuto dallo chef Claudio Barisone, organizzatore di “Ovrano a tavola“, concorso sulla ricerca dei vecchi sapori, membro dell’Accademia italiana della cucina e realizzatore di vari eventi tra i quali “Monumenta et alimenta”, serate sulla enogastronomia di Acqui Terme dal 1400 a oggi e vincitore del Palio delle osterie all’assedio di Canelli.
Un corso di sedici ore che, in qualche modo nuovo, ci fa scoprire una cucina sempre più in espansione: “Io sono diventato vegetariano per necessità dopo aver scoperto di essere malato di cancro. Ho vinto la mia battaglia contro questa malattia anche cambiando la mia alimentazione. I piatti che proporrò durante il corso sono tutte ricette che ho assaggiato durante viaggi di lavoro. Sono ingegnere, non chef: la cucina è la mia passione, non un mestiere”.
Il vegetarianismo era una componente fondamentale di alcune culture antiche culture come, per esempio, la corrente religiosa dell’orfismo in Grecia, basata sulla figura mitica di Orfeo che incentrava le sue pratiche sulla vicinanza al mondo animale e il rapporto con la natura.
Oggi, il vegetarianismo è diventata anche una questione etica, oltre che di salute.
E’ giusto mangiare animali quando è possibile sostituire animali con componenti vegetali?
E’ noto, poi, che l’assunzione di carne, soprattutto quella rossa, non fa bene all’organismo. Ne ha fatto una questione primaria Veronesi nei suoi studi sul cancro: è provato che mangiare meno carne diminuisce le probabilità di ammalarsi e giova all’organismo.
Quattro lezioni, quindi, con una trentina di “allievi”, per imparare ad assaporare e a cucinare i gusti dei territori, scoprendo le cucine di paesi lontani fino ad arrivare, poi, alla cucina alessandrina.
Si parte con la cucina del Libano che ha radici fenice con influenze arabe e francesi. Il menù “di prova” prevede l’Ardishawqui bi zait (carciofi in olio) cotti con cipolline, piselli, carote, limone e un cucchiaino in farina; il Fattush fatto con il pane raffermo tostato e spezzettato imbevuto nei pomodori tagliati a dadini e condito con una salina a base di aglio, olio e aceto (una sorta della nostra salsa verde), il famoso Hummus, fatto con i ceci, il Mezzeh con i fagioli, una pietanza al profumo di mandorle, zafferano, paprika, coriandolo e menta e, dulcis in fundo, il RusHalib, budino di riso.
La seconda lezione, poi, sarà sulla cucina marocchina con influenze delle spezie e della vicina Andalusia. E, in questo caso, non poteva mancare il cous cous vegetariano, l’Harira, una zuppa di ceci, lenticchie, fave secche e verdure con zenzero, curcuma e prezzemolo, l’insalata marocchina con peperoni, cipolle e pomodori, lo Sbahia, un dolce squisito a base di farina, fatto con mandorle, sesamo, e tanto miele, e lo Sfaa, cioè spaghettini corti con uvetta, cannella e zucchero a velo. E per concludere al meglio la seconda lezione, un approfondimento pratico su come fare un ottimo tè alla menta.
Per la penultima lezione si visita l’Europa e la sua cucina vegetariana. Il menù prevede il Gazpacho andaluso a base di pomodori, cetrioli, peperoni verdi e pane raffermo, la Ratatouille, una padellata di verdure miste, la zuppa di cipolle, l’hamburger vegetariano fatto con lenticchie, uovo, pangrattato e, ovviamente il pane e, infine, la classica cheese cake.
Nella quarta lezione si torna a casa con piatti vegetariani della nostra tradizione: il flan di borragine con salsa di noci, la tartrà fatta con porri, uova fresche. panna, parmigiano e pane grattugiato, il sugo di erbe, la ‘puccia’, e le famosissime pesche ripiene.
Che dire, buon appetito!