Ottria: “No alla guerra tra territori: da questa crisi dobbiamo uscire tutti insieme, senza penalizzare le periferie”

Ottria 5E’ approdato in consiglio regionale da pochi mesi, e nel frattempo nel suo territorio di provenienza e residenza, l’acquese, è successo un po’ di tutto: dal progetto (ormai inevitabile?) di ridimensionamento dell’ospedale ai punti interrogativi sempre più grandi sul futuro delle Terme, fino al dissesto idrogeologico che certo non ha risparmiato le colline di quella porzione di territorio. Non solo: Walter Ottria fa anche parte della commissione Bilancio della Regione Piemonte: come a dire una polveriera, dato lo stato delle finanze e il e commissariamento ‘di fatto’, affidato dal Governo allo stesso Chiamparino. E poi Ottria, da ex sindaco di un piccolo comune come Rivalta Bormida, non può certo ignorare il grido d’allarme e di abbandono ‘percepito’ dalle tante piccole realtà municipali di casa nostra. Proviamo allora a capire su cosa sta lavorando, e cosa propone per affrontare le tante delicate questioni sul tappeto.

 

Consigliere Ottria, l’acquese ha addirittura due consiglieri regionali. E’ unaMighetti nuova specie di record, ma anche una bella responsabilità, soprattutto per lei che sta in maggioranza…
Lo so bene. Stimo il mio collega dei 5 Stelle Mighetti, è un ragazzo in gamba, e anche se apparteniamo a schieramenti diversi credo che il nostro territorio stia a cuore ad entrambi, quindi per quanto mi riguarda ampia disponibilità a dialogo e collaborazione. Certo, la sua posizione è tutto sommato più semplice…..

Nel senso che lei, in maggioranza, ha le mani legate e deve legare l’asino dove vuole Chiamparino, per così dire?
No, questo assolutamente no, e credo che le mie prese di posizione lo stiano dimostrando. Da quando faccio politica ho sempre operato secondo coscienza e convinzione, e chi mi conosce lo sa bene, per cui sostengo sempre e con forza le posizioni e i valori in cui credo. Certamente però far parte di una forza di governo, e non di opposizione, significa che non puoi limitarti a dire no, ma cercare soluzioni concretamente percorribili, qui e ora. E il contesto è pesantissimo…

Ospedale Acqui TermePartiamo dalla sanità: gli acquesi sono destinati a perdere il loro ospedale?
Assolutamente no, a questo ci opporremo. Ma è inutile fare demagogia: il territorio provinciale, per una questione di risorse da cui non si può prescindere, può permettersi solo un unico, vero grande ospedale all’avanguardia, in termini di tecnologia e specializzazione, ed è Alessandria. L’errore semmai è stato, quando sarebbe stato possibile, non pensare a realizzarne uno nuovo, considerati i limiti logistici e strutturali di quello attuale. Acqui però, per la conformazione del suo territorio circostante (la città più vicina di riferimento è appunto Alessandria, Genova è scomodissima da raggiungere) non può certamente rimanere sprovvisto di una struttura che eroghi le prestazioni primarie. Ma, se il percorso sarà, come ormai chiaro, quello di un solo Dea tra Acqui, Novi e Tortona, sbagliano a mio avviso i tortonesi a muoversi in una logica di ‘guerra tra territori’ che non porterà da nessuna parte. Più logico puntare sull’integrazione dei servizi sanitari, e insistere anche su aspetti logistici come l’esistenza di una rete adeguata di trasporti.

Di recente però qualcuno, come il sindaco di Acqui Bertero, ha rilanciato un’ipotesi suggestiva: ossia puntare per la vostra cittadina su un’integrazione tra ospedale e Terme, verso una sorta di azienda sanitaria speciale, con una forte caratterizzazione specialistica, magari nella riabilitazione.
Ipotesi suggestiva, dice bene. Ogni progetto però deve essere subordinato anche ad una valutazione di costi che la Regione deve fare: e temo che questo non sia propriamente il tempo degli investimenti.

Ma le Terme di Acqui che fine faranno?Terme Acqui sede
A breve spero di incontrare l’avvocato Ambrosini, professionista torinese a cui Chiamparino ha affidato la presidenza. Le Terme sono un’azienda a partecipazione pubblica che perde denaro ogni anno, e una soluzione va trovata. Personalmente credo che la proprietà debba rimanere pubblica, e che si debba andare verso un bando (meglio strutturato che in passato) per la gestione pluriennale ad un privato che offra determinate caratteristiche e garanzie. Anche qui però dobbiamo essere onesti: che le Terme siano una risorsa fondamentale per tutto il territorio è verissimo. Però se guardiamo ad Abano Terme, per citare un territorio che ha puntato con decisione su questo segmento di attività, vediamo che là esiste una rete ramificata di strutture ricettive a 5 Stelle, una serie di alberghi ognuno dei quali offre le terme interne, e una serie di servizi turistico ricettivi in grado di attrarre un turismo termale, anche internazionale, di un determinato livello. Oggi Acqui non è in quelle condizioni, e per arrivarci servono investimenti importanti di privati.

Purtroppo il nostro è uno scenario territoriale di decadenza consigliere Ottria. A cui contribuisce non poco la questione idrogeologica: non è che, dopo l’emergenza autunnale, ora torneremo a far finta di nulla, fino alla prossima alluvione?
Spero proprio di no, anche perché questi fenomeni si fanno sempre più frequenti. E’ anche vero però che ad oggi ci sono solo i 5 milioni di euro stanziati dalla Regione Piemonte, che credo non saranno neppure sufficienti, nella nostra provincia, a ripristinare i danni più gravi. Per il resto siamo sempre in attesa che il Governo conceda lo stato di emergenza, senza il quale non può partire l’iter dei finanziamenti, e delle gare. Come consiglio regionale abbiamo anche chiesto di poter attingere ai fondi europei, e che siano utilizzate le risorse già destinate al Terzo Valico, oppure ad altre opere regionali non propriamente urgenti: ma non sono iter semplici e rapidi.

Palazzo Ghilini nuova 2Campa cavallo insomma. A proposito di Governo Renzi: non pochi ormai ritengono che il premier soffra di ‘annuncite’ non seguita da fatti concreti. Il che emerge soprattutto quando si parla di territori, di periferie: la finta riforma delle Province è un emblema di questo atteggiamento. Risorse insufficienti, nel 2015, persino per pagare il personale, e caos sulla distribuzione delle funzioni: cosa succederà?
Non lo so. Come Regione, pur negli strettissimi spazi di manovra in termini finanziari, stiamo cercando di far fronte agli impegni presi con le Province in termini di trasferimenti (anche perché ci sono precise sentenze al riguardo, ndr), e abbiamo anche individuato risorse minime per far fronte allo sgombero della neve, dal momento che l’inverno è alle porte. Ma è chiaro che gli enti locali, ossia le Province ma anche i piccoli comuni, sono oggi abbandonati in mezzo al guado, e hanno bisogno di indicazioni certe, che al momento non ci sono.

Il trasporto pubblico è la seconda voce di spesa nel bilancio della RegioneAtm mezzi 1 Piemonte, dopo la sanità. Lì cosa succederà? Si arriverò ad un’unica agenzia regionale che gestirà le risorse del settore in maniera centralizzata?
Sicuramente la selva fallimentare attuale andrà superata, per muoversi nella direzione di una gestione più razionale delle risorse. Il modello alternativo, rispetto all’agenzia unica, è quello che si sta seguendo per l’Atc, ossia la suddivisione della Regione in tre parti: Torino e provincia, Piemonte Nord, e Piemonte Sud. Per sviluppare all’interno di ogni area economie di scala e razionalizzazione delle spese.

Lei, da acquese, ha chiesto alla Regione Piemonte una particolare attenzione per la linea ferroviaria Acqui-Genova, che in effetti è tra quelle più martoriate, anche se certamente non l’unica. Cosa succederà?
Mi aspetto e auguro che si riesca a trovare una soluzione con le Fs, perché appunto questa linea passi in gestione alle ferrovie piemontesi, essendo tra l’altro perlopiù piemontesi i pendolari che la utilizzino. E che conseguentemente si faccia il possibile per migliorarne l’efficienza e il servizio. Il trasporto pubblico è essenziale, soprattutto in certe aree di confine, e occorre ragionare su una prospettiva di sviluppo, e non di ridimensionamento o dismissione.

Regione PiemonteDi recente Chiamparino ha detto ai sindaci, più o meno: “guardate che il pericolo di un commissariamento della Regione è tutt’altro che scongiurato”. Ora, con l’emendamento ‘salva Piemonte’ inserito nella legge di Stabilità, la situazione è migliorata?
Purtroppo, e lo dico da membro della commissione Bilancio, abbiamo trovato una realtà davvero drammatica, e in pochi mesi pur senza fare miracoli abbiamo operato con il massimo rigore possibile. Dopo la sentenza della Corte dei Conti (che così ha deciso, inutile riaprire qui la questione) il disavanzo della Regione Piemonte è diventato tale che l’unico modo per uscirne è il prestito previsto in legge di Stabilità, con le “disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti pregressi”. Noi stiamo facendo una seria razionalizzazione, sulla sanità e su tutto il resto. Ma non possiamo neppure pensare di mettere costantemente zero risorse su tutte le voci che riguardano lo sviluppo, il turismo, la cultura, il lavoro. Significherebbe declino senza rete. Personalmente sono orgoglioso di aver ottenuto di mettere a bilancio comunque, nonostante la situazione, 2 milioni e mezzo di euro per aiutare edilizia popolare e cooperative. Perché se non proviamo a sostenere la ripresa, in tutte le forme possibili, il rischio è davvero di avvitarci sempre più su noi stessi, in una spirale pericolosissima.

Ettore Grassano