Multiutility: sarà vera gloria? [Controvento]

Raccolta rifiutidi Ettore Grassano

 

Dunque il progetto Grande Amag (o quantomeno al momento il salvataggio di Amiu dal fallimento, col suo acquisto da parte della neonata Amag Ambiente) sta prendendo forma, e dovrebbe vedere la luce nel giro di pochi giorni: a Natale a vuotarci i cassonetti sarà probabilmente già la nuova costola del gruppo di via Damiano Chiesa.

Certo, in questi giorni i sindacati faranno la loro parte per ‘strappare’ tutte le concessioni possibili per i lavoratori della vecchia Amiu, ma è evidente che il quadro d’insieme è definito.

Al di là di qualche distinguo di facciata, e di un po’ di amarcord sul passato, anche da parte delle (pressochè inesistenti, a dire il vero: su questo e altri temi) opposizioni di Palazzo Rosso non sono arrivate in questi mesi vere proposte alternative, e all’orizzonte non si sono visti per Amiu ‘cavalieri bianchi’ a parte Amag, se non un paio di soggetti, dalla Sicilia e da Crema se ben ricordiamo, le cui proposte non sono state però ritenute minimamente credibili, o in grado di far fronte alla situazione.

Perchè, signori, si fa presto a dire ‘facciamo partnership con il privato”, e ‘reperiamo capitali e risorse sul mercato’, ma poi la realtà è ben altra cosa. E trovare privati interessati (di questi tempi, in questo Paese, in questo territorio) a fare partnership con aziende pubbliche è roba da miracoli, non da ordinaria amministrazione.

A noi però un po’ più di contraddittorio non spiacerebbe, su questo tema della Multiutility. Non per il gusto di polemizzare a tutti i costi si intende. E neppure per guardare con livore al passato, stabilendo chi ha più colpe nell’aver gonfiato gli organici, o nell’aver generato certe perdite, o ancora nell’aver rifiutato o rigettato straordinarie opportunità o presunte tali già praticamente ‘nel sacco’ (l’accordo siglato da Fabbio e Vandone con Iren tre anni fa, in una sorta di ‘raid di Natale’, per chi ha buona memoria).

Piuttosto, ci piacerebbe sentire qualche riflessione critica in più sul presente/futuro, e su come affrontarlo. Ossia che la politica sapesse andare oltre le dichiarazioni ovviamente piene di entusiasmo del management aziendale, elaborando analisi che non siano “d’altra parte, alternative non ce ne sono”, con conseguente alzata di spalle come a dire ‘speriamo bene’.

Perchè guardate, quel che è certo è che basta andare poco lontano di qui (a Novi Ligure ad esempio: rileggetevi la nostra intervista di qualche settimana fa con Mauro D’Ascenzi) per capire che problemi li hanno tutti, ma non tutte le aziende a partecipazione pubblica sono dei ‘colabrodo’ come quelle alessandrine.

Da noi, che siano soldi della Cassa Depositi e Prestiti (come nel mutuo trentennale legato al dissesto di Palazzo Rosso) o delle banche (quelli con cui Amag si compra Amiu e prova a rilanciarla come Amag Ambiente) parliamo sempre e comunque di prestiti, che andranno restituiti. Per riuscirci, bisogna saper fare business, ma bisogna anche che ci siano le condizioni di mercato favorevoli. E che oggi il contesto non sia certo dei migliori, a casa nostra e nel Paese in generale, è verità assodata e riconosciuta.

Un nostro amico, riflessivo e ipercritico con l’attuale giunta, ci dice da un anno che l’operazione sulle partecipate in corso ad Alessandria gli sembra “la più grande distruzione di valore pubblico che sia stata mai compiuta in questa città”. A noi piace ascoltarlo nelle sue analisi, perchè appunto è sempre meglio un ‘contraltare’ intelligente che una serie di trombette che suonano a festa, e a comando. Però ancora, lo ammettiamo, non abbiamo capito come stanno davvero le cose, né sapremmo prevedere come finirà. E voi?