“All’insegna dell’Ordine nostro le mutande sacre abbiam!” [Ars Eloquendi Goliardiae]

1970--pontifexdi Antonio Silvani.

Un altro merito del primo Pontifex Maximus, Ennio Dollfus era stato quello di creare le sacre insegne OGAK che, fino a pochi anni prima del nostro Pontificato, avevano dovunque caratterizzato l’Ordine Goliardico alessandrino.

Ma anche in questo caso i mandrogni Figli di Golia dovevano distinguersi, infatti il loro gonfalone era costituito da un enorme paio di muliebri mutande, che avrebbero dovuto coprire un deretano talmente in carne che se, per caso, avesse mai emesso un peto in un sacco di coriandoli, Alessandria avrebbe festeggiato carnevale per un anno intero!

Sopra queste pantagrueliche coulottes era effigiato il cartiglio dell’Ordo Goliardicus Agae Khanis.

1)-1949-mutande-sacreAltre notizie per ora non possiamo darvi su questi simboli in quanto la foto n.”1” è il documento più chiaro che abbiamo in nostro possesso su questo argomento.

Ci prosterniamo dinnanzi a voi, amati lettori, e restando proni (ma protetti da slip di ben temprato acciaro) vi imploriamo nuovamente di fornirci notizie su come reperire materiale atto a chiarire i nostri dubbi!

In onore di questo copripudendeo simbolo l’inno dell’OGAK era:

“Noi dell’Aga Khan
i Goliardi siam,
all’insegna dell’Ordine nostro
le Mutande sacre abbiam
blam! blam!
Viva Alessandria,
città delle belle donne,
noi siamo le colonne,
noi siamo le colonne…”
Viva Alessandria,
città delle belle donne,
noi siamo le colonne,
dell’Università!
E quando quando arriva il vaglia di papà
noi siamo le colonne,
noi siamo le colonne…
E quando non arriva il vaglia di papà,
noi siamo le colonne,
del monte di pietà!”

2)-programmaAnche la Fiera di San Giorgio di Alessandria, la più antica secolare fiera campionaria del Piemonte (oggi utile come una tetta in un toro, strutturata così com’è) diventa “preda” dei Goliardi: nella foto n.”2” vediamo il programma 1948 del FESTIVAL A.G.A. in occasione della succitata fiera ed anche della celebrazione del ’48.

Il programma, fitto, corposo e ricco di valori culturali, si svolge per lo più al già citato Music Hall di Gigi Capra, tranne, ovviamente, che per la partita di calcio rappresentativa Universitari di Alessandria contro rappresentativa Universitari di Asti. In basso nella foto “2” è immortalata la squadra dei Goliardi alessandrini (come la partita sia terminata resterà sempre un mistero).

La Goliardia alessandrina è una miniera di feste, veglioni e baccanali. Ogni occasione è buona per organizzare un veglione o un ballo o una magna Goliardica Cagnara, anche la serata dei Maestri del Lavoro, manifestazione meno nota della altre (ma sempre una scusa per fare casino…)!

3)---1949---stellina-d'oro-del-lavoro-(Music-Hall)La foto (3), risalente al 1949, mostra il Pontifex Maximus Ennio Dollfus (quello con la piuma bianca sul Berrectaculum) che premia la “Stellina d’oro del Lavoro”. Recita la didascalia della foto: “I giovani Goliardi sono stati certamente la linfa vitale del Music Hall, ma, con la loro organizzazione Goliardica A.G.A., anche protagonisti di alcuni memorabili veglioni, forse per allargare il “target” di ricerca di belle ragazze troppo limitate alle “caterinette”.

Le “caterinette” sono le giovani apprendiste sarte, le “prede” istituzionali, storiche agognate dai Goliardi. Non per niente una delle manifestazioni più importanti da sempre organizzata dalla Goliardia torinese è il “ballo delle caterinette”.

4)-Carnevale-1950I Goliardi alessandrini non potevano mancare alla sfilata di carnevale. La foto n. “4“, l’unica in nostro possesso e, oltretutto, notevolmente sgranata, mostra il carro dell’ AGA e dell’Ordo Goliardicus Agae Khanis durante la sfilata del 1950: siamo in corso Roma, la “vasca” di Alessandria.

Notevole lo spirito imprenditoriale della Goliardia alessandrina che, pur di fare su dei quattrini, ha trovato uno sponsor (ovviamente produttore di sostanze alcoliche) per il suo carro.

Una breve parentesi, a questo proposito, per ribadire il concetto, già espresso, del vuoto cronico, totale, assoluto presente nelle tasche dei Goliardi.

Però, lo sanno tutti, i vizi (così almeno li chiamano i benpensanti, anche se tutto ciò che dà piacere, senza tuttavia ledere gli altri, dovrebbe essere una virtù, non un vizio!) costano e quindi i Goliardi cercavano di finanziarseli in vari modi, il più semplice dei quali era la questua.

Tappati di tutto punto con mantelli e cappelli, in piccoli gruppi di ragazze e ragazzi, battevano capillarmente una via, un quartiere, un’intera città, entravano nei negozi, negli studi professionali, fermavano la gente che incontravano ed a tutti tendevano il Berrectaculum, chiedendo, con estrema dignità, ma col sorriso sulle labbra, soldi per potersi divertire. E la gente, stanca di sentirsi raccontare dagli accattoni di professione e dai religiosi (da sempre più accattoni ancora) le più atroci disgrazie (vere allo 0,1%), cagava la lira a questi simpaticissimi giovani, che non avevano bisogno di nulla, ma che per lo meno dicevano la verità sull’utilizzo dei soldi guadagnati. Quante volte un ricco commerciante, uno stimato professionista, un potente industriale, tiravano fuori dal portafoglio una “pesante” banconota e la davano ai Goliardi dicendo: “Divertitevi finchè potete, ragazzi, divertitevi anche per me!”… e tutto ciò avveniva con somma incazzatura di accattoni, clochards, zingari, preti, suore, frati che, se andava bene, rimediavano una misera monetina (quante volte siamo stati denunciati e diffidati dal questuare!).

Con questi soldi i Goliardi potevano onorare degnamente Bacco, Tabacco e Venere, costruire i carri, organizzare le manifestazioni, ecc.

La vendita dei biglietti delle feste da ballo, dei veglioni, dei baccanali indubbiamente rendevano ed idem dicasi per le sponsorizzazioni, per le reclames sui giornali Goliardici, sui “numeri unici” e sulle locandine. Ma le questue garantivano il capitale iniziale!

5)---il-quartetto-baleta--(1951)Intanto, siamo nel 1951, un Goliarda alessandrino, Gianni Coscia (parleremo ancora di lui), percorre le primissime tappe di quella che sarà la sua carriera artistica internazionale. Vince la selezione alessandrina del concorso radiofonico, presentato dall’indimenticabile Nunzio Filogamo, “Il microfono è vostro” (un concorso per dilettanti, una “Corrida” ante litteram, insomma) e, (vedi foto “5“) si esibisce in un gruppo, il “Quartetto Baleta” (del mitico Baleta, proprietario del bar, culla della Goliardia alessandrina, parleremo diffusamente), assieme ad altri tre noti Goliardi (nella foto ecco i quattro, tutti col Berrectaculum in testa, durante una performance canora. Da sinistra: Piero Bagliani, Duccio e Pippo Nossardi e Gianni Coscia con la sua immancabile fisarmonica).