C’era aria sollevata, quasi di festa, venerdì mattina in ATM, la società del trasporto su gomma controllata dal comune di Alessandria (che detiene il 94,54% del capitale sociale, peraltro al momento quasi azzerato, mentre il 4,52% è del comune di Torino, e lo 0,94% del comune di Valenza). “Non ci sembra vero di essere qui oggi per darvi finalmente una notizia positiva”, ha esordito Ezio Bressan, amministratore delegato dell’azienda, per poi presentare all’uditorio di giornalisti e politici locali i 10 autobus ‘nuovi di pacca’, che già in questi giorni vedremo circolare per le strade urbane ed extraurbane, e che consentiranno la rottamazione di alcuni dei ruderi più impresentabili di un parco mezzi tanto ampio (“83 autobus più 25 scuolabus”) quanto complessivamente vetusto (“età media sui 13 anni, speriamo ora di abbassarla un po’ con queste new entry”, ha precisato un tecnico). Basti pensare che non si acquistavano nuovi autobus dal 2005, praticamente un decennio. Mentre presto, oltre ai 10 mezzi che cominceranno a circolare in questi giorni, potrebbero arrivarne altri 3, completamente elettrici, nell’ambito di un bando di gara regionale a cui ATM ha partecipato ‘con tutte le carte in regola’, e di cui si attendono a breve gli esiti.
Scintillavano, gli occhi di Bressan e del presidente Gianfranco Cermelli (entrambi della scuderia dei Moderati di Cesare Miraglia), nel mostrare in visita guidata nel cortile di Lungo Tanaro Magenta i nuovi mezzi, di cui i rappresentanti delle aziende fornitrici non hanno mancato di illustrare le mirabolanti caratteristiche tecniche, dall’aria condizionata a tutti i confort di ultima generazione, compresi i supporti per disabili sensoriali e fisici (rappresentati venerdì, tra gli altri, dal sempre esuberante e ‘puntuto’ Paolo Bolzani, presindente dell’Unione Italiana Ciechi, che ha ribadito: “grazie davvero, ma ora cercate di segnalarci anche vocalmente la presenza delle fermate lungo le vie”). Bressan e Cermelli, in effetti, qualche motivo di personale soddisfazione ce l’hanno davvero: non solo e non tanto per aver condotto in porto il ringiovanimento del parco mezzi (“con un investimento di poco meno di 1 milione e 600 mila euro”, ha precisato il presidente di ATM, di cui un milione a carico della Regione Piemonte, e il resto del comune di Alessandria e della nostra azienda”), ma per essere riusciti, negli ultimi 18 mesi, a tenere ben dritta la barra nella tempesta, anche quando c’è davvero mancato poco che la nave deragliasse o si inabissasse. “Quest’anno siamo riusciti a pagare tutti i fornitori – sospira Cermelli – e da agosto siamo finalmente di nuovo in regola con il Durc, dopo anni di inadempienze. Non sono elementi trascurabili, considerato da dove siamo partiti: anche se, naturalmente, il futuro comincia oggi, ed è tutto da scrivere”. Un concetto che, venerdì mattina, è stato ribadito anche dall’assessore allo Sviluppo territoriale e strategico Marcello Ferralasco, unico rappresentante ufficiale del comune di Alessandria, con il sindaco Rita Rossa e l’assessore al Bilancio Giorgio Abonante trattenuti altrove da impegni istituzionali. “Vi tocca accontentarvi del sottoscritto – ha scherzato Ferralasco, che in realtà la ‘partita’ Atm in questi due anni e mezzo l’ha seguita da vicino, e la conosce bene – ma posso garantirvi che stiamo facendo tutto il possibile per risalire la china, e che il comune di Alessandria ha ritenuto fondamentale partecipare all’investimento nel parco mezzi di ATM, perché crede nel futuro di questa azienda, in un’ottica di mobilità sostenibile. E quella di oggi è una scintilla di ottimismo che speriamo possa condizionare positivamente il futuro”.
Già, ma cosa c’è nel futuro del trasporto su gomma alessandrino? E, prima ancora, cosa si è fatto nel corso di quest’anno per attrezzarsi ad affrontarlo? Sono ancora Cermelli e Bressan a venirci in aiuto, e a spiegarci: “Siamo riusciti, in concerto con i sindacati e grazie ad un indubbio sforzo anche da parte dei lavoratori di questa azienda, ad avviare un importante processo di risanamento, anche se certamente i debiti pregressi pesano e non si possono cancellare con la bacchetta magica, così come non possiamo ignorare che le risorse ci sono state ulteriormente ridotte: la stessa Regione, pur finanziando l’acquisto di nuovi autobus, ha diminuito il suo contributo di circa 800 mila euro, e così hanno fatto anche Provincia e Comune”. E c’è il delicato capitolo dei dipendenti: oggi, dopo qualche pensionamento e anche un licenziamento (“che è stato impugnato, ma noi siamo andati per la nostra strada”), i dipendenti sono complessivamente 225: ancora troppi, inutile ‘girarci attorno’, per il conto economico di ATM: anche se i 107-108 autisti “tra turni, rotazioni e sostituzioni varie ci vogliono tutti”, dice Cermelli, “mentre è indubbio che in altri comparti, e in particolare tra gli ausiliari del traffico, l’organico è abbondante: anche se va dato atto a diversi lavoratori di essere venuti incontro alle esigenze dell’azienda, con grande flessibilità”. Fino al 31 dicembre in cassa integrazione ci sono ancora 15 ausiliari del traffico (al 30%) e 7 cassieri (al 20%), ed è l’amministratore delegato Bressan a precisare: “consideri che ad Asti, che è poco più piccola di Alessandria, di ausiliari del traffico ce ne sono 4: da noi, quando siamo arrivati, erano 29!”. Diversi lavoratori comunque, anche tra gli autisti, hanno dato la propria disponibilità a svolgere, sugli autobus, compiti anche di vendita biglietti, e di controllo: “il che ha consentito – sottolinea Cermelli – la vendita da inizio anno di circa 30 mila biglietti direttamente sui mezzi”: come a dire 30 mila ‘portoghesi’ di meno, a volerla leggere in questa ‘chiave’: e anche se il biglietto comprato sull’autobus all’ultimo momento (“i nuovi mezzi hanno anche a bordo i distributori automatici”) costa un po’ di più (“oggi 1,50 euro anziché 1,20, ma probabilmente lo porteremo a 2 euro nel 2015”), c’è da scommettere che questa nuova formula di acquisto risulterà gradita agli alessandrini.
Venerdì mattina peraltro, all’incontro in ATM, era presente anche il senatore Daniele Borioli, uno che di trasporti se ne intende, facendo parte dell’apposita commissione in Senato, e avendo dal 2005 al 2010 ricoperto il ruolo di assessore regionale della giunta Bresso, con delega specifica. E proprio Borioli sottolinea: “a livello nazionale, si riscontra una ‘morosità’ tra chi timbra il biglietto sugli autobus stimata in circa 500 milioni di euro d mancati incassi”. Non bruscolini insomma, anche se in ATM assicurano che da noi la situazione è ben lontana dai ‘picchi’ che ci possono essere altrove, a cominciare dalle grandi città del centro sud: “da quando abbiamo implementato i nuovi servizi di vendita e controllo biglietti sugli autobus, la morosità non supera l’1-2%, e del resto per legge la nostra azienda deve ricavare per forza almeno il 35% del suo fabbisogno dalla vendita dei biglietti e degli abbonamenti: quindi saremo sempre più rigorosi”.
E domani? Cosa c’è nel futuro di ATM, oltre alla riorganizzazione in corso? A che punto sono i progetti legati al trasporto pubblico regionale, e come potranno coinvolgerla? Il partner industriale di cui si parla da tempo è in arrivo, e chi sarà? Domande a cui risponde almeno in parte il presidente Cermelli, attraverso il suo pacato ragionamento: “ci stiamo guardando attorno, anche perché dobbiamo attrezzarci per le gare di assegnazione del servizio, ormai imminenti. Non abbiamo preclusioni, e non è vero che si sia già scelto come partner Gtt, anche se ovviamente Torino, come socio di minoranza, è un interlocutore. Ma guardiamo anche a Pavia e Asti, per essere chiari”. Anche perché, sia pur nell’incertezza ancora imperante riguardo alla possibile creazione o meno di un’agenzia regionale del trasporto su gomma, Alessandria nella ripartizione ‘per quadranti’ è inserita ovviamente nel Piemonte sud, appunto insieme ai cugini astigiani. Ma quale sarebbe l’utilità di un partner industriale, ossia di un nuovo socio in grado di rilevare una quota (presumibilmente di minoranza) dal comune di Alessandria? Evidentemente quella di portare nuove risorse anche finanziarie, e di aiutare ATM ad uscire da un percorso di risanamento ancora tutt’altro che completato, anche se negli ultimi due anni un forte segnale di inversione di tendenza c’è stato.
Basta, per capirlo, dare un’occhiata ai numeri del bilancio 2013, comparandolo al 2012: gli incassi sono aumentati di circa 370 mila euro, mentre il costo del personale, dopo molti anni, ha cominciato a scendere (-160 mila euro) come pure le spese per le materie prime e i servizi (-800.000 euro).
Il problema vero, però, è che nel frattempo sono anche ‘crollati’ i trasferimenti da parte di regione Piemonte, Provincia e comune, complessivamente quantificabili in oltre 3 milioni e 700 mila di euro. Oltre naturalmente, all’indebitamento complessivo di ATM, che si assesta attorno ai 42 milioni di euro.
Numeri pesanti come pietre, che fanno sì che, anche nel 2015, il management dell’azienda di Lungo Tanaro Magenta debba muoversi con determinazione e oculatezza, cercando di individuare al più presto il partner strategico con cui muoversi in diverse direttrici di razionalizzazione, ma anche di sviluppo. Chi, in questi anni, ha sempre insistito sulla necessità di guardare al futuro, e di “mettere a punto un nuovo piano della mobilità che consenta di rilanciare il trasporto pubblico in città” è Daniele Coloris, consigliere comunale a Palazzo Rosso e responsabile Trasporti del Partito Democratico, che ribadisce “il salvataggio di ATM è fondamentale, ma non può essere fine a se stesso: deve invece rappresentare il cardine di un progetto di ridisegno del trasporto pubblico in un comune, come quello di Alessandria, che è tra i più vasti del Piemonte, con una vasta rete di sobborghi e un centro cittadino assolutamente bisognoso di una nuova mobilità ecosostenibile”. Vale la pena, al riguardo, di rileggersi l’analisi/intervista di Coloris che pubblicammo qualche mese fa, tutta centrata sul concetto di integrazione: fra le diverse aziende pubbliche e private ‘convenzionate’ che fanno trasporto su gomma, ma anche e soprattutto fra trasporto su gomma e su rotaia: Alessandria ha sul suo territorio comunale ben 7 stazioni ferroviarie o comunque possibili ‘fermate’, a contarle tutte con attenzione: perché non pensare ad un loro utilizzo ‘integrato’ rispetto ai servizi ATM?
Ettore Grassano