Un po’ di preistoria… [Ars Eloquendi Goliardiae]

1970--pontifexdi Antonio Silvani.

Per un po’ lasciamo perdere le foto storiche della Goliardia alessandrina ed occupiamoci della preistoria (vedi doc “1“, una rara ricostruzione della vita Goliardica nel triassico superiore)…
I Goliardi possono permettersi di ripercorrere coram populo (o che altri ripercorrano) tutta la loro storia, in quanto non hanno scheletri nell’armadio (tranne qualche teschio o qualche osso di chi deve prepararsi l’esame di anatomia umana), in quanto la Goliardia sia a livello locale che nazionale non ha mai avuto nulla da nascondere… altri movimenti (alcuni paragonabili ad atti onanistici in quanto “del cazzo”) sia politici, che religiosi, che culturali, che sociali non possono dire altrimenti!

1)-preistoriaSorgono spontanee due domande:

  1. a) Come mai Alessandria, da sempre priva di ateneo (tranne che negli ultimi anni), vanta una tradizione Goliardica di tutto rispetto?
  1. b) Ma quando nasce la Goliardia in Alessandria?

Rispondiamo alla prima domanda.

Narra la tradizione (vedi doc. “2“) che nel 1200 circa il Duca di Milano (o chi minchia comandasse allora in quella città), per sdebitarsi nei confronti della neonata Alessandria di un grandissimo favore (sicuramente economico), le concedesse la possibilità di creare una SCUOLA DI LEGGE (“a“), che, al giorno d’oggi, si identificherebbe con una facoltà universitaria di legge.

2)-antica-università-ALQuindi Alessandria nei primissimi anni del 1200 poteva vantare una Università, prima ancora di città come Padova, Pavia, Torino, Roma. Solo Salerno, Bologna e Parma potevano dichiarare atenei più antichi!

Passano gli anni e verso la fine del 1200, narra sempre la leggenda, i capi degli Alessandrini chiesero un formale incontro col duca di Milano (o con chi di dovere) ove dichiararono la loro intenzione di rinunciare all’Ateneo: tutta quella massa di studenti sfaticati, i Clerici Vagantes (“b“), che giravano tutte le Università d’Europa pensando solo alle donne, al vino ed al dado, disturbavano non poco i commerci ed i traffici degli Alessandrini (“c“).
Noi figli di Gagliaudo eravamo già così fin d’allora: non volevamo rompicoglioni e scrocconi, tra le scatole.

“A vìgh-ti cùl fümaró, là l’è cà méa… s’at vóri andè a mangè và a l’usteréa!”

Questo antichissimo proverbio alessandrino è stato impresso (vedi doc “1“), per volere Nostro, sullo stemma dell‘Ordo Goliardicus Agae Khanis – Supremus Alexandriae.

Se qualcuno non dovesse comprendere il significato di queste alate parole, non si preoccupi… per aiutarlo gli consigliamo di attaccarsi dove maggiormente gli aggrada; se invece questo “ignorante” (nel senso “che ignora”) è un alessandrino gli consigliamo subito di imparare il nostro dialetto oppure, se mai dovesse far parte di quella schiera di infelici che raggiungono l’erezione solo udendo le aspirazioni della lingua giargianese, di buttarsi in Tanaro subito dopo aver mangiato ed in pieno inverno!

Continuando la chiacchierata preistorica, siamo sicuri che questo periodo (coevo di colui che lungo l’Arno se lo sgrullava più volte al giorno pensando a tale Sig.na Portinari, poi maritata de’ Bardi), siamo sicuri che questo periodo, dicevamo, con un’Ateneo funzionante in città abbia toccato indelebilmente il DNA degli Alessandrini che hanno accolto, qualche centinaio di ani dopo, la Goliardia a braccia aperte!

Passiamo ora alla seconda domanda.

Fin dai primi ani del ‘900 (qualcuno azzarda ad anticipare questo periodo alla fine del 1800) Alessandria vantava un’intensa e soprattutto organizzata attività Goliardica.
Ricordiamo che allora la Goliardia non faceva distinzione tra studenti universitari e studenti liceali, anche perché erano talmente pochi…

3-prima-sedeGrazie a S.E. Cardinalizia Sir Antony Birdstone, Arcivescovo de la Cà Rùsa, che, dopo essersi forbito le mani ancora umide di bartoliniano licore, ci ha fornito alcuni tesori della sua collezione di cartoline, possiamo senza fallo, vale a dire senza errore (il fallo inteso nell’altro senso l’abbiamo ancora e ce lo teniamo pen caro!), mostrarvi (doc “3“), almeno esternamente, quello che fu il primo ritrovo ufficiale dei Goliardi alessandrini.

Parliamo dell’Hotel Mogol, sito in corso Roma, tra via Piacenza e piazzetta della Lega, nei cui eleganti saloni si svolgevano le prime feste danzanti tra studenti e fauna locale femminile, spesso e volentieri (se non esclusivamente) accompagnata da severe ed arcigne madri.

Restando nel doc “3” notiamo (indicato dalla freccia verde) il negozio di Borsalino, il cui interno non è cambiato da allora ai giorni nostri e le rotaie du tulón, da cui si evince che la cartolina è posteriore al 1913, anno in cui fu costruita la rete tranviaria alessandrina. Da notare infine l’acciottolato della strada, certamente molto più comodo dell’attuale patinoire, che ci fa venire in mente una massima, forse non troppo femminista, tratta dai papiri Goliardici:
Fosser tutti i sassi della strada di forma fallica, le donne camminerebbero tutte accovacciate!” (abbiamo scelto la versione più castigata…).

4)-Chalet-dei-GiardiniIl doc “4“, sempre procuratoci dall’amico Tony e risalente circa al 1910, mostra un’altra sede storica per la Goliardia alessandrina di quell’epoca:
è lo Chalet dei Giardini Pubblici, nei cui locali, come per altro nei saloni del già citato Hotel Mogol, veniva onorata l’arte di Tersicore, molto amata, forse più di oggi, dagli studenti di allora.

5)-pubblicità-chaletPurtroppo anche lo Chalet dei Giardini, come tante, numerose, troppe belle cose di Alessandria fu demolito, ma almeno ci resta la soddisfazione che i nostri giardini pubblici siano sempre più carini, più puliti, più sicuri e sempre di più a misura di famiglia… i Goliardi cercano di mettere il più possibile le cose sul ridere, però quando scoppiano (e ormai siamo sul punto di esplodere in una deflagrazione nucleare…) fanno danni… e tanti!

La copertina di un programma dell’epoca dello Chalet dei Giardini, tratta dal libro “Alessandria nella pubblicità e nei marchi aziendali” di D. Picchio, R. Tacchella, G. Tagliafico, (vedi doc “5“) dimostra, se mai ce ne fosse bisogno, l’amore dei Goliardi di tutti i tempi per lo cose belle, buone (sotto ogni punto di vista) e raffinate!