“Qualcuno ogni tanto mi dice che sono il papà del Pisu, e sorrido: finchè non dicono che sono il nonno, va tutto bene!”. Marco Neri, direttore delle Infrastrutture e Protezione Civile del Comune di Alessandria, a Palazzo Rosso è ormai un’istituzione: assunto nel 1984, quest’anno festeggia i trent’anni di lavoro nel modo migliore: vedendo arrivare al traguardo, nell’ambito del Piano Integrato di Sviluppo Urbano, quel nuovo Ponte Cittadella (o nuovo Cittadella, o comunque verrà denominato) la cui progettazione cominciò in pieni anni Novanta, negli anni della ‘ricostruzione’ post alluvione. “Naturalmente il progetto nel tempo ha vissuto fasi altalenanti, con stop e riprese, e oggi arriva finalmente a compimento, calato all’interno di un più ampio disegno di riqualificazione non solo urbanistica, ma economia e sociale di una parte importante della città: non nascondo di essere felicissimo”. Con l’ingegner Neri cominciamo dunque una serie di approfondimenti che ci porterà, nei prossimi mesi, a scoprire e raccontare proprio il Piano Integrato di Sviluppo Urbano in tante sue diverse articolazioni e sfaccettature, per comprenderne appieno potenzialità ed effetti positivi per Alessandria.
Ing. Neri, ci tranquillizzi prima di tutto sui tempi: in un Paese in cui gli slittamenti sono la regola, nuovo ponte e Pisu procedono come orologi svizzeri?
Incrociando le dita, per il momento in effetti è così. La posa in opera delle prime travi del ponte è cominciata, i lavori procedono, e a fine anno la struttura ci sarà, e sarà pienamente visibile agli alessandrini in tutta la sua bellezza. Poi naturalmente ci vorrà ancora qualche mese per il completamento dell’opera, e per espletare tutte le procedure di collaudo e sicurezza. Ma credo che nel corso della primavera 2015 sarà aperto al traffico, così come nello stesso periodo saranno completati tutti i lavori del Pisu, che cambieranno completamente il volto a Borgo Rovereto e Borgo Cittadella.
Facciamo un passo indietro allora: come nasce il progetto del Pisu, e quali obiettivi si pone?
Siamo all’inizio del 2011, e il Pisu parte come progetto regionale, per riqualificare Torino (a cui vengono destinati mi pare di ricordare circa 20 milioni di euro) e gli altri capoluoghi di provincia, ad ognuno dei quali sono destinati mediamente 10-12 milioni di euro. All’epoca all’Urbanistica c’era l’assessore Giuseppe Giordano, che si innamorò del progetto e mi chiese di occuparmene, come Lavori Pubblici. Fu lì che ci venne l’idea di legare il Pisu al nuovo ponte Cittadella, riuscendo così ad intercettare altre risorse importanti, senza le quali l’opera non saremmo probabilmente riusciti a realizzarla. All’epoca c’erano anche altre ipotesi e proposte, tra cui quella altrettanto bella e importante di recupero di tutti i forti della città. Ma il Pisu richiedeva come elemento fondamentale che ci fossero nei progetti presentati tratti importanti non solo di recupero del territorio, ma di integrazione sociale, e di sviluppo economico.
Per questo fu scelta proprio quella parte di Alessandria?
Certo, perché è la parte della città che ha la più alta percentuale di residenti stranieri, credo intorno al 27%, e quindi una fortissima necessità di politiche di integrazione. Per questo un po’ mi rincresce quando percepisco che, per alcuni, quel che stiamo facendo è soltanto un’attività di recupero edilizio-architettonico: non è assolutamente così. La riqualificazione fisica di strade, spazi pubblici ed edifici è un livello del progetto, che si integra con tutta una serie di azioni di sostegno all’economia, al commercio, e al sostegno sociale e culturale tra gli abitanti dei quartieri interessati, con un occhio di particolare attenzione ai bambini, ai ragazzi. Naturalmente non sono io a dovere entrare in questi aspetti, avrà modo di farlo con i diversi soggetti interessati. Ecco, quel che è importante comprendere è che il Pisu è davvero un progetto corale, che coinvolge tutti. Direi il progetto più importante realizzato ad Alessandria dai tempi della ricostruzione post alluvione di vent’anni fa. Con un investimento, ponte compreso, di circa 30 milioni di euro.
Ci sono strade (da via Dossena a Corso Monferrato) che oggi patiscono o patiranno presto qualche disagio per i lavori in corso, ma che tra pochi mesi saranno proprio un’altra cosa. Un altro film, verrebbe da dire…
Un bel film, mi creda. Ci saranno marciapiedi e spazi pedonali ampi e curati nei dettagli, che invoglieranno gli alessandrini, del quartiere e non, a vivere quella parte della città, di giorno e di sera. E a breve si apriranno i bandi a sostegno delle imprese e delle attività commerciali, che prevedono contributi a fondo perduto fino al 50% delle spese sostenute per apertura di nuove attività, o per la ristrutturazione di quelle esistenti. Un segnale importante di fiducia e di incoraggiamento per chi ha voglia di guardare avanti, rimboccandosi le maniche. Così come particolare attenzione sarà dedicata ai complessi scolastici del territorio. Sempre nell’ottica di integrazione che dicevamo: il 27% di stranieri significa un numero di studenti non italiani anche più elevato, e quindi un vero percorso di multietnicità che comincia tra i banchi di scuola: per i bambini, ma anche per i loro genitori.
Ma ora, ingegner Neri, torniamo al nuovo Ponte Cittadella…..o si chiamerà Meier?
Non so come si chiamerà, non sta certo a me deciderlo. In realtà prima dell’alluvione si è sempre chiamato ponte Tanaro. Dico solo che gli alessandrini, quando lo vedranno in opera, e soprattutto quando cominceranno ad utilizzarlo e a ‘viverlo’, tra pochi mesi, si renderanno subito conto della qualità dell’opera. Intanto è l’unico ponte progettato da Richard Meier, un signore di ottant’anni che è certamente tra i 4-5 architetti più famosi al mondo, qualcuno dice il numero 1. Solo per questo, il nuovo ponte di Alessandria entrerà nei manuali di architettura internazionali.
Lei c’è stato in questi anni da Meier, nel suo studio di New York?
Certo, 7-8 volte dagli anni Novanta ad oggi: (sorride, ndr) con l’immancabile codazzo di polemiche alessandrine che già le raccontai nella precedente intervista. E pensare che il viaggio era sempre in realtà una maratona che prevedeva due notti in aereo, e una sola notte di albergo sul posto. Comunque ho parlato con Meier, ho visto e capito come lavora, e in questi anni ho interagito con il suo team: sono di una precisione maniacale, con un’attenzione per particolari che magari noi potremmo ritenere insignificanti, ma che alla fine fanno la differenza. Meier sarà certamente ad Alessandria per l’inaugurazione, mentre le fasi precedenti le stiamo gestendo con un suo stretto collaboratore.
Sul nuovo ponte potranno passarci tutti, camion compresi?
Prima la risposta tecnica, che è assolutamente sì: sarà un’opera collaudata e certificata per ogni tipo di traffico veicolare. Spetterà poi alla politica fare le proprie valutazioni, anche considerando che i ponti cittadini sul Tanaro a quel punto saranno tre. Consideri che oltre alle corsie per auto e veicoli a motore ci sarà uno splendido percorso per pedoni, molto ampio e curato, in legno e che a tratti si allargherà dai ‘normali’ 5,50 metri fino a 12, consentendo alle persone di sostare, magari di organizzare piccoli eventi ‘itineranti’ o non so che altro. Per cui se a fianco non ci passassero i Tir forse sarebbe anche meglio, anche perché arriverebbero poi direttamente in città. Ma, ripeto, a stabilirlo sarà chi di competenza.
Altro tema importante: con il ponte Alessandria si ricongiunge alla ‘sua’ Cittadella….
Eh, ci vorrebbe un’altra intervista per parlare di quell’opera straordinaria, sinora mai utilizzata come meriterebbe. Dico solo che prima di progettare il ponte l’architetto Meier volle visitarla…si guardò intorno incantato e poi, ovviamente in inglese, disse: “questo sarebbe un bellissimo campus universitario!”. Mi limito a tranquillizzare comunque chi già ha messo in giro voci incontrollate sul ‘ponte che entrerà in Cittadella’: in realtà il ponte sarà rialzato di un paio di metri rispetto al manto stradale, e questo comporta alcuni lavori sia sul lato città, che sul lato Cittadella. Ma nessun danno di alcun tipo sarà arrecato alla Fortezza, ci mancherebbe.
Tranquillizziamo quindi anche i tanti alessandrini di una certa età che quotidianamente stanno sovrintendendo ai lavori in corso, controllandoli passo passo…
Ah, loro sono stupendi, e si sono ad un certo punto anche fabbricati degli oblò nella rete di protezione, per controllare tutto. Sono la miglior garanzia che tutto proceda nell’assoluta correttezza: non si distraggono un attimo!
Ettore Grassano