Global Warning – Sei anni dopo [Il Superstite 203]

Arona Danilo nuovadi Danilo Arona

Mentre vago alla ricerca di argomenti più o meno “nuovi” per gestire il mio periodico spazio ne Il Superstite, ecco che incappo in una serie di appunti assemblati alla meglio nel 2008 a favore di una conferenza che s’intitolava “Segni” e che doveva, nelle note corde del conferenziere me medesimo, allarmare nonché inquietare i malcapitati spettatori.

Tra i tanti spunti, indicatori scientifici che sei anni fa dimostravano un deterioramento in essere dell’ecosistema globale, ovvero: progressivo indebolimento del campo magnetico, aumento delle tempeste solari, moltiplicazioni delle cosiddette bad clouds e delle supercelle con conseguente inasprimento climatico a favore di catastrofi localizzate provocate dall’acqua, virus a manetta, terremoti in aumento, surriscaldamento e raffreddamento del pianeta nonché espansione delle condizioni sociopolitiche atte a provocare uno scontro di civiltà. Così, alla rinfusa.

La ricordo bene quella conferenza: il pubblico era quasi tutto femminile e, per quanto le ragazze mi avessero accolto con la massima apertura e simpatia, alla fine mi vidi costretto a temperare la grevità del discorso complessivo sostenendo che “lo scrittore aveva preso il sopravvento”.
In effetti l’audience appariva abbastanza spaventata. Io poi non resistetti e, mutuato il concetto in parte dalla materia economica e in parte dai romanzi di Alan D. Altieri, conclusi la predica apocalittica esponendo la teoria del “crollo sistemico” che, semplificando, più o meno recita che il giorno del Punto Zero arriverà nel momento in cui tutti gli indicatori di rischio (quelli qui elencati e altri ancora su cui abbiamo già discusso, vedi la nano-apocalisse della materia) si allineano al loro zenit nello stesso istante e alla loro massima estensione.

Una frase a effetto? Può darsi e giusto mi ricorda la massima di Einstein sulle api, ovveroSuperstite 203  quando queste ultime saranno scomparse dalla faccia della Terra, all’animale uomo non resteranno che quattro anni di vita. Non ridete perché c’è poco da ridere e anche se di miele ne trovate ancora sugli scaffali, è verissimo che le api stanno sparendo dal pianeta.

Tornando agli appunti di cui sopra, la domanda inevitabile è: siamo ancora fermi a quei valori o tutto sta peggiorando in modo simmetrico, presupponendo un fatale collo dell’imbuto in cui i sistemi collassano all’unisono? Purtroppo la cronaca non mente. Il deterioramento più rapido, e purtroppo letale in troppi casi, è stato quello climatico. Ogni volta che piove di brutto, non solo in Italia, è una drammatica conta di vittime e di danni. E il degrado ambientale avrà di sicuro le sue colpe, ma la quantità e la qualità delle perturbazioni sono geneticamente mutate. Se qualcuno ci avesse raccontato solo pochi anni fa che trombe d’aria stile twister americano si erano scatenate su Arenzano, ci saremmo fatti tutti quanti una sana ghignata d’incredulità.

Nuovi virus? E’ quasi un paradosso lo scriverlo perché i virus mutano di continuo per definizione. Con Ebola, non me lo invento io, il pericolo è clamorosamente sottovalutato. E il silenzio mediatico negli ultimi giorni è calato come una pietra tombale. Su terremoti, economia e, dicendola con Papa Francesco “terza guerra mondiale già in atto”, presumo di non dovermi dilungare perché sono materia quasi quotidiana di ogni giornale, sia cartaceo che on line.

Insomma, i “marcatori”, sei anni dopo, sono tutti peggiorati. Questo non vuol dire che il crollo sistemico possa avvenire, perché la contemporaneità dei collassi non è per niente certa. Però l’uomo, da bestia senza memoria quale si ritrova a essere, si sta dando da fare al suo peggio. E al conferenziere di turno, chiunque sia, non resta che confidare in qualche cosmica botta di culo.

Concludo con un marcatore personale poco scientifico, ma che la mia metà oscura predilige e sul quale vi ho già intrattenuto in più puntate de Il Superstite. Mi riferisco ai “Renfield”, quei personaggi, non necessariamente ai margini della società, che danno fuori di matto con o senza machete, e ne combinano di cotte e di crude spesso per strada, quando non tra le mura domestiche. Come ben sanno i patiti di Dracula, Renfield era quel personaggio minore, ma importante, che rinchiuso in manicomio cominciava a sbraitare contagiando gli altri pazienti, urlando al mondo che stava per arrivare un oscuro Signore in procinto di estendere il suo dominio. Una sorta di empatia vibrazionale che aumentava man mano il vampiro avanzava nella capitale londinese.

Trasferendo la similitudine ai vari Kabobo, bianchi e neri, degli ultimi tempi, la legittima domanda è sempre quella: esistono sul nostro pianeta degli autentici “Renfield” in grado di risuonare – ovvero, di “dare l’allarme” – in concomitanza di “qualcosa di definitivo” che sta per succedere”? Lo scrittore sostiene di sì. Ma ricorda che, non da oggi, una cospicua parte del mondo scientifico è convinta dell’aumento dello stato vibrazionale del pianeta. Per questo i “Renfield” di turno, inconsapevolmente collegati alle modificazioni energetiche, reagirebbero in modo inconsulto e imprevedibile, neppure rendendosi conto di vibrare all’unisono con eventi in corso di, per capirci, “maturazione”. Vibrazioni maligne, temo. Invasive e contagianti quanto un virus.

Il legame tra le decapitazioni dell’ISIS e dei fondamentalisti islamici, mostrate sconciamente via Web al mondo, ed episodi vari di cronaca nera dove si decapita (Roma, Londra, Messico) o si tenta di decapitare (l’ultimo a Jesi) è all’apparenza inspiegabile quanto innegabile. E va ben oltre l’ipotesi virale dell’imitazione visiva. Ci torneremo. Nel frattempo staremo a vedere se e quanto regge il “teorema di Renfield”.