“A Rivalta Bormida la situazione finanziaria del comune è migliore che altrove, e ho lasciato un attivo di circa 800 mila euro da investire nell’edilizia scolastica: per fortuna, considerato che siamo punto di riferimento per 8 comuni sul fronte scuole. Ma fare l’amministratore locale, mi creda, in queste condizioni sta diventando un’impresa eroica”. Ci incontriamo a Palazzo Ghilini, dove è stato capogruppo provinciale del Partito Democratico fino a qualche mese fa, e Walter Ottria, c’è poco da fare, parla ancora da sindaco innamorato del suo paese. Anche se tecnicamente è ‘decaduto’ lo scorso 14 luglio, per incompatibilità con il ruolo di consigliere regionale, dopo le elezioni dello scorso maggio. Con lui proviamo allora, muovendoci sull’asse Torino-Acqui Terme, a capire se e come la nuova gestione della Regione, targata Chiamparino, potrà e vorrà incidere sui territori, o se, come da più parti denunciato (Lega Nord e 5 Stelle in particolare), l’alessandrino è destinato ad una crescente ‘marginalità’, vittima predestinata della litania sulle risorse scarse, peraltro a fronte di scenari per nulla rassicuranti sul fronte inquinamento ambientale, sanità, trasporti, occupazione.
Consigliere Ottria, partiamo dalla sua elezione in consiglio regionale di qualche mese fa: un risultato per lei importante, e almeno fino ad un certo punto anche inatteso….
(sorride, ndr) Diciamo pure che fino a qualche mese prima neanche pensavo minimamente di candidarmi. Poi ci fu la proposta di alcuni esponenti dell’area Civati alessandrina, tra cui il mio compaesano Beppe Monighini. Ed io accettai, ben sapendo peraltro di muovermi in un contesto di minoranza. Aggiungo: ho sempre fatto fatica ad indossare etichette di correnti, mi è sempre piaciuto dialogare con tutti, dentro e fuori dal partito. Ho sempre trovato forti affinità anche gli esponenti dell’area Cuperlo, per essere chiari…..sicuramente un po’ meno con Renzi.
Però la sua affermazione personale si è incrociata, lo sappiamo bene, con altre battaglie interne al Pd provinciale: e lei ha avuto uno sponsor importante, e forse anche ingombrante, nel presidente della Provincia Paolo Filippi….
Non c’è dubbio: senza l’appoggio di Filippi non sarei stato eletto. Anche se la maggior parte delle preferenze è arrivata da casa mia, la zona dell’acquese. Però, lo ripeto, io sono persona di dialogo e confronto, e quel che mi interessa è lavorare affrontando i tanti problemi sul tappeto.
Proviamoci allora, partendo proprio da casa sua, l’acquese, che oggi conta ben due consiglieri regionali, lei e Paolo Mighetti. Proprio l’esponente dei 5 Stelle recentemente l’ha ‘chiamata in causa’, dicendo in sostanza: sono pronto a dialogare con Ottria sulle necessità del nostro territorio, che però Chiamparino e i suoi considerano palesemente marginale. Anzi, spesso mostrano di non sapere neppure si trovi…
Posso solo ribadire che anche a me piace lavorare concretamente, sui temi. A partire dalla tutela delle acque e dell’ambiente, ad esempio: e lì nell’acquese criticità ce ne sono diverse, ma tutto sommato è la stessa cosa per il resto della nostra provincia. Ben venga quindi la messa a punto, finalmente, dei criteri attuativi della normativa, e lì spero che con Mighetti, e anche con il suo movimento, siano possibili convergenze concrete. Anche se certamente stare all’opposizione, e dire sempre e solo no, è più facile: in questi primi mesi i 5 Stelle non li ho praticamente mai visti partecipare ad una votazione in aula. Ma vedremo ora, alla ripresa dei lavori di questi giorni, cosa succederà.
Lei è stato sindaco per dieci anni del suo paese, Rivalta Bormida. Ed era stato rieletto per la terza volta: non le è spiaciuto lasciare l’incarico?
La normativa al riguardo è chiara, quindi non c’erano alternative. Sono decaduti formalmente sindaco e consiglio comunale, e ho passato il testimone a vice sindaco e giunta, che amministreranno fino alla prossima ‘tornata’ elettorale, nella prossima primavera, quando saranno chiamati alle urne anche altri piccoli comuni del territorio. Davvero fare l’amministratore locale, dal 2005 in poi, è diventato comunque progressivamente sempre più complicato. Chi vive nei piccoli centri dell’alessandrino sa bene che i nostri comuni svolgono una funzione essenziale sia nella gestione del territorio, che dal punto di vista sociale e umano. Nei paesi il sindaco c’è sempre: anche per ascoltare e consigliare la signora anziana che riceve per posta una richiesta di pagamento o una proposta di nuovi servizi, per dire, e non sa che fare. Quindi capisco lo scenario di risorse sempre più scarse, ma attenti alla logica di abbandonare le periferie…..
Questo vale, in particolare, per due temi nevralgici: sanità e trasporti.
Assolutamente: isolare un territorio, su questi due fronti, equivale a farlo morire lentamente. L’ospedale di Acqui è emblematico. Ad un certo punto pareva che la giunta Cota volesse ridurre le funzionalità del Pronto Soccorso, e comunque è stato recentemente dismesso il punto nascite, i cui numeri erano in effetti tali da rendere difficile il mantenimento del reparto. Ma, in casi come questi, devi comunque essere in grado di garantire una serie di prestazioni e assistenza pre e post parto, e indirizzare comunque la cittadinanza verso la soluzione logisticamente più logica e comoda. Che per Acqui Terme credo sia l’ospedale di Alessandria, non quello di Novi. Ma naturalmente tutto ciò si inserisce nel più ampio quadro della riorganizzazione della sanità piemontese e alessandrina, che sarà uno dei temi a cui dovremo lavorare nei prossimi mesi, e anni.
Qual è la sua posizione sulle Terme di Acqui? In questi giorni si torna a parlare di proposte di acquisto da parte di privati: è la strada giusta?
Certamente le Terme scontano una serie di scelte sbagliate, e di pessima gestione. Sappiamo bene quali sono state le tappe che ci hanno condotto sin qui, fino al bando dei mesi scorsi andato deserto. Certamente nel corso di settembre la Regione dovrà prendere decisioni importanti, sia sul fronte del rinnovo del consiglio di amministrazione, che sul futuro delle Terme. Sul primo punto, dico solo che, a fronte di oltre 90 candidature, mi auguro si propenda per una scelta di competenze vere, senza dare invece l’impressione di ricadere in logiche di riciclaggio politico. Sul futuro, rimango favorevole ad un’opzione di gestione pluriennale a privati, ma credo anche che la proprietà delle Terme debba rimanere pubblica. Al riguardo, con i sindaci del territorio, abbiamo anche incontrato l’assessore regionale De Santis, e chiediamo a Torino un segnale forte: Chiamparino deve crederci fino in fondo insomma, e riuscire là dove non ha fallito Cota, e oggettivamente prima anche Bresso.
Allargamento il punto di osservazione a tutta la provincia, il timore che molti hanno è che su questioni essenziali, come la manutenzione delle strade e degli immobili scolastici, la situazione di confusione legata al ruolo dell’ente Provincia possa portare a criticità sempre più forti….
Purtroppo è un timore fondato, e occorre arrivare a definire chiaramente ruoli e responsabilità. E torniamo naturalmente al tema delle risorse scarse: se vengono meno i trasferimenti agli enti locali, come si può far fronte a tutta una serie di necessità? Penso al caso del mio paese, Rivalta Bormida: lì per fortuna, sul fronte edilizia scolastica siamo riusciti a vincere bandi importanti, e abbiamo circa 800 mila euro da investire, il che ci pone in condizioni di maggior serenità: e meno male, perché Rivalta, che pure è comune di soli 1.500 abitanti, fa da riferimento, dall’asilo nido fino alle medie, per una serie di altri comuni limitrofi. Compresi servizi come lo scuolabus, che per paesi collinari non è elemento di poco conto.
L’altra grande emergenza, consigliere Ottria, si chiama occupazione: lì cosa può fare la Regione Piemonte?
Da un lato sburocratizzare il più possibile il percorso di chi lavora: riducendo anche i tanti balzelli e le incombenze che qualsiasi attività oggi si deve sobbarcare. Dall’altro lato, dobbiamo giocare con grande attenzione la carta delle risorse e dei finanziamenti europei, per il periodo 2014-2020. Stiamo parlando, per il Piemonte, di qualcosa come 2 miliardi di euro, che vanno gestiti a mio avviso non con la logica del finanziamento ‘a pioggia’, ma valutando in primo luogo quali sono stati gli effetti dei finanziamenti precedenti, e poi privilegiando appunto i progetti e gli investimenti che guardano al futuro, e creano davvero valore. Va tenuto conto che l’amministrazione Chiamparino ha ereditato le procedure già ad uno stato avanzato, ma bisogna comunque gestirle con un approccio adeguato, affinché davvero queste risorse diventino un vòlano e una leva di sviluppo per i nostri territori.
Ettore Grassano