Nella nebbia delle Feriae Matricularum… [Ars Eloquendi Goliardiae]

1970--pontifexdi Antonio Silvani.

Oggi parleremo di Feriae Matricularum e le foto sono un ricordo (l’unico, purtroppo, relativo a questo argomento) delle prime Feriae a cui partecipammo pochissimo tempo dopo la nostra nomina a Pontifex Maximus dell’O.G.A.K. – S.Al.: le Feriae Matricularum di Padova.

Sono doverose, per il popolo fariseo (lo ripetiamo, per i non Goliardi) due parole su cosa fossero queste Feriae.

Le “Feriae Matricularum” erano due o tre giorni di “magna Goliardica cagnara“, di casino sfrenato, di feste continue, di bevute interminabili, di cori improvvisati un po’ dovunque, di perpetue trasgressioni al sesto comandamento, di cortei e processioni, di appassionanti gare di “Marcondirondello

N.P.: ma che cos’era (o, speriamo bene, che cos’è) il “Marcondirondello“? Era una specie di quadriglia in cui i Goliardi, tenendosi sottobraccio, formavano due file contrapposte (il numero non importava) e distanti una quindicina di metri l’una dall’altra. Quando il cerimoniere ed arbitro dava il via, la prima fila, a passo di danza, si muoveva verso la seconda cantando a squarciagola: “Oh che bell’uccello marcondirondirondello…”

Arrivata davanti alla squadra avversaria, danzando a ritroso, ritornava al punto di partenza ripetendo: “Oh che bell’uccello marcondirondirondà!”

La gara di “marcondirondello” iniziava sempre con questo verso.

Gli avversari imitavano immediatamente quanto fatto dalla prima squadra, cantando però un altro verso che, obbligatoriamente, doveva far rima con “ello”. Quale, per esempio:

“Ma il mio è ancor più bello marcondirondirondello…”, “Io ti piscio nel cervello marcondirondirondello…”, “Io mi faccio tuo fratello marcondirondirondello…”

E così via finchè un squadra non riusciva a trovare la rima e perdeva. Il cerimoniere poteva, a suo piacimento, cambiare la rima.

a)-1969+1-(padova)L’Ordine Goliardico locale impiegava mesi per organizzare la manifestazione, per chiedere i vari permessi, per spedire gli inviti, per definire gli ospiti accreditati gratuitamente (foto “A“) (solitamente pochi: per ovvi motivi di budget venivano accolti gratis et amore deorum i Principi dell’Italica Goliardia ed i Capi Ordine), per raccogliere i fondi necessari ed altre mille cose ancora, finchè… arrivava il gran momento in cui centinaia (se non migliaia) di Goliardi raggiungevano da ogni parte d’Italia e con ogni mezzo il luogo delle “Feriae Matricularum” e per due o tre giorni erano padroni di un intero quartiere della città e ci facevano i cazzi che volevano: i biechi filistei che osavano metterci piede sapevano di farlo a loro rischio e pericolo.

In quei giorni (non ha nulla a che vedere col ciclo mestruale…) i Goliardi pensavano solo al più sfrenato divertimento, il resto non contava: mangiavano quando avevano fame e quello che capitava, bevevano quando avevano sete (cioè sempre) e quello che capitava (purchè non fosse acqua), si accoppiavano quando c’era materia prima (quella che gli dei passavano) e dovunque, dormivano quando avevano sonno ed in qualunque posto (panchine, marciapiedi, letti compiacenti, sale d’aspetto delle stazioni, parchi pubblici o di alberghi, ecc.).

Le Feriae non erano regolate da un programma specifico, tutto ciò che capitava era basato sul qui ed ora, era frutto di improvvisi spunti di creatività dei singoli; le Feriae erano un enorme dipinto, effettuato da un impressionista pazzo ed ubriaco, erano un coacervo di policrome immagini completamente slegate tra loro (e spesso anche sfocate, come sfocati erano e sono i ricordi di chi ha vissuto quei momenti: tutto avveniva infatti in un’atmosfera ovattata, rarefatta, completamente priva di spigoli, in un’atmosfera che solo i fumi di Bacco possono permettere); solo una cosa le univa: l’amore per Santa Madre Goliardia.

Il momento più suggestivo delle “Feriae Matricularum” era quando tutti i Goliardi si ritrovavano in una piazza ed il Capo dell’Ordine organizzatore saliva su di un palco assieme a tutti gli altri Capi Ordine intervenuti (spesso era pure presente il Magnifico Rettore della locale Università) ed intonava il “Gaudeamus“.

Ancora adesso ci viene la pelle d’oca pensando a quello che si provava nel sentire migliaia di voci cantare l’inno internazionale dei Goliardi!

Dove non si svolgevano le “Feriae Matricularum”, le Goliardie locali organizzavano altri momenti del genere: balli, veglioni, sfilate di carri per le vie della città et similia.

Per alcuni anni la Goliardia alessandrina superò sè stessa organizzando una delle più belle ed uniche manifestazioni: la Battaglia del Borotalco (avremo modo di tornare dettagliatamente su questo argomento).

b)-1969+1-(padova)Nella foto “B” è possibile apprezzare la Nostra Pontificale Figura (“1“) alla guida di una solenne fiaccolata di centinaia di Goliardi che, dalla chiesa del Santo (quindi non sant’Antonio del Maiale, da noi venerato, ma l’altro) si dipartiva verso il centro di Padova. La chiesa era a poche decine di metri dal lato di chi guarda la foto.

Fu Johannes VI Anagnostata, Pontifex maximus del S.O.T.C.a.P. di Torino che ci disse: “Santità, visto che siete estato eletto da poco, abbiate voi l’onore di guidare la fiaccolata!”.

Essendo una sacra processione tutti cantavano a squarciagola (lo si evince dalle bocche spalancate in stentorei acuti) pie lodi… ancora adesso siamo meravigliati per non essere stati tutti arrestati per vilipendio alla religione!

c)-1969+1-(padova)La foto “C” mostra un gruppo di Goliardi molto provati dalle fatiche delle Feriae, in un momento di relax: oltre alla Nostra ieratica Persona (“1“), possiamo apprezzare il nobile Carolus I Gaudens, Magister della “Sacra Vola dello Zodiaco” di Torino e fratello del Pontifex Maximus, Johannes VI Anagnostata ed il nobile torinese (“3“) Jimmy (ci sembra che il suo nome Goliardico fosse Frà Siphyliticus). Degli altri, tra cui due rappresentanti della Sacra Goliae Comphraternita di Milano, il Nostro fedele e sempre presente amico Alzheimer ci ha fatto dimenticare i nomi.

d)-1969+1-(padova)La foto “D“, infine, che, purtroppo, non fa parte dei nostri ricordi, mostra una scena di pochissimi anni fa delle Feriae Matricularum di Padova, a dimostrazione che la Goliardia non morirà mai e di quello che poco fa raccontammo sul sublime casino delle Feriae!