Atm: la salvezza verrà da Torino? [Controvento]

Autobusdi Ettore Grassano

“Abbiamo fatto appieno il nostro dovere, e ridotto i costi all’osso. Ora spetta al socio di maggioranza, ossia al Comune di Alessandria, compiere scelte politiche sul trasporto locale su gomma”, dice più o meno il presidente di Atm, Gianfranco Cermelli.

A stretto giro di posta è Giorgio Abonante, neo assessore al Bilancio di Palazzo Rosso, a precisare: “Parliamo di un servizio erogato molto bene ma che recupera risorse ampiamente insufficienti a sostenere l’azienda. Nel momento in cui il Comune non è in grado di colmare la differenza occorre trovare altre strade. Queste strade sono la ricerca di partner esterni, siano pubblici o privati poco importa, ma è proprio il meccanismo tra ente e la sua azienda che deve cambiare. Noi, parlando sempre di Atm a titolo di esempio, abbiamo bisogno di investimenti per rinnovare il parco mezzi e dobbiamo rivedere completamente il rapporto sulla scena in una maniera molto più ampia rispetto all’ambito locale”.

Qual è allora, concretamente, la situazione di Atm? L’azienda di trasporto pubblico di Alessandria avrà un futuro, e di che tipo?

Inutile stare qui a ripercorrere, per l’ennesima volta, la genesi pluridecennale che ha fatto di Atm (come di Amiu) un carrozzone sovradimensionato, con un organico eccessivo e ‘sbilanciato’, e con un parco mezzi in gran parte da rinnovare. Del resto sono le stesse modalità del trasporto pubblico che dovrebbero essere ripensate: ma per farlo occorrerebbero risorse da investire, che non ci sono. Non solo: anche volendo e potendo ‘tirare una riga’ sui debiti precedenti del Comune con Atm, rimane un bilancio 2013 da circa 16 milioni di euro, con un passivo di 6,3 milioni di euro, a fronte di un capitale sociale di 600 mila euro. Non sappiamo se per il 2014 l’andazzo sia lo stesso, ma è lecito supporlo, ed è chiaro che così non si andrà avanti a lungo, e che la stessa cassa integrazione è un ‘paliativo’ pro tempore.

Quale, allora, il disegno strategico del socio di larghissima maggioranza dell’azienda di trasporto pubblico alessandrina (il comune di Alessandria controlla circa il 94% di Atm: l’1% è del comune di Valenza, il 5% del comune di Torino tramite Gtt)?

Nei giorni scorsi si è parlato di ricerca di partners pubblici o privati. Ma quale privato (vero si intende: non aziende di diritto private controllate dal pubblico) possa realisticamente oggi ‘sprofondare’ risorse in un’azienda simile, con la realistica ipotesi di ‘fare business’, saremmo lieti di scoprirlo.

Rimane l’opzione pubblica, dunque, e qui in tanti parlano di soluzioni ‘torinocentriche’, e di Fassino ‘pigliatutto’, con shopping a ‘tutto campo’ nell’alessandrino (dalla grande Amag di acqua, gas e rifiuti tramite Iren, appunto ad Atm attraverso Gtt).
Ipotesi suggestiva, e a quanto si legge piuttosto concreta: del resto, data la situazione di Atm, ‘ciambelle’ di salvataggio a cui aggrapparsi non ne arriveranno molte: e un naufrago che sta annegando in alto mare non è certamente nelle condizioni di fare lo schizzinoso.

Ma è altrettanto evidente che, mentre gas e rifiuti, se ben gestiti, sono sicuramente asset in grado di produrre significativa redditività, il trasporto pubblico ha un forte connotato ‘sociale’, e in ogni caso un suo vero rilancio dovrebbe passare attraverso investimenti certamente ingenti, e ad una riorganizzazione profonda.

Per cui, dando per scontato che cà nisciun è fess (anzi, viva la furbizia mandrogna, da Gagliaudo ai giorni nostri), anche Fassino and company tanto pirla non li sembrano, ad occhio: quindi d’accordo fare ‘massa critica’, e costruire imprese sempre più grandi per competere in un contesto di gare europee: ma da che mondo è mondo sommare debiti a debiti, e inefficienze ad inefficienze non porta da nessuna parte, e men che meno genera ‘valore aggiunto’. E questo, statene certi, sotto la Mole lo hanno ben chiaro: per cui non aspettiamoci regali, ma semplici (e speriamo trasparenti) contrattazioni e rapporti d’affari.