Il Premio Marengo Doc (di cui ieri si è tenuta, alla Tenuta La Fiscala di Spinetta Marengo, la cerimonia finale di premiazione, in quasi contemporanea con l’eccezionale riconoscimento dell’Unesco per il Monferrato, Patrimonio dell’Umanità grazie ai suoi Infernot) ha vissuto quest’anno, in occasione del quarantennale, un paio di ‘svolte’ che vale la pena sottolineare. Ossia una specifica attenzione per l’imprenditoria femminile del settore (con l’assegnazione del Marengo d’Oro Donna all’Azienda Agricola Magda Pedrini, ma anche premiando altre realtà da sempre ‘in rosa’, come la Casa Vinicola Marenco di Strevi) e, ancora più importante, per i mercati esteri.
Un conto, infatti, è lanciarsi in generici proclami sull’importanza di attrezzarsi per conquistare nuovi mercati, altro è attivarsi concretamente, come ci pare la Camera di Commercio di Alessandria stia facendo, per mettere a disposizione degli imprenditori del comparto enologico strumenti, risorse e know-how grazie ai quali avvicinarsi a fiere e Paesi che possono rappresentare sbocchi rilevanti, e che necessitano appunto di un approccio sistemico, organizzato e per nulla timido.
Il Marengo per la Critica Straniera è stato assegnato alle Cantine Volpi di Tortona, una delle realtà più ‘strutturate’ del comparto sul nostro territorio, e che da sempre ha nei mercati di mezzo mondo (Norvegia, Giappone, Germania, Stati Uniti, Svizzera, Svezia, Russia) il proprio sbocco principale. Ma nelle scorse settimane il qualificato ‘pool’ di giornalisti europei che ha esplorato l’alessandrino nell’ambito di un educational tour ha potuto esplorare e ‘degustare’ tante altre realtà, alcune delle quali di assoluto livello e qualità.
Sembra, insomma, che dalle nostre parti qualcosa nel mondo del vino si stia pian piano muovendo.
La questione essenziale ora non è tanto superare il ‘complesso’ delle Langhe, o dell’astigiano, ma capire che la concorrenza con i vicini di casa è in realtà un falso problema, e che la verà opportunità è rappresentata da vasti mercati internazionali a cui è necessario garantire standard qualitativi elevati, e una adeguata conoscenza del brand, e del territorio.
E, naturalmente, il fatto che una parte dell’alessandrino (con le sue colline e in particolare quel capolavoro di cultura contadina ma anche architettonica che furono e sono gli ‘infernot’) sia stata riconosciuta come ‘Patrimonio dell’Umanità’, al di là del legittimo orgoglio deve ora essere stimolo e punto di partenza per una nuova stagione di progetti e di imprenditoria con cui valorizzare il Patrimonio di cui sopra.
Per quanto ci riguarda, con piacere a partire da oggi proviamo a raccontarvi alcune realtà (quelle vincitrici del Marengo d’Oro, ma lo consideriamo un semplice punto di partenza: ce ne sono tante altre altrettanto meritevoli) che nelle scorse settimane abbiamo avuto il piacere di incontrare e conoscere ‘sul campo’, tra i filari e, naturalmente, nelle cantine. Ne abbiamo ricavato un’immagine di grande professionalità, competenza e anche, semplicemente, bellezza. La bellezza e il fascino di colline (dal gaviese all’ovadese, dall’acquese al tortonese: ci è mancato il Monferrato casalese, e vedremo di rimediare presto), di tenute agricole e di persone che sanno davvero, attraverso le loro esperienze di vita e di lavoro, raccontare e ‘tramandare’ la storia di un intero territorio. Non perdetevele, e se vi capita andate a sperimentarle direttamente!
E. G.