“Non so se a sinistra del Pd ci sia propriamente un’autostrada, ma sicuramente c’è un ampio spazio politico, a partire dai bisogni reali delle persone. Perché il Partito Democratico targato Renzi sembra davvero la Democrazia Cristiana, e neanche quella più illuminata e progressista”. Non è poi così vero che in Italia non cambia mai nulla, poiché l’ultima volta che intervistammo Giorgio Barberis ‘l’astro’ di Matteo Renzi non aveva ancora cominciato a brillare in maniera così lucente, e la sinistra italiana (di cui Barberis è autorevole esponente di casa nostra: pacato e riflessivo nei toni, ma spesso radicale nei contenuti) non aveva ancora ‘partorito’ l’opzione Tsipras, che le ha permesso di rialzare la testa e di avere una rappresentanza parlamentare in Europa. Ma, soprattutto, in meno di un anno si è sicuramente aggravato lo ‘stato di emergenza’ di tante famiglie, anche alessandrine, e il numero degli sfrattati e delle persone senza un’occupazione dignitosa sembra crescere di settimana in settimana. Per questo ci è sembrato utile tornare a confrontarci con Barberis, politologo e soprattutto uomo di sinistra.
Professore, cosa le piace dell’Italia di Renzi?
(ci guarda assorto, e poi sorride, ndr) Assolutamente niente. Con l’ascesa al potere di Renzi il Partito Democratico si è manifestato esplicitamente per quello che è: una forza di centro, che di progressista non ha più nulla, e che si affida ad un personaggio che è un mix tra la peggior Dc e Berlusconi. Del leader di Forza Italia Renzi ha lo stesso piglio cesarista, autoritario, finto ‘piacione’ in realtà incapace di accettare il dissenso interno ed esterno, e di dialogare con chi non la pensa come lui. Renzi pensa di poter risolvere i drammi enormi e crescenti dell’Italia del 2014 con un atteggiamento muscolare, autoritario. Per questo è più che mai indispensabile contrapporgli una proposta davvero di sinistra, e senza guardare al passato, ma al futuro. L’esperienza di Tsipras e del suo partito, Syriza, in Grecia mostra che è possibile costruire un movimento di massa, partendo dai bisogni reali delle persone.
Ma il fatto che la sinistra italiana, per provare a superare le sue diaspore interne, sia dovuta ricorrere in Europa alla lista Tsipras, quindi ad un politico greco, non è emblematico di una crisi profonda?
Credo che, anche in un’ottica di visione europea e non nazionalista, L’altra Europa con Tsipras sia stata una tappa importante del processo di ricostituzione di un soggetto politico forte e unitario a sinistra. Non solo perché è stato raggiunto il traguardo minimo del 4%, con l’elezione di parlamentari europei, ma perché ha fatto capire, o almeno spero, che il tempo delle diaspore e delle divisioni è finito, e che occorre più che mai guardare al futuro con una proposta nuova. Direi che Livorno, da questo punto di vista, è un segnale fortissimo, che bisogna saper interpretare correttamente….
Beh, secondo Renzi Livorno è la dimostrazione che la vecchia sinistra perde, e lui vince…
Eh sì, Renzi è bravissimo a girarla sempre a suo favore. Livorno però per la sinistra italiana non è esattamente una città qualunque, e potrebbe aver dato ancora una volta l’avvio ad un processo destinato a crescere. Ossia lì è emerso che oggi non è più il tempo delle barricate ideologiche, ma di capire chi sta con questo sistema (completamente corrotto, fatto di sopraffazioni e ingiustizie grandi e piccole: e di cui il Pd è il baricentro), e chi lo vuole trasformare radicalmente. Parlerei di alleanza tra le forze antisistema, se non fosse che vorrei evitare strumentalizzazioni verbali, e di far pensare che chi contesta questa società vuole semplicemente distruggere tutto. Non è così: qui bisogna eliminare il marcio, che è ormai tantissimo, per costruire una società davvero libera e democratica. E che Renzi possa presentarsi come il nuovo, essendo invece la sintesi di tutte le forze più bieche della conservazione, e diciamo pure anche dello sfruttamento, fa semplicemente ridere. Ma anche incazzare: ecco, lo scriva pure: questo è il momento di incazzarsi davvero. Non più di dissentire educatamente.
Quindi lei immagina, anche in altre zone d’Italia e a livello nazionale, un’alleanza tra un nuovo partito di sinistra, e il Movimento 5 Stelle, come è successo a Livorno?
Sui 5 Stelle ho tante perplessità, non da ora. E le loro scelte, anche a livello di alleanze in Europa, lo dimostrano. Ma non li ho mai demonizzati, e non lo faccio adesso. Così come, guardi, non demonizzo neppure forze davvero antisistema e non di sinistra: dico dialoghiamo con tutti, costruiamo un fronte ampio di forze sociali, prima che politiche, che non hanno più voglia di farsi prendere in giro, e che intendono dare voce, ma qui e ora e non fra tre o quattro anni, all’Italia che non ha voce, e che sta sprofondando nella disperazione. Perché, vede, oggi c’è anche un altro grande problema…
Quale, professor Barberis?
L’oscuramente mediatico, l’informazione pressoché completamente asservita al blocco di potere rappresentato dal Pd e dai suoi alleati di centro destra. Lo abbiamo sperimentato in campagna elettorale, quando Tsipras è stato ignorato, o si è cercato di presentarlo come fenomeno marginale (ma anche i 5 Stelle, con Grillo sistematicamente ritratto in foto da psicopatico, ne sanno qualcosa, aggiungiamo noi, ndr). Repubblica, per citare una testata che tutti conoscono, è diventata un giornale illeggibile, l’house organ di Renzi. Tra i quotidiani e la tv, siamo a livello di Istituto Luce: eppure di Italia fanalino di coda nelle classifiche internazionali sulla libertà di stampa nessuno neanche parla più…
Parliamone allora, delle emergenze sociali: casa e lavoro li abbiamo dati a lungo come diritti acquisiti. Invece per molti sono un lontano ricordo, per altri una chimera….
Alessandria è emblematica da questo punto di vista, anche se certamente girando per l’Italia si trovano situazioni anche peggiori. Ma qui da noi, ormai, la situazione è esplosiva. Viviamo in un comune che ha 5 o 6 mila alloggi privati vuoti, e un cospicuo numero di immobili statali completamente inutilizzati (come la palazzina di via Verona occupata nei giorni scorsi, di proprietà della Cassa Depositi e Prestiti), eppure ogni settimana vengono letteralmente ‘sbattute’ in mezzo ad una strada famiglie con bambini piccoli, o persone malate. Per non dire della questione dei migranti: come si può negare alle persone la possibilità di spostarsi per sopravvivere, e difendere vecchie frontiere geografiche, se ne frattempo i capitali finanziari, muovendosi in maniera spregiudicata e occulta, hanno fatto saltare tutti gli equilibri del vivere civile? E’ una situazione a cui opporsi in maniera radicale, appoggiando iniziative come Miseria Ladra, del Gruppo Abele, e comprendendo appunto che oggi l’unico modo di fare davvero politica è d schierarsi, da una parte o dall’altra, rispetto a questi temi di assoluta centralità: e attorno a questo costruire una proposta politica strutturata….
Che potrebbe essere L’Altra Italia, dopo l’Altra Europa? E per arrivare dove?
Certamente ci sono alcuni intellettuali (Stefano Rodotà, Marco Revelli, Gustavo Zagrebelsky e altri) che stanno pensando ad un nuovo soggetto politico, capace davvero di incidere, e di rappresentare un’Italia sempre più vasta, e senza voce. Ma per farlo occorre, a mio avviso, da un lato spezzare senza paura qualsiasi tipo di legame, vicinanza o alleanza con questo Partito Democratico (e sul tema Sel mi pare piuttosto confusa, ad oggi), dall’altro comprendere che va aperta una fase davvero nuova, in cui le vecchie, piccole e ideologiche identità della sinistra andranno completamente superate. Ma se non ora, quando?
Ettore Grassano