Sert: “La rete come nuova patologia? Tutti i numeri su una generazione Internet-dipendente”

Nuove tecnologieLe nuove tecnologie mediatiche di oggi possono creare dipendenza patologica? È possibile, secondo l’indagine svolta dai servizi Ser.T e Coordinamento Piano Locale della Prevenzione dell’Asl Al con il progetto ‘In fondo alla rete: navigare senza rimanere impigliati’, iniziativa nata grazie anche alla collaborazione di Leo Club, Rotary, Rotaract e Interact di Alessandria.

Un percorso ormai collaudato da due anni (questo è il terzo) e che ha coinvolto, anche in questa edizione, ragazzi delle classi di terza media (Manzoni e Cavour con sei classi esaminate), prima superiore (Liceo Classico Plana, due classi) e scuola professionale (Centro Formazione Professionale Ciofs, due classi) per un totale di 230 studenti. Nello specifico sono stati avviati, da gennaio a febbraio 2014, una serie di interventi della durata di due ore al giorno che hanno previsto un primo incontro con la presentazione del progetto, brainstorming sulla parola ‘rete’, discussione guidata sui contenuti emersi e visione di audiovisivi. Un secondo incontro con esercitazioni in piccoli gruppi con il mandato di delineare un profilo su un social network (Facebook) ed un terzo incontro in cui si sono analizzati gli aspetti legali ed illegali del navigare in rete e con una valutazione finale del percorso affrontato attraverso un questionario.

La fotografia che ne è stata tratta è quella di una generazione che ha fortemente bisogno di internet, con un 71% di studenti non controllato dai propri genitori quando naviga in rete. Il 45% possiede uno smartphone e passa più di quattro ore al giorno in ‘rete’. Facebook è il social network più utilizzato ed il 35% dei giovani d’oggi se ne serve per stringere amicizie e condividere foto di amici piuttosto che quelle di parenti. Numerosi anche gli studenti che scaricano file multimediali (40%) e che sono consapevoli dei rischi che si corrono con questa operazione. In complesso, dunque, un’attività costante in rete che, inevitabilmente, ha tolto la voglia di sviluppare altri hobby da parte delle nuove generazioni.

“Noi abbiamo appena trent’anni eppure ci rendiamo contro di come siano diversissime le abitudini di ragazzi con anche solo cinque, sei anni in meno” hanno spiegato Marco Bagliano (Leo Club) e Stefano Borgoglio (Rotaract) “noi da piccoli andavamo a giocare a calcetto, andavamo in bici, si passava più tempo, insomma, fuori casa. Ora sembra tutto davvero diverso, le nuove tecnologie hanno profondamente modificato le abitudini dei ragazzi di oggi. Ecco perché abbiamo voluto appoggiare questo progetto. Come club giovanili abbiamo pochi fondi a disposizione ma questa problematica ci è sembrata subito importante. Quando eravamo piccoli, per noi la paura era quella dell’Aids e dell’alcol, adesso la dipendenza da nuove tecnologie sono un nuovo grave problema”.

“I ragazzi sono totalmente assorbiti dagli strumenti della tecnologia moderna e spesso non li sanno gestire” ha spiegato la dottoressa Maria Luisa Cormaio, referente del progetto per il Dipartimento di Patologia delle Dipendenze Ser.T Alessandria “come emerso dalle indagini che abbiamo svolto ma il prossimo anno sarebbe interessante abbracciare una fascia di età anche più bassa, sottoponendo il questionario a studenti delle elementari.” Secondo i più recenti sondaggi, infatti, il contatto con strumenti appartenenti alle nuove tecnologie avviene in una fascia di età tra i sei e gli otto anni.

“Ancora prima dell’alco, ecco perché una strategia di prevenzione appare quanto mai fondamentale” le dichiarazioni del dottor Luigi Bartoletti, direttore del Dipartimento di Patologia delle Dipendenze Ser.T di Alessandria.

Roberto Cavallero