El Purlén di via Trotti [Alessandria perduta]

Boccassi 1di Ugo Boccassi

L’amico Ettore Grassano mi ha invitato più volte a collaborare, scribacchiando qualcosa su alcuni personaggi alessandrini. Non è che mi voglia far pregare o che non segua con simpatia CorriereAL, è che, alla mia età, lo scrivere o il raccontare mi piace farlo ad libitum, cioè in parole povere, quando ne ho voglia. L’attenzione ai tempi o agli orari, in altri casi, sto cercando di metterla da parte, dopo una vita di lavoro. Ma come si fa a rifiutare di contribuire all’opera di un giovane giornalista che strenuamente cerca di occupare, con serietà e costanza, uno spazio lavorativo che non sia solo un posto, anzi, rischiando in prima persona? E così darò inizio a questa piccola saga di eroi (tanti), navigatori (qualche bella eccellenza), santi (nessuno, a meno di non parlare di noi attuali cittadini che sopportiamo con dignità il dissesto), poeti (direi essenzialmente dialettali) e simpatiche macchiette.

Poiché ogni impresa mi costa fatica, la prendo alla leggera, iniziando proprio da una di questi ultime: Luigi Demanuelli detto el Purlén (in dialetto “falcetto”, per via di una zoppia che gli piegava un piede). Di questo personaggio, vissuto nei primi Novecento (fino credo agli anni ’70), si sa pochissimo e la poca memoria che lo ha consacrato a “mito metropolitano” si è, come tante altre, persa nella notte dei tempi. Anche le persone che avrebbero potuto raccontarlo, ormai, non ci sono più. Solo qualche breve flash ce lo consegna oggi al ricordo, narrato da chi gli è vissuto anagraficamente a ridosso, quanto basta per inserirlo di diritto nel gotha dei notabili dell’umorismo.

El Purlén nasce, professionalmente parlando, come ciabattino, con bottega in via Trotti (dove esattamente non si sa). Per certo è che il suo negozietto allocava in uno spazio più stretto che largo, tanto che il nostro aveva affisso un cartello con scritto “Attenti al pugno!”, perché il luogo così angusto faceva rischiare al malcapitato cliente un bel diretto in faccia quando tirava la lesina per cucire le scarpe. L’attività non era davvero prosperosa, eppure a Luigi piaceva condurre una vita alla grande, aiutato anche da qualche amico. Non avendo casa, alloggiava nel lì vicino Albergo Parigi. Il suo conto saliva e la Signora Doglioli, proprietaria, pur rammentandogli ogni tanto la sua situazione, chiudeva un occhio. Un bel giorno, El Purlen si presenta e deposita sul banco 1.000 lire. La proprietaria stupita dice: va bene, ma il vecchio dov’è? (riferendosi all’intero debito). E lui prontamente: el vegg l’è a cà, al sta ben e l’ha doi barbìš acsé (mimando col gesto il segno dei baffi) e sorridente se ne esce, lasciandola con la bocca spalancata per lo stupore.

Era anche un provetto ballerino, nonostante la menomazione (chissà se Alberto Sordi si è ispirato a lui per “Brevi amori a Palma de Majorca”, in cui appunto interpreta un ballerino zoppo?!) e la piazza di esibizione era soprattutto Alassio, nel Gran Hotel Diana gestito dalla famiglia di Gigino Capra, il concittadino mitico animatore di famosi locali da ballo e caffè/pasticcerie. Lì conobbe Carlo Dapporto, che all’epoca, per sbarcare il lunario, faceva il cameriere. Sembra che l’amicizia tra i due abbia fatto sì che Demanuelli, sagace cantore dell’umorismo alessandrino, divenisse per lui il fornitore ufficiale di barzellette, cosa che il comico ricordava in una corrispondenza con Gigino. Ma di scarpe aggiustate, forse alla bell’e meglio, e di danza non si può vivere ed allora cercò di salvarlo uno dei tanti amici, offrendogli una rappresentanza farmaceutica. Le cose avrebbero potuto andare finalmente per il verso giusto ma El Purlen, invece di proporre medicinali, promuoveva un fantomatico aggeggio (di sua invenzione) per l’introduzione automatica delle supposte. Così perse il lavoro.

La leggenda narra però che riuscì a dare una svolta positiva alla sua vita sposando una benestante pettinatrice di Rocca d’Arazzo. Qualcuno dice che, passando ai piedi di quelle colline, si sentano ancora le risate di chi si diverte alle sue barzellette (ma questo è uno spunto del guru del thriller paranormale Danilo Arona).
Alla prossima puntata.