La repubblica delle banane, delle tasse e dei Mondiali di calcio [Controvento]

Montolivodi Ettore Grassano

In attesa che il nuovo leader ‘maximo’ della vecchissima repubblica delle banane ci conduca “verso un’Italia più smart” (giuro, lo ha detto….e qualcosa mi dice che potrebbe essere l’equivalente della fine del tunnel di Monti), siamo alle solite.

Ossia l’Ue ci avvisa che proprio non ci siamo, i conti italiani non tornano ancora, mancano 9 miliardi di euro (solo sul bilancio 2014, ça va sans dire), e insomma non illudiamoci: Renzi o non Renzi, siamo solo all’inizio del percorso di agonia. Assai poco smart, temiamo. Nonostante Matteo.

Intanto, gli italiani sanno di dover pagare anche quest’anno balzelli maggiori dello scorso anno sul ‘bene’ casa (dopo essersi fatti ‘gabbare’ e aver investito per decenni nel mattone, ricordate? “Comprati una casa, che il suo valore in Italia crescerà sempre!”), ma non sanno bene  quando, e quanto. Un caos informativo indecente, di fronte al quale l’unica reazione di un popolo maturo, concordiamo con un nostro lettore che lo ha scritto qualche giorno fa, sarebbe l’astensione collettiva dal pagamento del balzello stesso. Perchè l’autorità statale non può essere solo un’idrovora che ‘aspira’ risorse dalle tasche dei contribuenti, per conservare e riprodurre oscenamente se stessa, come succede oggi.

Eppure il 90% degli italiani (99% al nord, 99,9% in Piemonte) pagherà con rassegnazione da sudditi, e chi scrive naturalmente da settimane attende i conti dal commercialista, per correre a saldare ‘il dovuto’.

Quel che però Renzi, i suoi tanti trasversali alleati e il coro quasi unanime della stampa ‘al servizio’ non possono ammettere (chi comanda non lo farà mai, in nessuno caso, per contratto e status) è che il declino storico dell’Italia è nei fatti, nei numeri, in una serie di scelte sciagurate compiute nel corso dei decenni, e che non si possono cancellare semplicemente mettendo al comando un ragazzo al posto di una mummia imbalsamata. Il rischio è, appunto, sparare cazzate come “sogno un’Italia più smart”.

L’unico modo per cambiare davvero senso di marcia in maniera strutturale sarebbe passare con un cingolato, in maniera decisa, sul corpaccione malato di questo Stato, e popolo: e rivederne in maniera drastica l’organizzazione, le regole, ma anche i diritti acquisiti e il welfare, ossia ciò che oggi consente agli italiani di vivere nel benessere di massa, con indici di produttività reale da terzo mondo. Ma è chiaro che nessuno di noi potrebbe desiderare una simile opzione, perchè la pagheremmo individualmente, e sulla nostra pelle: quindi siamo semplicemente in un vicolo cieco. Ma anche su un piano sempre più inclinato, purtroppo. E con una guerra tra poveri già cominciata, e appena agli inizi. Tamponata a colpi di elemosina da 80 euri, per ora.

Ma perchè chiudere la riflessione senza un filo di felliniana speranza? E allora forza, signore e signori, che i Mondiali di calcio in Brasile sono alle porte. E anche se l’altra sera Montolivo si è ‘spaccato’, gli azzurri di Prandelli, come quelli di Bearzot di 35 anni fa (Argentina ’78, Spagna ’82), sapranno sicuramente farci sognare. Panem et circenses, formula di eterna efficacia: altro che Italia smart, caro Matteo…