E’ davvero l’anno di Renzi: moriremo democristiani? [Controvento]

Renzi  occhiolino-300x225di Ettore Grassano

Un Pd da 40% in pochissimi lo avevano preventivato alla vigilia di queste elezioni, ed è un ‘botto’ in assoluta controtendenza rispetto a quanto è successo in altre parti d’Europa, a partire dalla vicina Francia.

Da noi in Piemonte, e in provincia, l’exploit è poi sostanzialmente confermato anche alle regionali (dove già i sondaggi riservati della vigilia davano Chiamparino assolutamente stravincente), e alle diverse comunali dei centri zona. Naturalmente con l’incognita ballottaggi.

“Che un Pd svecchiato e decente potesse valere più del 40% lo dico da anni”, commenta un nostro amico, e un altro aggiunge, in riferimento ai 5Stelle, “cari ragazzi, piazze piene urne vuote: basta studiare un po’ la storia di questo Paese”.

Ma allora, continuando nel paragone con la lontana prima Repubblica, siamo davvero di fronte alla nuova ‘balena bianca’, magari striata di rosso antico quel tanto che basta da ‘raccattare’ consensi anche a sinistra?

Renzi, il grande mattatore e trionfatore di tutta questa prima parte dell’anno, saprà capitalizzare l’enorme consenso personale di cui gode in questo momento (tra l’altro alla vigilia della presidenza italiana del semestre europeo)? E si sta forse ricreando in Europa l’asse italo tedesco, che storicamente peraltro non è che abbia avuto epiloghi straordinari?

Lasciamo che altri, più competenti di noi a livello di scenario europeo, ci aiutino nei prossimi giorni a capire quale potrà essere il futuro dell’Unione, e concentriamoci su casa nostra.

Domenica ha votato il 57% degli italiani (ma parecchio di più a casa nostra,Moriremo democristiani per effetto delle elezioni comunali, più che regionali), che rappresenta sempre un dato significativo rispetto al resto d’Europa (ergo: a molti elettori europei dell’Europa importa pochissimo), ma è comunque un vero crollo di partecipazione, rispetto agli standard a cui siamo stati abituati.

E, poche storie, a casa è rimasto l’elettorato di centro destra (quanti ne conoscete? Noi diversi), mentre il Pd i suoi alle urne li ha portati eccome. Non solo: il consenso del Partito Democratico, anche in termini assoluti, è cresciuto in maniera netta rispetto alle Politiche di soltanto 15 mesi fa.

Questo certamente per ‘l’effetto Renzi’, ma anche perché il Pd è rimasto l’unico partito ‘strutturato’ sul territorio. E, anche qui, quanti ne conoscete di attivisti e  ‘professionisti della politica’ del Partito Democratico che hanno battuto il territorio palmo a palmo? Noi diversi: ed è gente che si affida alla suola delle proprie scarpe prima di tutto, non solo al telefono o a facebook.

Al contrario, il voto organizzato di centro destra (che esiste, eccome) è rimasto per lo più ‘in congelatore’, per tanti motivi.
E i 5 Stelle?  Queste elezioni sono state per loro la ‘perdita dell’innocenza’, e forse la battuta d’arresto (anzi, l’arretramento ‘secco’ rispetto al 2013) farà loro capire che non basta riempire le piazze e urlare su facebook, se candidi degli sconosciuti che ‘reti’ di consenso reale e personale, fuori dal web, non ne hanno.

Naturalmente esistono poi tanti altri fattori a contorno: il Pd ha il controllo quasi assoluto del sistema mediatico, ed è il partito delle banche e di buona parte degli industriali. Anche se sappiamo, dicendo ciò, di ferire alcuni ex rivoluzionari che ancora vorrebbero illudersi di essere tali, e anche una parte di elettorato di matrice ‘sinistra’. Epperò così ci pare stiano le cose. Ma tutto ciò non basterebbe, in termini di generazione del consenso, senza il radicamento territoriale vero. Si veda che fine ha fatto Scelta Civica.

E i programmi? Beh: li rimaniamo convinti che sia ingiusto bollare  Berlusconi e Grillo tout court di demagogia, regalando invece a Renzi patenti di concretezza che sono ancora tutte da meritare. Magari Travaglio, quando cita Kierkegaard solo per dire che Renzi non ha un progetto, ma si limita a garantire agli italiani che ‘mangeranno anche domani” esagera. Però è innegabile che Renzi non potrà governare 4 anni a colpi di ‘farò’, ma dovrà fare, e in base ai fatti lo giudicheremo.

Fermiamoci qui, anche se temi interessanti le elezioni di domenica ne hanno offerti almeno altri due: 1) La Lega Nord è tutt’altro che morta 2) A sinistra del Pd c’è o ci sarà spazio per un progetto alternativo, che sia qualcosa di più di un cespuglio all’ombra del grande albero, o di un cactus nel deserto?
Urge riparlarne, e presto lo faremo.