La politica non si limiti al “sindaco tuttofare”

Cavalchini nuovadi Pier Luigi Cavalchini
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L’incontro del 29 aprile presso  la  Coop. Sociale Company di Viale Milite Ignoto è stato sicuramente utile ed importante per tutta una serie di ragioni che proverò a dettagliare.
Il candidato del Centro Sinistra Chiamparino ha dimostrato misura, maturità e “physique du rôle” che gli saranno sicuramente utili in caso – probabile – di vittoria. L’ho personalmente trovato più socievole e “alla  portata della gente” di quanto mi sia capitato in precedenza (una decina di anni fa).

Evidentemente, e qui prego la lettrice/il lettore di cominciare ad appuntarsi le cose, l’esperienza da Sindaco post Legge 142 gli ha molto giovato o, più semplicemente, ha imparato ad utilizzare i grandi margini di manovra che una tale carica gli ha permesso. D’altra parte è ciò che abbiamo visto succedere in Renzi, passato da un illustre “signor nessuno” destinato ad una vita di seconda fila fra grigliate da festival, attacchinaggi e polemiche sui giornaletti a quel che è diventato ieri (Sindaco outsider di Firenze) e poi, in crescendo, segretario del primo partito nazionale e ora Presidente del Consiglio. Cariche, queste ultime, che per molti aspetti si sovrappongono creando i presupposti per una prossima – prevedibile – Legge 142 bis con l’ufficializzazione del Sindaco d’Italia.

D’altra parte lo stesso candidato Chiamparino in più di un passaggio, specieChiamparino nell’affollata conferenza stampa della stessa mattina del 29, non ha esitato ad usare il termine “Sindaco del Piemonte” facendo capire che lo stesso rapporto diretto e un po’ decisionista tipico del Sindaco nuova maniera, sarebbe stato a breve il canovaccio da seguire anche in altri ambiti.
Un ulteriore rafforzamento a questo tipo di interpretazione della politica lo abbiamo verificato con l’approccio proposto dall’assessore Mauro Cattaneo all’incontro di oggi: presentazione all’americana, apparente disimpegno, linguaggio diretto rivolto ad un pubblico di “rappresentanti della società civile” poco o nulla concesso ai partiti, tanto meno ai loro rappresentanti ufficiali e, almeno apparentemente, agli stessi candidati del PD e delle altre forze di sostegno a Chiamparino in corsa per la Regione. E’ cosa nota che tale impostazione, secondo Cattaneo “voluta da Chiamparino per conoscere direttamente la realtà locale”, ha creato parecchio scompiglio nei già delicati equilibrismi che vedono i candidati in forte competizione fra di loro, spesso con buona pace dei punti programmatici di maggior rilievo.

Insomma, viene fatto passare l’assioma che “vince” chi ascolta la gente, chi va tra la gente, chi si fa bagni di folla, chi non ha paura a stringere migliaia di mani, ascoltando (o dando l’impressione) di ascoltare tutti con il contorno di appunti e di “ne terrò conto”. Quasi un approccio “peronista”  che però, a volte, ha poco a che fare con i compiti precipui di chi fa politica.  Ragionare, raccogliere fondi, preparare piani di spesa, scegliere collaboratori competenti e “disinteressati”, indossare i panni del garante, quasi dell’ “authority” americana che regola e filtra proposte e candidature perché “è in gioco il destino superiore dello Stato”. Soprattutto un’ “authority” al di sopra delle parti  che – con aplomb britannico – procede a scelte importanti. E proprio qui casca l’asino. L’impressione è che i giochi siano già stati fatti da un’altra parte, che la stessa “authority” super partes non sia altro che un “orpello all’italiana” che ha il solo compito di confezionare il nastro finale di un pacco già bell’e preparato.

Ciò che è successo oggi, probabilmente, è figlio di due debolezze: del fatto che la “politica partitica” non si poteva mettere in gioco più di tanto in questa fase infuocata della campagna elettorale con ricerca spasmodica di voti e, quindi, “ha lasciato fare”. Ma anche, e soprattutto, conseguenza della convinzione che la funzione dei partiti sia definitivamente tramontata e che ormai non ci sia alternativa al contatto diretto tra “cliente/proponente” e candidato/sindaco/plenipotenziario.

Consiglio all’amico Mauro Cattaneo di aspettare un momento prima di accogliere in un grande abbraccio associazioni e realtà attivissime sul territorio che, però, potrebbero non essere le uniche e/o soprattutto potrebbero non coprire tutte le occasioni di intervento sociale o di intervento a favore del territorio, della salute, del lavoro, dell’ambiente.
Mi permetto, infine, di provare a proporre approfondimenti tematici, quasi una “scuola della politica amministrativa” che permetta a chi lo desidera di formarsi per ottenere quel grado di competenze e di capacità tanto invocate dagli organizzatori della giornata. Che però non sembrano veramente interessati ad impostare le scelte su di una sana competizione.

Poi, c’è un altro punto da chiarire. Perché dovrebbero formarsi queste persone – presumibilmente giovani – se poi quello che troveranno nel mercato del lavoro sarà né più né meno che una riproposizione delle vecchie logiche scambiste? Per arrivare anche lì, per rovesciare davvero la frittata, però, non è sufficiente l’applicazione della legge, non “sufficit” un maggiore controllo e una sana competizione.

Il “grande gioco” si vince solo se il coinvolgimento è generale, cercando di recuperare il più possibile di ciò/di chi  può essere  valido alleato in questa guerra di rinnovamento e rigenerazione. Se fai troppo lo “schizzinoso”, se l’impostazione è da “tutto o niente”, soprattutto se i primi passi veri saranno timidi e imprecisi…purtroppo la risposta sarà “niente” o un voto di protesta che poi è molto simile al niente. Quindi… attenzione e, perché no, riproviamo a proporre percorsi di studio e approfondimento su tutto quanto è e fa politica, partendo dalle cose concrete, da quelle che più stanno a cuore ai cittadini. Non temere di aprire i cancelli per eventuali contaminazioni.
La partecipazione, anche di chi può risultare sgradevole ma in condizioni di “condivisione di fini importanti”, non è solo positiva: è “il” vero segno del cambiamento.