Quando la vita imita la (brutta) televisione, non è mai un bello spettacolo. E, almeno per noi che eravamo ragazzi negli anni Ottanta, ieri mattina, e poi pomeriggio, di fronte al rimbalzare incrociato di comunicati da parte dei diversi rami della famiglia Paglieri, andare con il pensiero alle soap opera che hanno formato (e de/formato) la nostra adolescenza è stato quasi inevitabile. Magari anche con un sorriso alla Franti, confessiamolo, rivedendo in certi atteggiamenti gli scontri epocali di Dallas, o Dynasty, per citare i due format più celebri.
Qui, però, finisce la parentesi televisiva, e partono le considerazioni più serie. Perchè stiamo parlando di uno dei gruppi industriali più solidi ed affermati del nostro territorio, e di un simbolo di alessandrinità nel mondo. Anche per il profilo e la qualità dei prodotti commercializzati, che richiamano appunto charme, raffinatezza, fragranza delicata e intensa.
CorriereAl la scorsa estate, intervistando Barbara Paglieri (uno degli amministratori delegati del Gruppo), ha avuto modo di ‘toccare con mano’, e raccontare, un progetto imprenditoriale con profonde radici locali, e al tempo stesso un respiro ormai internazionale, e strategie di crescita su diversi mercati. Ma anche di potenziamento del cuore ‘alessandrino’ della struttura.
Evidentemente però qualcosa, nel rapporto già in passato non idilliaco tra le componenti della ‘dinastia’ Paglieri, si è ulteriormente incrinato.
Per cui, proprio nel giorno in cui da Roma arrivano notizie finalmente positive per i creditori del comune di Alessandria, ci troviamo a dover commentare con un po’ di amarezza le schermaglie pubbliche di un primario gruppo industriale privato. “Perchè mai non lavare i panni sporchi in famiglia?”, sembra chiedersi in sostanza lo stesso Aldo Paglieri, nella sua replica di ieri. Non lo sappiamo, non sta a noi dirlo, né fornire interpretazioni o chiavi di lettura ‘a vanvera’. L’auspicio però è sicuramente il rapido superamento di incomprensioni e contrapposizioni, a tutto vantaggio del Gruppo industriale, e dell’occupazione che lo stesso garantisce, in primis a casa nostra.