Clementina Cossetti: “Per i nostri vini guardiamo ai mercati di tutto il mondo, ma investiamo sul territorio: ecco come…”

Cossetti ClementinaL’ultima delle sue ‘creature’, il Relais 23 di Castelnuovo Belbo, ha riaperto camere e ristorante il giorno di San Valentino, dopo una breve pausa invernale: ed essendo anche il main sponsor dell’Alessandria Calcio fino almeno al giugno 2015, la struttura si pone ambiziosi obiettivi di crescita sul nostro territorio, pur avendo una clientela eterogenea, in parte anche internazionale, frutto di una serie di attività imprenditoriali della famiglia Cossetti-Bonzano, che come vedremo si ‘incastrano’ tra loro, e rappresentano un piccolo ‘sistema’. Clementina Cossetti (nella foto) è una signora giovane e dinamica, in perenne movimento, ma siamo riusciti ad ‘incastrarla’ per un’ora filata ad uno dei tavoli del Relais 23, e a farci raccontare la storia un po’ particolare di una coppia che ha scelto di investire sulla valorizzazione delle ‘storiche’ attività di famiglia (‘rinfrescandole’ e integrandole con nuovi percorsi, peraltro), e di scommettere davvero su quel lembo di Piemonte collinare che sta a cavallo tra le province di Alessandria e Asti, e che è forte ed orgoglioso, in particolare, della propria tradizione vitivinicola, ed eno-gastronomica.

Dottoressa Cossetti, partiamo dal mondo del vino, che è nel dna della sua famiglia: siete nel settore da quattro generazioni….
Esattamente. Cominciò il mio bisnonno, Giovanni Cossetti, nel 1891, trasformando in cantina per la vinificazione la sua azienda agricola. E da allora il tratto distintivo che ancor oggi cerchiamo di affermare è la costante ricerca della qualità dei vigneti, e conseguentemente dei vini. Con una produzione variegata, che ha naturalmente come ‘perno’ il nostro Barbera, ma comprende anche vigne di Chardonnay, Cortese e Dolcetto. I nostri vitigni hanno in genere un’età media superiore ai trent’anni, il che significa bassa resa quantitativa, e alta qualità del prodotto.

Comprate anche uva da altri produttori?Cossetti cantina
Sì, a partire da una serie di produttori locali con cui abbiamo accordi di collaborazione da tanti anni. Noi abbiamo 25 ettari a vigna, e non basterebbero a soddisfare le nostre esigenze. Siamo anche, come cantina, riconosciuti come zona di produzione del Gavi, e del Barolo e Barbaresco. Esistono naturalmente precisi disciplinari, che verificano chi ha le caratteristiche per poter produrre certi vini, anche al di furori dei loro territori in senso stretto.

Qual è mediamente la vostra produzione annua complessiva, e quali i vostri mercati di riferimento?
Produciamo dalle 500 alle 600 mila bottiglie l’anno, e in Italia vendiamo solo il 40%. Il 60% va all’estero, dove esistono mercati che per fortuna stanno crescendo, al contrario di quanto succede a casa nostra. Noi, peraltro, abbiamo come canale distributivo soltanto ristoranti ed enoteche: non siamo mai entrati, e non ci interessa farlo, nella grande distribuzione.

E all’estero, come fate? Lei ha sempre la valigia pronta?
Sicuramente, anche se francamente, avendo oltre ad un marito anche tre figli di 16, 13 e 3 anni, ho deciso di cercare di far bene anche la mamma, e questo naturalmente significa spostamenti meno intensi di prima, e la ricerca di una rete di persone fidate nei diversi Paesi. Personalmente vado in genere tre volte l’anno in Germania, che per noi è un ottimo mercato, e diverse volte in Svizzera e in Francia. I vini Cossetti sono sulla carta di alcuni tra i migliori ristoranti di Parigi: lo dico con orgoglio, perché non sono tanti i produttori italiani ad esserci arrivati.

Altri mercati in cui già siete presenti, e puntate a crescere?
Siamo ben posizionati anche in Regno Unito e Spagna, e stiamo cercando gli interlocutori giusti per entrare nel mercato russo, e in generale dell’Europa dell’est. Così come guardiamo con interesse agli Stati Uniti, e di recente abbiamo partecipato ad una fiera a NewYork, da cui speriamo possano arrivare risultati concreti: stiamo cercando un importatore. Siamo presenti in Canada, e ci interessano anche Brasile e sud America, e Cina. Sempre naturalmente parlando di fascia alta del mercato.

Relais 23 esternoL’idea del Relais 23, invece, come nasce?
L’attuale albergo, con dieci camere doppie, era in realtà, fino a 6 anni fa e prima dell’attuale ristrutturazione, l’abitazione mia e di mio marito, Manuel Bonzano. E qui dove siamo ora a conversare, ossia il ristorante (con bellissima struttura in legno, e travi a vista, ndr), c’erano i box dei cavalli e la rimessa dei trattori. Diciamo che ci piacciono le sfide, e abbiamo deciso di fare un investimento supplementare (trasferendoci a vivere altrove, sempre qui vicino), perché crediamo che una struttura di questo tipo sia l’ideale, quasi tutto l’anno ma soprattutto nella bella stagione, per chi vuole trascorrere alcuni giorni di totale relax. Ma anche per incontri e meeting di lavoro.

Perché l’idea di diventare sponsor dei Grigi?Di Masi Cossetti Bonzano 2
In realtà tutto è nato dal fatto che abbiamo conosciuto Luca Di Masi, l’attuale presidente dell’Alessandria Calcio, e ci siamo piaciuti molto. Ci sembra una persona che, come noi, crede completamente in quello che fa, e che arriva da un percorso imprenditoriale famigliare simile al nostro. Poi, naturalmente, conta anche il fatto che il calcio è una specie di malattia di famiglia: mio marito ha giocato a lungo in squadre locali, ed era anche molto bravo, a sentire lui (sorride, ndr…). Anche i miei figli sono appassionati, e il più grande gioca anche nelle giovanili dell’Alessandria. Ma, soprattutto, Alessandria è qui, a due passi, e ci è sembrato che sostenere il progetto della sua squadra di calcio fosse un bel modo per dare una mano al territorio. Che ha enormi potenzialità: dobbiamo solo crederci un po’ di più….

Relais 23 atmosferaQuesto è un passaggio decisivo, dottoressa Cossetti: si dice spesso che non sappiamo ‘fare sistema’, che ognuno corre in solitario. Al contrario di altre parti anche del Piemonte, come le Langhe ad esempio, che hanno saputo valorizzarsi a fondo. C’è del vero?
Purtroppo sì. Noi in realtà cerchiamo il più possibile di interagire e collaborare con altre attività simili alla nostra presenti sul territorio, convinti che fare squadra sia fondamentale. E il nostro bravissimo enologo, Roberto Olivieri, è per fare un esempio lo stesso professionista che lavora per un’altra bella azienda di queste parti, la cantina Pico Maccario (qui l’intervista di CorriereAl, anche se non recentissima, ndr), con cui amiamo confrontarci e scambiarci idee. Ma, al di là delle iniziative dei singoli, c’è stata senz’altro fino ad oggi una certa mancanza di coordinamento, a livello di sistema.Manuel Bonzano

Non possiamo congedarci però senza un cenno ad un’altra passione/attività della sua famiglia, nel settore dell’equitazione. Suo marito Manuel è stato anche campione del mondo, nel 2012 e nel 2013, di una specifica disciplina di monta all’americana, il reining…
Cascina  Zucca, qui vicino, a Incisa Scapaccino, è la realizzazione del sogno e della passione per l’equitazione di mio marito. Lì abbiamo un allevamento di cavalli (si chiama 23 quarter horses), che vengono anche addestrati per le gare internazionali. Sono un centinaio di animali, in buona parte nostrBonzano+puledrai, ma in parte anche affidati a noi dai proprietari, che vengono qui ad allenarsi. Naturalmente abbiamo uno staff di persone, molto specializzate, che si occupa a tempo pieno della struttura. E Cascina Zucca, che appartenne tanti anni fa a Fausto Coppi, a me piace ricordarla come un posto incantevole anche perché buona parte dei suoi 200 ettari sono ‘a bosco’, e c’è una ricchezza di flora e fauna davvero straordinaria.

Ettore Grassano