Stelle cadenti

Patrucco Giancarlodi Giancarlo Patrucco
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E così, rischia di finire nel modo più squallido una delle più grandi avventure elettorali e politiche messe in piedi durante questi anni. Un comico che, forte della sua esperienza e della sua popolarità, riesce a raccogliere intorno a sé gli sbandati, i delusi, gli scornati, gli incerti, quelli che non ne possono più del malaffare e dell’immobilismo dei partiti rappresentati in Parlamento e decidono di farsene uno, raccolto sotto la bandiera con le stelle.

Il programma politico non è del tutto definito, ma l’obiettivo è chiaro: entrare nei palazzi e far saltare tutti quelli che ci stanno dentro, lobby e sottoboschi compresi. Un programma “eversivo” per i gattopardi che dominano e che soffocano l’esigenza di ricambio posta dai cittadini; un programma che non può prescindere da un assunto di partenza: o noi o loro. Con quelli non si fanno accordi, non ci sono intese da fare, non c’è da trattare, parlamentare, mediare. E’ tutto chiaro fin dall’inizio: non ci saranno patti né prigionieri.

E, qui, inizia il primo, corposo problema che i 5 stelle si trovano davanti. Infatti, è difficile fare la rivoluzione da dentro. Il Palazzo d’Inverno non si occupa, si conquista assaltandolo all’arma bianca. Se entri, devi forzatamente tener conto di ciò che avviene dentro. Il meccanismo ti assorbe, avviluppandoti in una serie quasi infinita di rituali, regolamenti, orari, norme, tempi. Nelle Commissioni e in aula, perfino alla buvette o nel salone dei passi perduti, sei costretto a subire il contatto con gli altri, quelli che a priori hai definito come accaparratori, trescatori, collusi, persino ladri.
Puoi far finta di niente, ma davanti a te si profilano non divisioni corazzate da assaltare, bensì uomini e donne, che non la pensano esattamente come te, ma vorrebbero discutere e trovare qualche punto d’incontro. E’ umano, persino normale, che possano crearsi rapporti, magari simpatie,  persino comunanza di idee su specifici provvedimenti.

E, qui, interviene il guru del movimento. E’ lui, con il fido Casaleggio, ad avere inBeppe Grillo nuova mano le chiavi del blog, ed è sempre lui che orienta, indirizza, sceglie i bersagli e il modo più efficace di colpirli. Cade qualche stella? Va bene così. Gente che non sta ai patti, non onora gli impegni assunti e di cui è meglio che il Movimento si liberi. Cosa contano quattro parlamentari, di fronte alla purezza degli intenti del Movimento? Il guru valuta, accorcia le briglie a che si è dimostrato omogeneo, manda esperti comunicatori, si da vedere negli incontri dove è necessario compattare il gruppo. Intanto, alza l’asticella. Colpisce i presidenti delle Camere, inizia una campagna contro Napolitano, conducendola fino alla richiesta di impeachment.

La diretta streaming con Bersani sancisce l’irriducibilità e dimostra che il metodo paga. Il povero Bersani balbetta, travolto da una valanga di accuse che ne fanno il capro espiatorio di questi ultimi vent’anni. Un massacro, a cui solo l’esperienza e la pazienza di Bersani riescono a mettere qualche toppa.

Ma l’arrivo di Renzi sulla scena politica, e poi su quella di governo, cambia le condizioni del gioco. Questa volta non si tratta più di un politico della vecchia scuola, non si parla più di manfrine tra l’Europa, il tre per cento, lo spread e la disoccupazione galoppante. Renzi arriva a portare l’annuncio del si cambia pagina. Vero o falso, praticabile o non praticabile che sia, stavolta si deve discutere di temi tipicamente grillini: legge elettorale, abolizione del Senato, abolizione delle Province, salario minimo, cuneo fiscale, riforma della scuola, job act.

Cos’hanno da dire i grillini in proposito? Grillo rifiuta di presenziare al nuovo streaming, la base rumoreggia, Grillo va e si attacca al solo punto forte che gli è rimasto: il primo. Quello del siete tutti uguali e con voi non prendiamo neanche il caffè.
Stavolta, però, gli va male. Non soltanto la base mugugna perché di fatto Grillo ha contravvenuto al mandato ricevuto, che era quello di discutere, non di offendere e basta. Gli va male perché i suoi nuovi parlamentari mugugnano allo stesso modo.

Il copione sembra già scritto. Ne cacciamo qualcun altro, anzi lo facciamo cacciare dalla base, opportunamente allertata dal blog. Ma il sistema non funziona più. Mentre i quattro cacciati sottolineano di essere stati messi sotto processo soltanto per aver espresso la loro opinione, l’offensiva contro di loro si accanisce a cercar prove più dirimenti. Spuntano così accuse di tradimento, di volersi trattenere i quattrini e le indennità, di essere persone poco affidabili, come dicono gli attivisti locali.

Tanta fuffa, che non riesce a mascherare il disagio interno. Se ne vanno i quattro, stavolta come eroi, si aggiungono Onorevoli Senatori e Onoreveli Deputati che, non soltanto vogliono uscire dal gruppo, ma porgono ai Pesidenti di Camere e Senato le loro lettere di dimissioni dal ruolo. Meglio a casa che farsi il fegato così dentro quel gruppo di sciamannati.  E le stelle cadono più fitte, come la notte di San Lorenzo.

Pochi ma buoni, dice Grillo. Il movimento è più compatto, osservano gli analisti di parte. E fino a quando dura?