“Ma tu che sei appassionato di politica, mi spieghi perché mai Letta e il suo Governo dovrebbero andare a casa, e passare il testimone a Renzi? Cosa farebbe il secondo, che il primo non può fare, se sono dello stesso partito, e hanno gli stessi alleati?”.
Come sempre le domande (finto) ingenue sono le più spiazzanti, e non ho risposto, sorridendo e allargando le braccia.
Del resto roprio ieri La Stampa, renziana che più di così è difficile, ricordava in prima pagina: “L’accelerata che nel giro di un paio di giorni dovrebbe portare alla staffetta tra Letta e Renzi ha un che di sbalorditivo. Se si riflette che in appena due mesi il sindaco di Firenze ha conquistato tra la gente la segreteria del Pd ed è ora in grado di proporsi per la guida del Paese, il solo precedente che si ricordi è quello del Berlusconi di vent’anni fa: la forza propulsiva del nuovo leader, la tendenza inarrestabile a centrare un obiettivo dopo l’altro, la resa generale, e in qualche caso la disponibilità, di tutto il mondo circostante e di un sistema giunto ormai alla fine fanno tornare in mente proprio la primavera del ’94 e l’incredibile entrata in campo del Cavaliere”.
C’est vrai, ma a voler fare gli antipatici bisognerebbe ricordare che Berlusconi (incantatore di serpenti, dittatore dell’etere pre internet, tutto quello che sappiamo) divenne premier a seguito di vittoria elettorale. Matteo, sarà che sono cambiati i tempi, ma le elezioni non le hai mai vinte: anzi, alle Politiche di febbraio 2013 (sembra un’era, ed è solo un anno!) il suo schieramento neanche lo ha candidato, preferendogli Bersani, tanto per ricordarci.
Che nell’ultimo anno poi molte cose siano cambiate (precipitate diciamo, in parallelo con la crisi del Paese, sempre più grave checché ci raccontino) è indubbio, ed è vero che in Renzi sono state riposte e si ripongono molte aspettative di cambiamento (i maligni dicono di restyling).
Epperò finora il sindaco di Firenze ha avuto il consenso solo di una esigua minoranza di italiani, attraverso consultazioni primarie volontarie, che non c’entrano niente con le elezioni democratiche.
Per cui il paragone con Berlusconi appare un tantinello enfatico ed azzardato, e come sempre l’impressione è che, tutti quanti, a partire dal colle più alto e navigato, stiano cercando ‘in house’ il cavallo vincente (o meno sputtanato, fate voi), da ‘vendere’ agli italiani come pacchetto preconfezionato, senza passare per quel rito ormai pericoloso che sono le urne. Hai visto mai che, in caso contrario, ‘sto popolaccio che poco o nulla capisce delle regole del gioco faccia saltare il banco votando in massa 5 Stelle, insomma. Meglio prendersi altri quattro annetti di tempo, e dar modo agli animi popolari di rasserenarsi, con la piena benedizione del sistema bancario, nazionale ed europeo.
Non è forse così? Matteo piace alla gente che piace, e naturalmente sa essere simpatico anche al popolo, specie se si costruisce attorno alla sua figura la liturgia e l’aneddotica del capo carismatico, in contrapposizione al comico demagogo che ci porterebbe nel baratro!
In realtà sono in tanti, per motivi diversi, a puntare ad una ripartenza del Paese per via non elettorale: compreso il Berlusca, che in fondo in questa fase ha solo l’esigenza di non vedere la sua pena diventare esecutiva (e non lo diventerà, sappiatelo), e magari di garantirsi un atteggiamento più ‘responsabile’ rispetto alle prossime sentenze in arrivo.
Insomma, tutto si tiene, a quanto pare. E noi in Piemonte avremo l’ebbrezza ‘supplementare’ di elezioni regionali anticipate, annnullate dopo quattro anni, l’80% del mandato.
Anche qui, significativo che ad indignarsi sia solo la Lega Nord, mentre i berluscones ‘traccheggiano’ e guardano avanti.
Interessante, su facebook, l’analisi di Riccardo Molinari:
“Il Golpe perfetto, come da previsione, è stato portato a termine questa sera dopo 4 anni in cui non ci hanno dato un giorno di tregua perché colpevoli di aver vinto democraticamente le elezioni regionali. Da Roma giungono notizie per cui il segretario del Pd sta per diventare Presidente del Consiglio, senza elezioni. A Torino l’ex sindaco del Pd, poi banchiere, è pronto a diventare Presidente della Regione, visto che c’era fretta con un anno d’anticipo rispetto alla scadenza naturale tanto c’è chi risolve anche questi problemi tecnici. Ad Alessandria un bilancio farlocco presentato dall’amministrazione Pd viene dichiarato legittimo dal Governo Pd permettendo di continuare in serenità a male amministrare la città evitando il commissariamento. In tutti questi giochi la dialettica politica cos’è? La gente cos’è? La giustizia cos’è? Niente. Fastidi, ostacoli, che intralciano il disegno totalizzante di essere il Partito Stato, come la cultura antidemocratica e totalitaria che li caratterizza impone. Pensano di aver annientato la Lega con questa ennesima porcata? Pensano di averci cancellati? Festeggino pure sta sera il loro squallido “successo”, ma sappiano che l’hanno fatta talmente sporca da aver aperto gli occhi a tanti: ricordiamoci che i regimi alla lunga finiscono… e noi, a differenza loro, abbiamo tra le nostre fila tanti giovani, con tanta forza e tanto tempo davanti… PIEMONT LIBER!!!!”
Altrettanto emblematico, nel centro destra, il silenzio di Ugo Cavallera: uno che non fa mai polemiche, prende atto, guarda avanti sorridente verso il futuro. I suoi aspiranti delfini sono avvisati: il momento della successione sembra ancora lontano.