Bilancio riequilibrato: fosse che fosse la volta buona? [Controvento]

Comune di Alessandria 3di Ettore Grassano

Non c’è due senza tre, dice il proverbio. Speriamo naturalmente che la regola non si applichi al bilancio comunale di Alessandria, e che stavolta il Ministero non abbia più nulla da ridire, contestare, precisare.  Anche perché oramai da due (forse tre) anni la discussione sui dati contabili di Palazzo Rosso occupa totalmente la scena locale, togliendo qualsiasi spazio al dibattito e alle proposte politiche, e riducendo le esigenze sacrosante dei cittadini, e l’erogazione di servizi, ad appendice marginale, subordinata.

“Con risorse zero, c’è poco da fare”, è sempre stato ed ancora è il ritornello dei vari amministratori (che non a caso si sono alternati ad un ritmo assolutamente anomalo, gettando ‘spugne’ a ripetizione, tra polemiche e veleni), mentre gli alessandrini si ritrovano a discutere, nei bar e su facebook, di dissesti e fallimenti, e a leggere sui giornali, cartacei e on line, le infinite schermaglie degli addetti ai lavori su decine di milioni di euro che forse c’erano e forse no, o forse erano contabilizzati in maniera impropria, e via dicendo.

Naturalmente tutti avevano, e hanno, ragione. La maggioranza che in fin dei conti vota sempre compatta a favore (e così era anche con l’amministrazione precedente), e la minoranza pure (idem come sopra, a parti invertite). La netta sensazione è che in questi casi, e su temi così tecnici, non possa che prevalere ‘l’ordine di scuderia’ e il senso di appartenenza. In caso contrario, ci si dimette, o ‘si viene dimessi’.

In ogni caso, non avendo l’elettore medio (e forse neppure il consigliere comunale medio, che in fin dei conti ne è fedele espressione) le competenze per entrare nel merito, non resta che attendere, per l’ennesima volta, di capire se per Roma i conti alessandrini sono in ordine, oppure no. E se, come qualche lettore/opinionista di questo magazine ha già opportunamente sottolineato, si tratta di riequilibrio stabile, o una tantum. La questione, badate bene, è tutta lì: l’ente ha intrapreso davvero la strada del risanamento contabile e finanziario? E a quali costi ciò accadrà, in termini sia di occupazione (questione che sta giustamente a cuore ai dipendenti di Comune e partecipate, e ai sindacati) e di erogazione di servizi? Quest’ultimo aspetto interessa tutti noi: che abbiamo ormai l’impressione di pagare moltissimo, e di avere indietro pochissimo: in termini di qualità della viabilità, della raccolta rifiuti, della sicurezza. Per non dire poi di servizi culturali, o di innovazione tecnologica e infrastrutturale: chi mai, senza scoppiare in una fragorosa risata, potrebbe sostenere che oggi Alessandria può definirsi ‘attrattiva’, in termini non tanto turistici (non lo è mai stata), ma di investimenti produttivi e imprenditoriali?

Dulcis in fundo, i creditori dell’ente. Buona fortuna a tutti loro, ne avranno bisogno.