1 gennaio Giornata Mondiale della Pace: nave Cavour permettendo

Come ogni anno, ieri ho ascoltato l’appello alla pace lanciato soprattutto dalle autorità religiose cattoliche, essendo il 1 Gennaio la Giornata Mondiale della Pace celebrata dal Cattolicesimo. Che sia il 21 Settembre, celebrata dall’ONU, o il 1 Gennaio, celebrata dalla Chiesa Cattolica, ogni persona di buon senso non può che aderire al messaggio di queste giornate.

A parte la consapevolezza di ognuno di noi su quanto siano radicati nell’essere umano l’odio e il piacere di uccidere per qualsiasi svariato motivo, quest’anno, per noi Italiani, la giornata viene celebrata con una variante tutta italiana: il tour della Cavour. E non è solo un gioco di rima. La nave portaerei Cavour sta compiendo un giro, partito a novembre da Dubai, che si concluderà ad Aprile dopo aver visitato alcuni paesi del Golfo Persico e dell’Africa. E’ un tour promozionale del made in Italy dove il made in Italy sono le armi.

La produzione di pistole e fucili è un’eccellenza italiana e pare che sia “ingiustamente” trascurata. Quando si dice che l’Italia va fiera delle tre F (food, fashion, furniture) ci si dimentica delle armi, un mercato che non conosce crisi, soprattutto per noi Italiani che ci possiamo “vantare” di avere una delle più importanti fiere mondiali del settore, la EXA, salone dell’arma sportiva e a uso civile,  che si svolge in primavera a Brescia e non ha nulla da invidiare a quelle di Las Vegas e Norimberga. La crisi per questo settore dell’economia italiana non esiste perché esso ha avuto l’astuzia di mettere in risalto l’aspetto sportivo delle armi ma l’astuzia delle astuzie è stata quella di riuscire a far modificare l’Arms Trade Treaty, storico trattato internazionale sul commercio delle armi, con cui i Paesi aderenti hanno stabilito le condizioni per l’esportazione, a garanzia dei diritti umani. Per chi ripudia la guerra, come la ripudio io, c’è ad immaginarsi quali garanzie possano affiorare da quel trattato che resta comunque un lume acceso nelle tenebre dei diritti degli umani e dei non umani negati ogni giorno. Lo scorso marzo, i nostri astuti imprenditori produttori di armi, hanno fatto una notevole pressione per inserire una breve ma fondamentale clausola che esentasse dai controlli sulle esportazioni  le armi usate per attività ricreative (pensate un po’ che ricreazione!), culturali, storiche (pensate a quelle rievocazioni considerate patrimonio storico culturale) e sportive (non dimentichiamo che tra queste c’è la caccia, uno sport regolarmente riconosciuto dal CONI). Insomma che questa clausola, voluta proprio dall’Italia,  ha riempito di gioia soprattutto la Val Trompia, nel bresciano, in cui si estendono per circa 50 km fabbriche d’armi: è un risorsa d’oro per la produzione di armi italiane e soprattutto per l’economia tutta.  Gli amministratori locali e i rappresentanti sindacali difendono questa produzione senza se e senza ma. Il ritornello è da sempre lo stesso: quello è lavoro. Ma anche il mio ritornello è da sempre lo stesso: c’è lavoro e lavoro. Se io penso che tutta quella manodopera potrebbe essere utilizzata per la produzione di vita e non di morte, non posso certo essere solidale con quelle fabbriche che danno lavoro, neanche con gli operai che sono solo le ultime pedine di un sistema di vita e di morte completamente schizofrenico. I Paesi in cui sono maggiormente esportate le armi della Val Trompia sono Stati Uniti, Russia, Turchia, Sud Africa, Messico, Marocco, Israele, Libano, Algeria, Turkmenistan, Bielorussia, Libia, Egitto: non è un caso se alcuni di loro presentano certamente qualche problema di rapporti tra governanti e governati. Quelle armi “per attività ricreative, culturali, storiche e sportive” risultano utili per ben altri fini.

A nulla è valsa l’indignazione di Jeff Abramson, portavoce di Control arms che ha sottolineato e condannato l’insistenza dell’Italia a voler introdurre la clausola: alcuni Paesi hanno abolito questa distinzione ma l’Italia si è distinta facendo un notevole passo indietro sulla difesa dei diritti umani, con il solo scopo di proteggere i propri interessi. Sarei stolta a pensare se per un imprenditore produttore di armi la vita contasse più della morte. Se la pensasse così, non sarebbe un buon imprenditore di armi. Gli affari sono affari.

La perla di questa vittoria è stata la gioia dell’allora Ministro degli Esteri Giulio Terzi (particolarmente noto per la vicenda marò) che ha festeggiato al circolo della caccia di Palazzo Borghese a Roma, un club “aristocratico” fondato nel 1922 proprio per promuovere l’attività venatoria. Il signor Giulio Terzi di Sant’Agata, marchese, è uno  dei soci illustri di questo club ma nel circolo non mancano imprenditori, parlamentari, diplomatici. E poi ci interroghiamo perché la caccia, così osteggiata dalla gente comune, continua a esistere.

Il paradosso del tour della Cavour, denunciato con insistenza da Giampiero Beretta della Rete Disarmo (povero lui, con un cognome così rischia di essere scambiato per quell’altro Beretta!) è la presenza sulla nave anche della Croce Rossa, della Fondazione Francesca Rava, dell’associazione umanitaria Operazione Smile. Per la normativa internazionale l’aiuto umanitario non può essere utilizzato come strumento di politica estera dei governi, poiché così si mette in discussione non solo l’indipendenza, la neutralità e l’imparzialità delle organizzazioni autenticamente umanitarie, ma anche la stessa possibilità che gli operatori umanitari continuino a intervenire efficacemente e in relativa sicurezza nei contesti di crisi. La Marina Militare ha sottolineato gli aspetti umanitari  della missione perché essa si occupa di interventi chirurgici effettuati a favore di bambini africani nell’ospedale della portaerei: al contrario, molte sono le associazioni che hanno preso le distanze da questa operazione di marketing.

Io mi chiedo: con che coraggio certe associazioni partecipano a manifestazioni pacifiste, solidali, umanitarie, cercando ossessivamente risorse finanziarie, strumentali, umane tra la gente che di guerra non ne vuole proprio sapere? Consiglio a tutti di informarsi ogni volta che si dona un pezzo di se stessi in parole, opere, denaro perché molte delle associazioni che ci circondano, ricevono dalle nostre offerte un sostegno significativo. Vale per la ricerca scientifica, per l’aiuto agli oppressi, agli ammalati, ai perseguitati, umani o non umani che siano. Spesso i nostri soldi fanno strani giri: a noi sembra di fare del bene ma poi finiamo per fare l’esatto contrario.

Liberacittadinanza ha sottoscritto una lettera e invita tutti a sottoscriverla e diffonderla.

http://www.liberacittadinanza.it/petizioni/lettera-di-appello-al-presidente-della-repubblica

E dato che siamo in tema di messaggi di fine anno: “Si svuotino gli arsenali, si colmino i granai”, Sandro Pertini, Messaggio di fine anno agli italiani, 1979

Cordiali saluti e buon anno.

Paola Re – Tortona (AL)