Amnistia o indulto? Ma anche no! [B-side]

Cecconetto Ermanno 1di Ermanno Cecconetto

Ho lasciato passare qualche settimana per far “sedimentare” l’argomento, visto che si era ammantato di uno squisito senso di appartenenza politica, più che di civile dibattito sul reale problema che sta dietro alla questione: il sovraffollamento delle carceri!

Come del resto accade sempre in Italia su argomenti che suscitano l’interesse pubblico, alla fine si arriva al tifo calcistico e si perde di vista il vero nocciolo del problema, lasciando poi ad altri il compito di metterci una pezza, che alla fine risulta essere più assurda del problema stesso.

Ed è proprio il caso delle carceri, perché il problema di per se è semplice: troppa gente nelle celle, poco personale per gestire i detenuti e sempre meno soldi per mandare avanti gli istituti di pena. La soluzione per molti è tutti fuori e tanti saluti!

Sinceramente penso che siamo l’unico Paese al mondo che pensa che un delinquente rimesso in libertà non ritorni dentro, perché anche se il sen. Manconi ha sbandierato che solo il 34% dei detenuti rimessi in libertà nel 2006 con l’indulto è rientrato in carcere, ciò non significa che queste persone non hanno continuato a delinquere, ma solo che non sono state colte con le mani nel sacco.

Sicuramente ci sono molti casi di persone finite dentro per sfortunate coincidenze che accetterebbero l’indulto come una seconda occasione, ma mi piacerebbe capire una semplice cosa : dietro al dibattito sul sovraffollamento delle carceri c’è veramente un movimento umanitario trasversale o forse più semplicemente si punta a svuotare le carceri per tagliare i costi?

Perché se è vero che ci sono istituti di pena sovraffollati, è altrettanto vero che ne esistono di nuovi mai avviati, che ci sono costati milioni di euro pubblici spesi per realizzarli e che vengono lasciati chiusi per mancanza di fondi.
Oltre al fatto che le Forze dell’Ordine ogni anno si trovano a dover affrontare bilanci sempre più magri, quindi spesso hanno difficoltà a contrastare efficacemente la micro criminalità.

Basta pensare alla scena da “barzelleta” accaduta a Vigevano poco tempo fa: una signora sente trafficare sulle tapparelle di casa e chiama prima il 113 e poi il 112, ma da entrambi si è sentita rispondere che non potevano intervenire perché l’unica pattuglia disponibile era già impegnata altrove. E Vigevano conta oltre 60mila abitanti, mica 600!

Senza considerare che molto spesso indennità e straordinari vengono pagati in forte ritardo, col risultato che il personale non è certo motivato.
Infine un aspetto che molti sembrano non considerare: la certezza della pena.

Sicuramente è giusto adottare metodi alternativi alla detenzione per i reati meno gravi, quali braccialetti elettronici, lavori socialmente utili e via dicendo, in modo che in galera ci vada chi realmente compie atti violenti, ma per tutti deve valere il principio che se sei condannato a determinati mesi o anni di detenzione, poi li devi scontare.

E se ciò non accade si alimenta l’aumento della microcriminalità, perché grazie a indulti e amnistie, questi delinquenti sanno di poter compiere atti illeciti ed esser rispediti fuori dopo poco tempo.
Insomma,  prima di parlare di amnistia o indulto come atto umanitario, sarebbe il caso di capire gli effetti che questo “fuori tutti” produrrebbe.
Forse tagliando un ente inutile e qualche sede istituzionale di troppo, i soldi per aprire le nuove carceri si troverebbero, che dite cari parlamentari? Ci possiamo provare?