Diritto di asilo per tutti? Quanta ipocrisia…[Controvento]

IMMIGRAZIONE: A LAMPEDUSA IN NOTTATA ALTRI 310 CLANDESTINIdi Ettore Grassano

Ma chi mai può essere talmente sadico e torturatore da non prevedere il salvataggio, in qualsiasi modo e forma, di persone che stanno morendo, nella fattispecie annegando in mare?

E, d’altra parte, quali governanti (o dirigenti politici) possono essere talmente ipocriti, o coglioni, o entrambe le cose, da sostenere che un Paese deve eliminare in toto il reato di clandestinità?

Queste le due domande che continuiamo a porci, in questi giorni di così grande (e corretta) attenzione mediatica sull’emergenza continua dei profughi africani che muoiono nel Mediterraneo sognando l’Eldorado Europa (non Italia, non più). Cercando di non cedere all’emotività, per quanto il tema lo consenta, ma invece di riflettere ‘in lungo’.

A leggere le cronache dei quotidiani, sembra che il punto sia decidere se mantenere o eliminare la legge cosidetta Bossi-Fini.

Mentre la questione è ben più ampia: se la legislazione in vigore è inadeguata, come la sostituiamo? E con quali obiettivi, oltre a quello indiscutibile di salvare vite umane in difficoltà?

A molti di voi, la settimana scorsa, non sarà certo sfuggita, sul tema, l’analisi del professor Soro, Alluvione demografica: un editoriale comunque da rileggere con attenzione, poiché evidenzia, numeri alla mano, come il fenomeno sia solo agli inizi, e destinato a crescere quantitativamente in maniera esponenziale nei prossimi anni.

Che si fa, dunque? Noi crediamo che sia assurdo abbandonare persone in mare, o punire chi le aiuta. Anzi, soccorrerli è d’obbligo, così come se incontriamo un moribondo per strada, in un fosso o uscito di strada in auto, abbiamo il dovere di aiutarlo.
Addirittura, perché non prevedere un incentivo per i pescherecci che, trovandosi in mare e scoprendo una simile emergenza, prestano il loro soccorso ai malcapitati? Puntare sul contributo attivo dei pescatori, pagati ‘a risultato’, costerebbe tra l’altro enormemente meno che mobilitare il nostro armamentario bellico da operetta satirica.

Comunque, una volta salvata la vita a queste persone, il problema rimane che farne: e, badate bene, l’idea di eliminare il reato di clandestinità fa ridere, è una belinata cosmica, che solo in un Paese di “chiagni e fotti” come il nostro può essere accettata come elemento di civiltà. E’ civile parcheggiare queste persone in campi di concentramento (sotto la totale responsabilità delle popolazioni isolane, peraltro dotate davvero di umanità e senso di accoglienza loro sì straordinaria, perché vera e vissuta sulla propria pelle), e poi distribuirli nelle varie regioni per tot mesi (vi ricordate i casi di Santa Maria di Castello ad Alessandria, e in altri centri della provincia?), per poi dire loro ‘ciao, arrivederci, buona fortuna?”. Cosa volete mai che facciano a quel punto centinaia di migliaia di giovani senza lavoro, soldi, radici e orizzonti, se non arrangiarsi? Mica penserete che possano campare tutti di elemosina nei parcheggi dei supermercati, o la domenica mattina davanti alle chiese, vero?

“Andranno in Francia, in Germania: noi siamo un passaggio”. Sì, ottimo: ma ad oggi vi risulta per caso che francesi, tedeschi ed europei abbiano manifestato questa intenzione di accoglienza, e di ‘apertura’? A noi pare di capire che è il contrario, ma siamo naturalmente pronti a ricrederci.

Non basta, dunque, invocare soluzioni europee da parte italiana: bisogna che l’Europa sia d’accordo.

A meno che. Ecco, ci viene un dubbio. Non è che, essendo l’Italia un Paese tecnicamente fallito sul piano contabile, e mantenuto in vita artificialmente dalle banche europee (che devono rientrare almeno in parte della loro ‘esposizione’, e lo stanno facendo), ci stiamo apprestando a ‘contrattare’ un bello scambio più o meno alla pari?

Ossia, così come gli States ci ‘sostennero’ per quarant’anni, dal piano Marshall in poi, per la nostra posizione strategica sul fronte ‘guerra fredda’, potrebbe ora succedere, mutatis mutandis, la stessa cosa, e l’Europa potrebbe farsi carico dei nostri debiti, facendo del bel Paese la ‘camera di compensazione’ dell’inarrestabile esodo africano! Badate bene: è un’ipotesi assai più concreta di altre che stanno circolando. Ma anche terribilmente complicata da realizzarsi: soprattutto perchè la stiamo ammantando di retorica ed ipocrisie di ogni tipo, su fronti uguali e contrari. All’italiana, diciamo.