Strage di immigrati: è colpa dell’Italia? [B-side]

Clandestini navedi Ermanno Cecconetto

La tragedia accaduta qualche giorno fa al largo di Lampedusa ha dato il via a tutta una serie di dichiarazioni che mi hanno lasciato basito.
Tutti a gridare “vergogna”, che così non va, che la legge va cambiata, si è istituita anche una giornata di lutto nazionale e via dicendo.
E’ stato  dipinto un quadro in cui l’Italia sembra direttamente colpevole di quanto accaduto, ma perché?

Colpa della Bossi-Fini che impedisce ai natanti di raccogliere clandestini, pena l’arresto, dicono ministri e politici; colpa di quei tre pescherecci che pur avendo avvistato il barcone, l’hanno lasciato al suo destino, dicono i superstiti.

In Italia sui vari “ dicono che” si apre un caso, sfruttando l’ondata di sdegno generata da certe immagini, molto spesso per portare acqua al proprio mulino politico, ignorando bellamente tutto quanto si è fatto o si fa sull’argomento.

Eppure quanti pescatori di Lampedusa si sono precipitati in mare per aiutare i sopravvissuti senza che nessuno di loro sia stato denunciato, come vorrebbe la stessa legge tanto contestata?
Quanti immigrati vengono raccolti dalla nostra Marina Militare ogni mese e pur essendo il nostro Paese in grave crisi economica, a queste persone viene garantita assistenza medica, vitto e alloggio durante il periodo di identificazione (spesso non facile)?
Paradossalmente, vista la crisi, ad un nostro pensionato converrebbe farsi un giro sul gommone …

La vicina Spagna tempo fa ha fatto fuoco su un gruppo di disperati che cercava di raggiungere la libertà e nessuno s’è indignato, mentre diamo la colpa all’Italia se 500 disperati si sono messi in viaggio dal porto libico di Misurata su un barcone che ne poteva accogliere molti meno.

Il ministro Kyenge è stata chiara: «Ora metteremo sul tavolo di lavoro strumenti per rivedere le norme sull’immigrazione e il reato di clandestinità. Spero che questa strage ci possa far riflettere sulla nostra posizione, sulle nostre frontiere, il nostro mare e soprattutto chiedere che questo dramma non deve essere affrontato da soli ma insieme all’Europa»

Queste dichiarazioni, insieme a questioni come lo “Ius soli”, non rischiano di generare false aspettative, col risultato di riversare verso l’Italia tantissimi disperati che magari oggi, nella paura di finire in galera, non tentano l’avventura?
Se si approverà un provvedimento come quello della cittadinanza per diritto di nascita, i pasionari di questo provvedimento sono pronti ad avere sulla coscienza tutte quelle donne incinte che periranno nel tentare il viaggio della speranza?

Certo, con l’aiuto l’Europa forse sarebbe possibile accogliere più persone, distribuendole nei vari Paesi, ma chi o cosa potranno mai costringere i suoi membri ad accettare la decisione di un singolo Stato di aprire le proprie frontiere a chiunque arrivi?

Vorrei ricordare che queste persone se cercano fortuna, ad esempio, in Francia vengono rispedite indietro dalla Gendarmeria a Mentone perché persone non gradite: questo è l’aiuto che ci riserva l’Europa.
Davvero l’Italia oggi, da sola, è in grado di garantire un sostegno a tutti quelli che lo cercano?
Perché è chiaro che se devi mangiare, accetti di fare qualunque lavoro, da quello in nero a quello sporco.

La criminalità organizzata già oggi fa shopping tra gli immigrati disperati che non riescono a trovare un lavoro onesto; abbassando la soglia di controllo cosa succederà?
Prima di cambiare la Bossi-Fini, perchè non velocizzare i tempi per ottenere un permesso di soggiorno?

Prima di garantire la cittadinanza per diritto di nascita, perché non fare una seria lotta al lavoro in nero, mettendo con le spalle al muro i tanti sfruttatori che ogni giorno campano sulla pelle di tanti disperati?

Insomma prima di mettere altri disperati allo sbaraglio sul suolo italico, perché non creare condizioni di vita umane anche per loro?