I tempi cambiano, ma a Novi la politica continua ad essere vissuta come una cosa seria, al di là delle mode. Per cui (mentre il suo principale rivale punta, nel presentarsi, sulla doppia identità: Rocco e Rocchino) Graziano Moro scalda i muscoli e si prepara al confronto delle primarie del prossimo 27 ottobre con grande metodo, e convinto di giocarsela alla pari con il blasonato consigliere regionale Muliere, sindaco in pectore da diversi mesi ormai. Senza naturalmente nulla togliere al terzo contendente, l’attuale assessore comunale alla Cultura Simone Tedeschi, che sulla carta pare però un po’ ‘schiacciato’ tra le figure dei due competitors più esperti. Incontriamo Moro nel suo ufficio di assessore provinciale ai Lavori Pubblici (ma le deleghe sono molto più ampie), al secondo piano dell’elegante palazzina liberty del quartiere Orti, e cerchiamo di capire con quali argomenti, e progetti, l’esponente della giunta Filippi si appresta a chiedere ai novesi la preferenza per essere, in primavera, il candidato sindaco del centro sinistra. In una partita tutta interna al Pd, anche perché parlare di egemonia, a Novi, sarebbe riduttivo: al di fuori del Partito Democratico ci sono partitini di sinistra a rotoli, e praticamente nient’altro, su quel fronte politico si intende.
Assessore Moro, pochi mesi ci disse: “non mi candido, ho già dato”, facendo esplicito riferimento alle vicende di nove anni, quando il suo nome fu in corsa fino all’ultimo come alternativa all’attuale sindaco di Novi, Robbiano. Alla ripresa autunnale cosa è cambiato?
Semplicemente a fronte di altre due candidature, Muliere e Tedeschi (due amici, peraltro) entrambe interne all’apparato del partito, mi è sembrato che, a questo punto, rinunciare sarebbe stato letto da tanti come un tirarsi indietro rispetto ad un’assunzione di responsabilità. Mentre, in tutta onestà, io mi sento addosso un sacco di entusiasmo, e la consapevolezza di poter dare un buon contributo, come primo cittadino, alla mia città.
Tre candidati, tre renziani: il resto del Pd che fine ha fatto, scusi?
(sorride, ndr) Non lo deve chiedere a me, lo sa bene. Però francamente non darei una lettura di questo tipo alle candidature. Ci sono tre persone che, all’interno del Pd, ritengono di avere le carte in regola, in termini di competenza, entusiasmo e anche disponibilità di tempo, per guidare il comune di Novi nel prossimo quinquennio. Che, credo sia evidente a tutti, non sarà un percorso in discesa….
Che fa, invece di promettere mari e monti, come da campagna elettorale standard, mette le mani avanti?
Guardi, ai novesi io parlerò chiaro da subito, anche se credo di averlo sempre fatto. Non avrebbe senso impostare una campagna elettorale basata su promesse demagogiche, che già si sa essere irrealizzabili. Esistono ormai vincoli di bilancio strettissimi, e regole da rispettare, a cominciare dal famoso, e famigerato, patto di stabilità. Oltretutto, e per fortuna, esiste ora l’obbligo, da parte del sindaco uscente, di presentare ufficialmente alla cittadinanza, novanta giorni prima delle elezioni, la relazione di fine mandato, certificata dall’organo di revisione. E qualsiasi progettualità vera, realizzabile, non può che partire da lì: dallo stato dell’arte da un lato, e dalle risorse disponibili dall’altro.
In attesa di leggerla e analizzarla, questa relazione, lei che giudizio dà dell’operato della giunta Robbiano?
(si ferma un attimo, e pesa le parole, ndr) Credo che abbiano fatto il possibile, in rapporto anche al livello di conoscenza ed esperienza che avevano. Dal 2008 ad oggi i comuni, e Novi non fa eccezione, si sono trovati a fronteggiare un’emergenza dietro l’altra, una serie di ‘tagli’ pesanti, e una diminuzione costante delle risorse. Diciamo che l’attenzione rispetto al controllo rigoroso della spesa c’è stato: e con quel che è successo in comuni anche vicini, come Alessandria, non è poco. Sicuramente si sarebbe dovuto cercare di fare di più sul fronte della manutenzione della città: dalle strade al verde pubblico, per essere concreti.
Ma se dovesse toccare a lei l’eredità Robbiano, farà qualcosa di davvero diverso?
Sì. Proporrò un vero cambio di paradigma, e la creazione di un fondo di ammortamento e accantonamento, da creare limando la spesa corrente, da utilizzare per gli investimenti. Come fare? Analizzando nel dettaglio le uscite, euro per euro: sono certo che esistano ancora spazi per recuperare risorse. Che andranno investite in primis nel decoro urbano: strade, giardini, illuminazione pubblica, scuole. Questo in primis oggi i cittadini chiedono al loro comune, ai loro amministratori.
Graziano Moro sarebbe sindaco a tempo pieno?
Pienissimo: non credo, francamente, che certi ruoli si possano svolgere bene part time, o addirittura vivendo fuori città. E questo, parliamoci chiaro, pone un problema di agibilità democratica, me ne rendo ben conto: nel senso che un giovane o una giovane capaci, con un mestiere tra le mani o in costruzione, perché mai dovrebbe, a 30 o 40 anni, mollare tutto per cinque anni per fare l’assessore o il sindaco di Novi, o di un’altra realtà come la nostra? Quindi il rischio evidente è che certi ruoli diventino prerogativa solo di alcune categorie di persone. Personalmente, ho sempre cercato di conciliare il mio ruolo di lavoratore dipendente (fuori sede, peraltro) con quello di consigliere comunale, ai tempi. Ma da quando sono assessore in Provincia sono in aspettativa, e così farò se i novesi dovessero scegliermi come loro sindaco.
Novi è città di anziani, e di giovani in fuga?
Non sarei così drastico. A Novi c’è un’età media molto elevata della popolazione, su questo non c’è dubbio. E questo il comune dovrà sempre più tenerlo in considerazione, in termini di erogazione di servizi sociali e assistenziali ad hoc. Ma Novi è anche, nonostante la crisi del mondo del lavoro, la parte più forte e dinamica dell’economia provinciale come è sempre stato. Abbiamo saputo cambiar pelle nei decenni, e adeguarci al mutare delle esigenze del mondo della produzione, e del lavoro. Certo l’università non c’è, e chi vuole seguire determinati percorsi, prima di studio e poi professionali, deve spostarsi. Ma è il destino comune di tutta la provincia italiana. In compenso però le opportunità professionali, per i giovani, sul nostro territorio ci sono ancora: e abbiamo casi di nuovi insediamenti produttivi persino in questi mesi, il che fa ben sperare.
Sul fronte Terzo Valico lei è sempre favorevole, o ha cambiato opinione?
Rimango sempre fermo sulle mie posizioni: la valutazione sulla strategicità delle grandi opere compete al Governo. Ma, come amministratore locale, posso chiedere, ed esigo, che tutte, ma proprio tutte le procedure di impatto ambientale e di sicurezza siano rispettate. Altrimenti non si deve neanche partire, poche storie. Non solo: il progetto deve prevedere concrete ricadute positive sul territorio, e in particolare sui comuni direttamente interessati dall’opera. Non possiamo essere quelli che vedono semplicemente passare il treno sotto casa, e fanno ciao ciao con la manina. Quindi da un lato opere compensative (strade e gallerie, compresa la tangenzialina di Novi, appunto), dall’altro sviluppo per la logistica di casa nostra. Sono per un progresso sostenibile, e concreto: il Terzo Valico va bene, se porta sviluppo e occupazione permanente anche a casa nostra. Come? Il cervello della logistica hi-tech, gli ingegneri gestionali che gestiscono i flussi delle merci non devono lavorare da Singapore, ma si dovrebbe creare qui da noi un centro di logistica all’insegna dell’innovazione. Ci sono dati che evidenziano come un ingegnere si porta dietro, a livello occupazionale, altri 5,6 posti di lavoro. Un indotto straordinario.
Assessore Moro, facciamo un’ipotesi: lei vince le primarie. Poi con chi si allea? Mica pensate a larghe intese anche su scala locale?
Ma no, quali larghe intese. Mi lasci prima ricordare che alle primarie del 27 ottobre possono votare tutti i residenti a Novi che abbiano compiuto 16 anni di età, e che accettino di essere inseriti nell’albo elettorale del Pd. Che non è iscrizione al partito, attenzione, ma una semplice dichiarazione di vicinanza al Partito Democratico. Detto questo, le alleanze devono essere costruite dialogando con tutti, e per quanto mi riguarda in maniera assai allargata: dobbiamo conquistare voti al di fuori del nostro elettorato tradizionale, e tra i tanti incerti e delusi. Un ruolo essenziale sarà quello delle liste civiche di ispirazione riformista, ed essere in grado di dialogare con tanti ‘pezzi’ e anime della città che chiedono voce e rappresentanza.
Nel frattempo nei prossimi mesi si concluderà il suo percorso di amministratore provinciale. Delle Province che ne sarà?
Siamo tutti in attesa di capirlo. Ci sono da definire i disegni di legge che le riguardano: se così non fosse, in primavera si dovrebbe votare comunque. Credo che il governo Monti abbia, su questo fronte, commesso errori gravi, pesanti: raccontando anche grosse bugie. Non hanno fatto spending review, ma tagli di risorse indiscriminati, togliendo alle Province finanziamenti che spettavano per legge, e strangolandole. Personalmente rimango convinto (ma la pensa come me anche Mario Draghi, presidente della Bce, per fare un esempio non qualunque) che la strada avrebbe dovuto essere quella dell’accorpamento e della razionalizzazione, non della soppressione. Le conseguenze le sperimenteremo nei prossimi anni, temo.
Assessore, lei ha 58 anni, ed è in politica da quando era ragazzo. In famiglia sono rassegnati, la esortano a smettere o che altro?
(si fa una bella risata, ndr) Ho un nipotino di 4 anni, pochi perché si possa esprimere sull’argomento. Moglie, figlio e figlia invece mi hanno sempre sostenuto, sono abituati a vedermi in pista. Mio figlio peraltro, che a 31 anni ha deciso di smettere con la pallavolo da professionista (ha giocato l’ultimo campionato a Ravenna, in A1) e di tornare sul territorio, sta cominciando ad appassionarsi ad alcune tematiche sociali e politiche, discutiamo spesso. E non nego che mi faccia piacere….
Ettore Grassano