I crociati [Il Superstite 155]

arona-2di Danilo Arona

Frequentando Facebook e annusando l’aria che tira (la famosa “musica che gira intorno”), si percepiscono e pure si leggono spiacevoli segni di insofferente e scarsa tolleranza verso il prossimo in genere. Non voglio sostenere che trattasi di prodromi di guerra civile, ma spesso ci si azzuffa per cause inesistenti se non ininfluenti. Peraltro, chiedetelo a qualsiasi avvocato, il boom delle cause civili lo si registra per le liti condominiali, spesso provocate dalle più demenziali pretestuosità, faccende che faresti fatica persino a descrivere. Mi si può replicare, e a ragione, che la gente sempre più si ammazza per i più futili motivi (che so, una mancata precedenza, ma va da sé che sotto certi eventi sta lievitando il più putrido dei malesseri…) e che certe faccende condominiali non sono poi tanto futili (soprattutto quando certi disgustosi galantuomini avvelenano il cane del vicino perché abbaia…), però negli ultimi tempi, soprattutto nelle risse da social network, si leggono esempi sconcertanti.

I vegani, o i vegetariani in genere, sono ad esempio tra i più attaccati. Da chi? Ovvio, da chi non lo è. Però i vegani neppure ci provano a fare proselitismo e, quando e se lo fanno, agiscono con molto garbo. Gli altri li attaccano in modo rude, quasi sempre ai limiti dell’insulto o del pesante sfottò. Si potrebbe commentare che già qui è visibile l’effetto della carne, soprattutto quella rossa, che rende chi la consuma iracondo e suscettibile, ma glissiamo. O magari i crociati della supremazia della fettina sono semplici e preoccupati macellai. Un dato di fatto: i vegani non hanno bisogno di sponsor se anche Veronesi non nasconde che l’unica salvezza dalle aggressioni ambientali cancerogene sta in un’alimentazione il più possibile vegetale. Un dato lapalissiano forse può far incarognire ulteriormente chi non lo approva a prescindere. E voglio precisare che io occasionalmente mangio carne, ma sottoscrivo che una settimana, o magari due, di alimentazione solo vegetariana mi fanno benissimo, mi depurano e migliorano il mio umore.

Ci sarebbero molti altri esempi da fare. E magari ci torneremo. Però l’ultima crociata di cuiCrociati ho letto, proprio su Facebook, ha riguardato il Capodanno alessandrino, ultima edizione di sabato scorso, e ci tocca. A quanto si è letto, la decennale manifestazione inventata da Monica Moccagatta e Marco Beria a una sparuta ma verbalmente produttiva minoranza proprio non va giù perché, mio legittimo sospetto, non è mai andata giù. Con argomenti che vanno (elenco a memoria) dall’alto volume della musica ai cantanti stonati, dalla festa collettiva come espressione di berlusconismo all’uso politico che ne farebbe l’attuale sindaco di Alessandria. Si può sorvolare con magnanimità sugli argomenti dell’esibito sciocchezzaio (chissà quanto Berlusconi c’era in quelle belle feste dell’Unità che negli anni ’60 e ’70 invadevano più di un quartiere alessandrino con canti e balli sino all’una di notte…), ma colpiscono il furore polemico e la tagliente verbosità di chi non è disposto a sopportare una notte (una!) su 365 un po’ sopra le righe, molto spontanea e vivace, dove non si consuma alcun reato e ci si diverte per qualche ora, dimenticando i molti guai collettivi. Alla luce e non nelle tenebre dove spesso si consumano dei reati.

Esiste un film passato un po’ sotto silenzio che s’intitola Rock of Ages, in cui Catherine Zeta Jones interpreta una donna conservatrice e cattivissima che vuole eliminare il rock’n’roll dalla città di Los Angeles, andando con cartelli e affini signore benpensanti a protestare davanti allo storico Bourbon Club di Hollywood. «Lì dentro si suona e ci si diverte! Chiudetelo!», urla a un certo punto la bella ex moglie di Michael Douglas.
Appunto.