L’affresco di vita di una coppia straordinaria [Cavaliere di Monferrato]

claudio_martinotti_doriadi Claudio Martinotti Doria
www.cavalieredimonferrato.it

“I tesori della Valle di Tufo” è un affresco di vita intensamente vissuta e descritta con stile forbito e poetico da Mario Paluan, una persona che dall’adolescenza in poi si è reso consapevole di aver avuto il privilegio, raramente concesso nella vita, dell’amicizia di una coppia di personaggi straordinari.
Inevitabile identificarsi con quell’adolescente sensibile e velato di malinconia, che sentendosi inadeguato ed immaturo con profondo rispetto cerca di cogliere l’essenza dei luoghi e dei protagonisti, senza alcuna piaggeria, con spirito critico, senza celare nulla di compromettente o imbarazzante, soprattutto verso se stesso.

Con affascinante piglio narrativo l’autore illustra vicende vere legate ad alcuni simboli della storia monferrina, come le famose Grotte dei Saraceni nel comune di Ottiglio, accompagnando i protagonisti della sua memoria biografica, che sono Aldo di Ricaldone e la moglie Matilde Izzia, che questa terra di Monferrato hanno tanto amato e saputo cogliere ed interpretare, storicamente, culturalmente ed artisticamente, cui hanno dato molto e ricevuto poco. Il primo è stato una pietra miliare della storiografia del Monferrato, autore degli Annali del Monferrato e del Monferrato tra Po e Tanaro, che sono testi fondamentali per tutti gli studiosi ed appassionati. La seconda è stata una pittrice di talento e l’angelo custode vivente del marito che con lui si è rifugiata nel loro affascinante Romito tra le colline di Ottiglio e Olivola, presso Moleto, molte volte intrigantemente descritto nel libro.

L’autore ci fa immergere autenticamente nel loro vissuto quotidiano, irto di difficoltà, dovuteI tesori della val di tufo soprattutto al temperamento (si intuisce tendente alla misantropia) di Aldo di Ricaldone ed alla sua coerenza morale coi suoi valori di riferimento che sosteneva a scapito dei suoi interessi, fino a perdere per sempre ogni fonte di reddito per una sorta di boicottaggio ed isolamento coercitivo.
L’autore rivela in diversi passaggi una notevole capacità di introspezione ed autoanalisi che può essere solo il frutto di un lungo lavoro di autocritica ed evoluzione spirituale che consente di scoprire i propri limiti e le ripercussioni sugli altri del proprio agire. Questo lo ha facilitato in questa delicata operazione di recupero della memoria di un periodo pluridecennale della sua vita, nelle sue interconnessioni coi coniugi di Ricaldone.
Quanta tristezza ed amarezza trasmettono i ricordi dei gravi disagi patiti dai coniugi di Ricaldone per le ristrettezze economiche ingiustamente subite e per lunghissimo tempo, per tutto il corso finale delle loro vite, che provocheranno angoscia e disperazione e ne mineranno irreversibilmente la salute, alterando l’autenticità dei rapporti sociali e minandone la dignità e fierezza identitaria, appartenendo ad una nobiltà non solo di nascita ma soprattutto morale.
Ulteriore conferma di come l’aneddotica popolare sia saggia e realistica nel suo apparente cinismo intrinseco, lo rivela la pertinente nota “Chi ha pane non ha denti e chi ha denti non ha pane” che trova corrispondenza nella cultura orientale nel meno noto ma non per questo meno efficace “Ciò che insegui ti sfugge, ciò cui sfuggi ti insegue”.

Purtroppo queste formule si attagliano perfettamente alla vita dei coniugi di Ricaldone descritta nel libro. Troppe volte si riscontra quanto sia difficile far incontrare in tempo utile le persone giuste al momento giusto con reciproco vantaggio (in tal caso uno scrittore con l’editore ed i committenti e la pittrice con gli estimatori ed acquirenti), e nel libro questa sorta di beffa esistenziale è ben descritta con sintesi raffinata, emerge anche l’asprezza e crudeltà che la vita a volte riserva, senza autoassoluzioni di comodo e lasciando il dubbio latente sulla validità delle scelte effettuate.
Anche in questo caso, l’ennesimo, la realtà conferma quanto siano poco apprezzati, finché sono in vita, gli artisti e le persone di valore, con l’aggravante della generosità e fiducia mal riposta, e quanto siano invece valorizzate e sfruttati da morti. Essendo persona pragmatica (pur avendo sensibilità e formazione anche in campi parapsicologici, come la pittrice Izzia, protagonista del libro) preferirei che le persone di talento e valore ricevessero giusti riconoscimenti finché sono in vita. Dopo possiamo solo cercare di porre rimedio almeno nella reputazione e correttezza dell’informazione che li riguarda e contribuire a diffonderne i meriti, ma a goderne i benefici materiali saranno altri, magari indegni.

Il Volume pubblicato da Fornaca scritto da una quarantina di storici, studiosi ed esperti locali, tra cui l’autore della recensione e l’autore del libro recensito

L’editore del libro è l’instancabile Lorenzo Fornaca, professionista veramente appassionato del Monferrato, che con coerenza e perseveranza da sempre cerca di valorizzarlo, fin da epoche remote e non sospette, quando era una voce nel deserto. Quest’opera è contigua come proseguimento integrativo con la precedente MONFERRATO, SPLENDIDO PATRIMONIO, la cui lettura è consigliata per coloro che si dedicano al Monferrato con l’intento di promuoverlo e valorizzarlo, affinché possano rendersi conto di quali difficoltà si siano dovute affrontare e si dovranno affrontare ancora in questa ardua e strenua impresa.