La politica cincischia, e le imprese fanno ciao: altro che terra promessa! [Controvento]

Parlamento vuotoOggi torna a riunirsi il consiglio dei ministri, mentre le Camere si rimetteranno al lavoro il 6 settembre. Anche se c’è stata, veramente, una seduta ‘burletta’ l’altro giorno, contestata dai soliti grillini ‘immaturi’, ossia che ancora non hanno capito le regole del galateo istituzionale, e insomma come si sta a tavola.

Prepariamoci, comunque, alla ripartenza dello snervante tormentone sull’Imu prima casa, la cui prima rata fu ‘sospesa’, e rispetto alla quale sembrava fossero alle porte chissà quali trasformazioni. Il problema, in realtà, è sempre quello della coperta corta: nel 2013, ma ancor più negli anni a venire, se gli standard europei di riduzione progressiva del rapporto tra Pil e debito pubblico verranno fatti rispettare anche al nostro Belpaese.

Anche lasciando da parte la questione Berlusconi (ma così non sarà, e per tutto settembre sarà quello il tema che terrà banco: fumo negli occhi degli italiani per distoglierli dai problemi veri), ci pare che il rischio sia, nelle prossime settimane, un nuovo ‘tira e molla’ su Imu, Tares, Service tax e chissà quali altre capriole terminologiche, per  non riconoscere che la questione è immutata e strutturale. Altro che la terra promessa di Enrico Letta, versione Eros Ramazzotti. “Ma cosa è cambiato di concreto in queste settimane di vacanza? Come fa questo a parlare in maniera impunita di terra promessa così, in astratto?”, mi chiedeva l’altra sera un amico, con ragione:  “ma qui ormai si campa di slogan, mica bisogna dimostrare nulla”, gli ho risposto, scoraggiato. E terra promessa in fondo suona meglio di baratro e dissesto, no?

Eppure cosa è cambiato? La nostra spesa pubblica (con tutti i suoi sprechi, certamente: ma anche con i servizi e le prestazioni che offre, dalla sanità pubblica alle pensioni) diventa sempre più insostenibile, e sperare di riequilibrare i conti dello Stato agendo soltando sulla leva della lotta all’evasione fiscale è illusorio. Sia perché il ‘recupero’ reale di risorse è 10 volte inferiore al livello di accertamenti formali che vengono periodicamente strombazzati, sia perchè, con un sistema economico destinato a ‘stabilizzarsi’ al ribasso, il nostro attuale regime fiscale, per chi lo rispetta in toto, è già oggi insostenibile. E poi, in tutto il mondo civilizzato, per cercare di incentivare la gente a rimboccarsi le maniche si propongono incentivi economici e fiscali, non si inaspriscono le imposte.

Sempre più ci capita di incontrare imprenditori, piccoli e meno piccoli, che sono tutt’altro che inoperosi: semplicemente, decidono di operare, in toto o spesso in parte, all’estero, in territori che percepiscono come più affidabili, e meno ostili. “Questa è casa mia, e un piede qui lo tengo: ma se devo investire 10 milioni di euro secondo te mi fido e affido a questo Stato, e alle sue regole folli, e mai certe?”. Eh già….voi, al posto di questo imprenditore, che fareste, se non cercare altrove la vostra terra promessa?
Ps: Ecco un altro esempio di azienda, la Biffi Spa di Bergamo (ha costruito anche il Golf Club Val Curone di Momperone), che chiude con una valanga di crediti non riscossi dalla Pa. Che ora arrivano, ma vanno…alle banche!