Dead Dog Walking [Il Superstite 151]

arona-2di Danilo Arona.

Esistono tanti argomenti e altrettante parole da dedicare all’ottima antologia curata da Gian Filippo Pizzo e Walter Catalano Sinistre presenze (Bietti Editore), ma il più importante, data la stagione, proviene da uno racconti più efficaci e fulminanti, quello di Dario Tonani intitolato L’autostrada dei cani perduti,  apologo  straordinario e scioccante che s’ispira alla orripilante piaga italiana dell’abbandono degli animali durante la stagione estiva e che immagina le povere piccole vittime del nostro cinismo in grado di tornare a casa dai loro padroni che li hanno appena abbandonati. E qui non mi dilungo, perché lo spoiler sta a un millimetro, ma l’apologo, per quanto fantastico, gronda di realismo domenicale e di surreale vacanziero.

Dalle parti, insomma, di quel fantastico quotidiano così codificato da un critico cinematografico che si chiamava Leo Pestelli, folgorato all’inizio degli anni Settanta dalla visione di Duel, il film che Spielberg trasse da un racconto del maestro da poco defunto Richard Matheson.

Matheson, Spielberg, Pestelli, Tonani…: come vedete, bastano poche righe per scoprireDeaddog unità d’intenti e visioni “connesse”. Ma ci si può spingere ben oltre. Ovvero, lanciare lo sguardo al di sopra di un fertile magma divulgativo che comprende la genialissima raccolta di racconti di Carlo Lucarelli Autosole (Rizzoli, 1998), short stories tutte ambientate in coda sull’autostrada, nerissime e borderline, tramite le quali la stessa autostrada si trasforma nel biblico serpente demoniaco “dalle scaglie fitte che lentamente si allunga, si stende, abbagliante di riflessi e attende, immobile, sotto al sole, respirando piano al ritmo roco dei motori accesi”, per poi transitare a un più che rappresentativo racconto dell’autore californiano Dennis Etchinson, Solo di notte, contenuto nell’antologia curata da Giuseppe Lippi e Kirby McCauley Racconti senza respiro (Mondadori, 1981), per il quale si scrisse: «Chiunque ha viaggiato a lungo in automobile può rendersi conto di come questa storia colpisca perfettamente nel segno». Ed è vero perché stiamo parlando di un autentico incubo on the road ambientato nel quanto mai funzionale deserto del Mojave, attraverso il quale si può viaggiare “solo di notte”, con  motel ai lati del percorso che paiono aperti ma non lo sono. Per citare anche qualcosa che mi riguarda molto da vicino (perché ogni tanto lo si può fare), ovvero il racconto Codalunga scritto dalla mia metà oscura Fabienne Brusca (in senso letterale trattandosi di mia moglie), che descriveva nel 1988 un mondo in cui capitavano cose del genere:

«E’ da sei mesi che c’è la coda in autostrada. E’ come se il week-end non si fosse mai interrotto. Si sono messi in marcia tutti assieme ed è cominciata così. L’esodo sta ancora durando e Codalunga, da quella notte, sta massacrando dei bambini. Ma non capisci? Lo hanno creato loro, Codalunga. E’ il loro senso di colpa, che in qualche modo è riuscito a darsi forma per il lercio egoismo di cui sono imbevuti. Fino a poco tempo fa c’erano i cani al posto dei bambini e nessuno protestava perché sembrava tutto normale. Si va in vacanza e paf!, una pedata al bastardino e chissenefrega se subito dopo qualcuno lo tritura sotto una tonnellata di ferraglia? Chissenefrega? Lo abbiamo fatto per anni. E stanotte eccoci qui a stupirci. a inorridirci, perché… perché CI SONODEI BAMBINI AL POSTO DEI CANI?»

Capita, vero, l’antifona?
E allora perché insistete, assassini senza cuore e senza cervello? Questa cosa che avete appena letto non è affatto fantascienza.