Corso Roma #8 [Un tuffo nel passato]

frisina_caldi Tony Frisina.

Darei non so che cosa per possedere fra le mie raccolte lo scudo pubblicitario, la meravigliosa insegna, che troneggia all’angolo di Corso Roma con Corso Crimea. Era l’insegna del Caffè – Ristorante Vittoria. Come ogni locale che si rispetti (di quell’epoca – siamo nel 1910) non poteva mancare una adeguata insegna pubblicitaria.

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Il Caffè Vittoria, che ha resistito fin verso gli anni ’70/80 del secolo scorso, potrebbe raccontare migliaia di aneddoti e potrebbe ricordare altrettanti avventori autorevoli. Non ultimo il grande pittore Pietro Morando (che ho avuto l’onore di conoscere), il quale trascorreva parte del tempo al Vittoria, oltre che con amici e conoscenti, disegnando “sul retro” dei tagliandi con il prezzo delle consumazioni. Una bella esposizione di diversi anni fa ha avuto proprio come soggetti queste “obliterazioni d’artista”.

E ora un servizio apparso su un giornale negli anni che furono… Buona lettura!

Caffé e bar.
Il nuovo anno ha visto la nostra città arricchirsi di nuovi ritrovi eleganti. Primeggia fra tutti il Gran Caffè Roma, condotto dal mago dei baristi sig. Gardella, e gli seguono d’appresso il caffè della Galleria, esercito dall’ottimo sig. Ottazzi, ed il caffè Ligure, rimodernato da poco e diventato proprietà dei fascisti.

Fra tutto lo sfarzo di eleganza e di luce per cui brillano i detti ritrovi, una cosa però dobbiamo rilevare a riguardo non solo dei caffè sopramenzionati, ma di tutti i bar in genere, ed è che le bibite sono troppo care!

Come è mai possibile che un vermout semplice, debba ancora costare ottanta centesimi, un americano altrettanto ed un cognac due lire?

Tutti sanno che i liquori all’ingrosso hanno subito forti ribassi, come mai dunque i prezzi al minuto si conservano così elevati? Ed anche il caffè non è tempo che venga pur esso ribassato?

Se tutti questi esercizi prosperano e possono sostenere enormi spese di rinnovamento e di lusso si è perché i guadagni sono certamente enormi: non sarebbe quindi forse meglio che si profondessero meno denari nell’esteriorità, e si scontentasse di più il pubblico con tariffe più equanimi?

Lo credano i signori esercenti, l’unico rimedio per far buoni affari è quello di vendere roba buona e a modici prezzi.

LA FIAMMA Settimanale Socialista – Organo della « Cesare Battisti » Anno IV – N. 2 – Alessandria, 20 Gennaio 1922