Saluteremo il Signor Padrone [U Gnacapiöğ]

Bona Giorgiodi Giorgio Bona.

I senatori del PD hanno votato contro l’emendamento che riproponeva il ripristino dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori cancellato dalla Ministra Fornero.
Come se non bastasse si aggiunge la minaccia di espulsione dal partito del presidente della comunità montana della Val Susa perché è un simpatizzante NOTAV.

Il diritto al lavoro e la libertà di opinione sono sacrosanti diritti sanciti dalla nostra costituzione, qualcuno la definisce la più bella del mondo, quella che il periodo peggiore della politica italiana vuole cambiare.

Parto da qui per riprendere ciò che avevo scritto nel mio ultimo post su sacrosanti diritti che sono dati per scontati, ma che sono stai invece conquistati con durissime lotte e sacrifici.

Non a caso avevo fatto riferimento a Maria Provera, la passionaria delle mondine, e il suo duro impegno culminato con l’arresto per la conquista delle otto ore di lavoro.
Il mio carissimo amico Roberto Piccinini nel suo commento all’articolo ha scritto una sacrosanta verità: chi non sa da dove proviene non sa neppure dove vuole andare.

Allora questo PD che non sa dove sbattere la testa e che cade sempre a destra perché, forse,aVauro articolo 18 destra, quando si arriva in terra l’atterraggio è più morbido, non può dimenticare un secolo di lotte dove quel benedetto articolo era un sacrosanto diritto di rivendicazione a soprusi e prevaricazioni.
E allora partiamo da lì, perché le grandi conquiste non sono mai piovute dal cielo. È bello ricordare dunque quando nel 1906 le mondine piemontesi in sciopero entrarono alla stazione di Vercelli e occuparono i binari sdraiandosi, perché i padroni avevano chiesto l’intervento di stagionali dall’Emilia e dal Veneto per non fermare la monda del riso.
Nonostante la carica dei carabinieri a cavallo rimasero stese per impedire l’arrivo del treno con le “crumire”.

Fu una bellissima pagina perchè segnava l’inizio di una contesa che portò per la prima volta in Europa un accordo che prevedeva le otto ore di lavoro.
Chi sono questi che vogliono farci credere che il paese va avanti e che i tempi sono cambiati?
Questa è la nostra verità, questa è la nostra storia.