“Non serve più …” In margine alla sentenza Mediaset

Berlusconi riflessivodi Pierluigi Cavalchini.
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Facendo alcune valutazioni a caldo, (in fondo  sono passate solo poche ore dalla sentenza della Cassazione), si può dire che l’operazione è pienamente riuscita. A ben vedere, più un’operazione interna al CentroDestra che un attacco della Magistratura o chissà quale altra macchinazione. Molto semplicemente il “grande vecchio” non serve più.

Lo aveva già capito prima delle ultime elezioni e aveva cercato (Silvio Berlusconi) di togliersi dalla politica attiva in punta di piedi passando al giovane Alfano lo scettro dei “moderati”, di coloro – la maggioranza in questa nostra Italietta – che non amano i cambiamenti, che vivono di poco, che aspirano a poco che sono per le tradizioni e per le cose semplici (tranne una minoranza degli stessi che vive tra yachts, Ferrari, piscine e Daiquiri. Per poi, magari, scoprire – i primi – che queste cose semplici non ci sono più, che nemmeno più i capibastone riescono a farti trovare un posto ai parenti e che, a furia di tagliare spese, ti sei creato una gabbia in cui ti sei condannato a vivere. E  i secondi gongolano e  ti fanno votare per i loro stessi candidati.

A loro, a tutti loro, si è rivolto Silvio Berlusconi nelle ultime elezioni, inventandosi alcuni slogan ad effetto, uno per tutti “battaglia contro l’IMU” e riprendendo la parvenza di combattente che ne ha fatto uno dei suoi tratti caratterstici. E così, un buon dieci  milioni di italiani gli sono andai dietro. Ma, lo sapeva anche Lui…., quella sarebbe stata l’ultima occasione di piazzarsi nelle pubbliche piazze e “imbonire”. Era stato richiamato in condizioni disperate, con il PDL a meno 18 dall’avversario di sempre e con una condizione generale da “redde rationem”.
Tutti sapevano delle decine di processi che lo attendevano ancora, sia  di carattere economico, sia etico-morale, sia fiscale, ma tutti, a cominciare da molti dei suoi più stretti collaboratori, non se ne sono minimamente preoccupati e, come si dice, hanno spremuto il limone fino all’ultimo. E oggi si può ben dire che l’operazione sia a termine e chi se ne dispera meno sono proprio alcuni dei suoi più vicini collaboratori. Ora non c’è un partito allo sfascio, non c’è il timore dell’onda vendicativa della sinistra e di tutto quanto di può portare dietro. Oggi c’è il Governo delle Larghe Intese, il Governo, prima di tutto del Presidente Napolitano, che da questa sentenza esce più forte e resistente che mai. Addirittura soffoca, prima ancora che sia rinata, la stessa idea di un rilancio di Forza Italia che – timidamente – un cupo Berlusconi ha evocato nella sua videocomunicazione delle Ventidue, sempre in questo storico Primo Agosto.

Un uomo sconfitto, che prova a fare un bilancio della sua calata in politica più per darsi una motivazione che per vera consapevolezza. Che evoca il novembre del ’94 e, ancor prima la triste (per Lui e colleghi) stagione di Tangentopoli. Che chiama l’avversario di sempre “comunista” senza particolari precisazioni, che non capisce che il Governo che ha contribuito a far nascere è lo stesso che ha decretato la sua definitiva fine. Il Collegio giudicante del Tribunale di Cassazione, non certo formato da “toghe rosse” o particolarmente coinvolte in politica, non ha fatto altro che suggellare quello che era stato suggerito dallo stesso Procuratore di Cassazione: mantenimento della pena e revisione dei termini di interdizione dai pubblici uffici.

Sentenza magistrale che, dati per scontati alcuni artifici di rito (dall’appello alla Corte Europea al riavvio del procedimento a Milano), consentirà a Berlusconi di restare per lo meno ancora tre  mesi in Senato, portando a livelli di ebollizione, la già agitata vita politica romana. E’ molto probabile che in questi tre mesi si verifichino alcuni fatti che, fin da queste prime ore, cominciano ad agitare il web a firma dei principali protagonisti di questa “estate dei chiarimenti”. Civati e un pezzo di PD sono per un confronto immediato, visto che “non è possibile governare con chi è stato condannato in maniera definitiva”. Il segretario Epifani che fa capire che potrebbe portare tutto il Partito Democratico, con conseguente voto in aula, ad un impeachment pubblico se il PDL non prenderà le distanze in tempo. Sul “come” e sul “quando” non si esprime e  lascia la patata bollente a Cicchitto e co. E potrei continuare con centinaia di altre dichiarazioni che anticipano quello che sarà il passaggio prossimo “al tornasole” e cioè la richiesta di uscita definitiva di Berlusconi dal Parlamento, visto che su questo i giudici non si sono ancora espressi.

In realtà anche questa pagina è già stata scritta e sottofirmata, sempre con l’avallo del Presidente della Repubblica che mai, come in queste fasi, è dovuto intervenire per salvare il salvabile, perdendo ore in telefonate e serate in chiacchierate tutt’altro che amichevoli. A quella votazione, che si faccia o non si faccia, si arriverà con una nuova compagine centrista (volendo usare un termine desueto), di “garanzia” usando una parola più “lettiana”, che sarà ben contenta di non avere più l’intralcio Berlusconi e che avrà già messo le premesse per le prossime elezioni. Non più un salto nel buio senza Berlusconi e con il rischio che proprio il “porcellum” faccia stravincere il centro-sinistra ma un quadro nuovo che può fare a meno tanto di Berlusconi, quanto delle agevolazioni del “porcellum”.

Forse molti degli attuali quarantenni d’assalto del PDL e delle altre formazioni di centro destra si sono resi conto (cosa su cui lavora Napolitano da tempo) che le garanzie godute dalle fasce sociali di riferimento saranno comunque tutelate anche senza Berlusconi ed i suoi proclami, sinceramente un po’ demodè. Questo, a destra, è stato compreso ed applicato; a sinistra, invece, qualcuno si è accorto che è cambiato tutto? Beh, si farà presto a vedere.

Se è vera l’analisi appena fatta, archiviata la lunga parentesi berlusconiana, si apre un’autostrada sulla quale sarà interessante capire quali sono gli schieramenti in gara e, soprattutto, se hanno ben chiaro quale sia la posta in gioco. Tutti i parametri di riferimento precedenti sono saltati e, ormai, tutti giocano con modalità e caratteristiche nuove e autonome. Il voto di fiducia si otterrà solo sulle idee e sulle proposte chiare, non più sulle promesse finte e gli scambi di favori. E se questi ultimi avessero ancora spazio uno dei principali obiettivi delle forze sane dovrebbe proprio essere quello di estirpare ogni forma di voto di scambio o “ingannevole”.

Richiamo solo per puntiglio quali dovrebbero essere i primi obiettivi su cui puntare:
– reindustrializzazione moderna dell’economia italiana (basata sulla “green economy e sul rinnovamento e l’innovazione),
– riaffermazione dell’identità italiana in Europa (anche con opportune manovre di riequilibrio monetario e bancario),
– semplificazione delle procedure amministrative di qualsiasi tipo, controlli nella formazione dei capitali e nella gestione delle rendite,
– vera lotta all’evasione con conseguente alleggerimento del peso fiscale,
– mantenimento di un buon livello nella gestione dei servizi nazionali (dallo scolastico al sanitario, dai trasporti all’energia),
– alleggerimento adeguato del “peso della  politica”.

Se su queste cose saranno in grado di cimentarsi i nuovi rappresentanti di un centro di ispirazione liberale si apriranno rosee prospettive di radicamento, anche elettorale, altrimenti dovremo attrezzarci per sostenere una sinistra-grillina combattiva e disposta ad azioni forti ma non sempre con le idee chiare, specie nelle scelte di fondo. Un’eventualità di forte rinnovamento che, seppure attualmente con numeri consistenti, deve chiarirsi e presentarsi come si deve ad un corpo elettorale diventato con il tempo esigente e, giustamente, incavolato. Anche qui staremo a vedere gli eventi.

In ogni caso grazie al Collegio giudicante di Cassazione che non ha ostacolato questo naturale processo evolutivo e, forse, ne ha accelerato l’iter, mettendo definitivamente in naftalina il nostro “caro” Silvio .