Le vie di comunicazione moderne, i media, i social network, rappresentano l’oggi e il domani dell’informazione.
Qualche volta, però, mi fermo a riflettere su quanto sia diverso un incontro vis-à-vis, diverso come ricaduta, diverso emotivamente.
Quando intrapresi lo studio della chitarra nel 1973, su indicazione del mio insegnante – Giulio Vallerga, ruvido e tenero e ancora ruvido come solo un ligure-piemontese sa essere – acquistai “L’ora di chitarra” di Mauro Storti. E incominciai a trafficare su sei corde e sui primi tre tasti.
Negli anni Ottanta, dopo il Diploma, frequentai alcuni corsi di perfezionamento con importanti musicisti di caratura internazionale. Ricordo che si tornava a casa rinvigoriti nella testa, nel cuore e nelle mani; del resto questi corsi avevano quale obiettivo quello di instillare dentro ciascuno un po’ di linfa vitale più che semplici e aride nozioni.
E allora si studiava per molte settimane sulla spinta di quei pochi giorni mettendo a punto il fraseggio di una sonata di Ponce, l’agilità di un passaggio di Castelnuovo-Tedesco, la pulizia di un barré di Barrios.
E si cresceva.
Ma le lezioni indirette e in apparenza elementari di Mauro Storti periodicamente ritornavano, anzi talvolta erano risolutive per superare un ostacolo arduo.
Oggi che un vivaio nutrito segue la nostra Scuola, abbiamo invitato Mauro Storti e nell’ultimo week-end è venuto a trovarci.
Storti ha insegnato in Conservatorio per 35 anni sfornando 65 (“forse addirittura 66…” dice lui) diplomati, molti dei quali oggi docenti di Conservatorio e/o concertisti di fama.
Ma la sua notorietà è legata anche ai numerosi libri, metodi e trattati che rappresentano un patrimonio per la didattica della chitarra, una vera e propria miniera di riflessioni ed esercizi.
Ebbene, nella piccola sala delle riunioni della nostra Scuola, alcune decine di giovani e meno giovani hanno ascoltato con attenzione e in silenzio le parole del Maestro.
Per gli ascoltatori più piccoli, nomi come Sor, Pujol, Segovia non significano ancora nulla, se non per essere collegati a mezzo-busti in marmo o ritratti seriosi e lontani nel tempo. Ma anche loro un giorno ricorderanno questo incontro come probabile impulso di spinta ad una forza che esiste ma che è ancora inconsapevole e inerte.
Un file mp3 è bello, perfetto, senza sbavature, senza errori.
Senza emozione.
Mentre il vinile…
Grazie, Maestro!
PS: sulla terrazza dell’hotel stiamo parlando col Maestro di tecnica e di meccanica delle due mani; una signora di mezz’età ci ascolta a distanza di tre-quattro metri, poi prima di andarsene si avvicina: “Volevo ringraziarvi! Non pensavo esistessero ancora persone che parlassero d’altro che non fosse calcio e politica!”
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