Cavallera: “Le risorse sono in arrivo: la sanità piemontese non è a rischio”

Cavallera UgoE’ l’uomo del momento, a cui tutti guardano per capire quale sarà il futuro della sanità piemontese,  e se riusciremo ad uscire dall’attuale emergenza. Con quali costi, soprattutto, e a carico di chi. Ugo Cavallera, assessore regionale alla Sanità (ma anche a Politiche Sociali e per la Famiglia, e Volontariato), a vivere “sotto pressione” ci è abituato, e pur assediato su diversi fronti non perde la calma: in questa intervista esclusiva ci spiega qual è davvero la situazione, e quali sono le strategie che saranno messe in campo, a brevissimo. Con particolare attenzione al nostro territorio. Durante il nostro incontro, riceve una telefonata, da Roma, dal ministro Balduzzi: il futuro della sanità piemontese corre dunque sul filo Alessandria-Bosco Marengo, e almeno in questa occasione possiamo certamente liberarci della sindrome della periferia di serie B.

Assessore Cavallera, negli ultimi giorni siamo stati bombardati da news di ogni tipo: dal rischio commissariamento per la sanità piemontese, alle novità, a quanto pare positive, sul fronte delle risorse destinate ai fornitori della pubblica amministrazione, sanità inclusa. Ci spiega come stanno davvero le cose?
Volentieri. Il 4 aprile si è tenuta una riunione della commissione nazionale (che include Ministero della Salute, Conferenza delle Regioni e diversi altri organismi), ed è stata esaminata la situazione della spesa delle Regioni. Per il Piemonte, è emerso che i conti del 2012 sono in ordine: nel senso che non solo c’è una “quadratura” formale, numerica, ma sono stati rispettati tutti i parametri di appropriatezza di gestione: dalla prevenzione, alla cura in fase acuta, alla continuità assistenziale e riabilitativa.

Insomma, hanno preso atto che la sanità piemontese mediamente funziona. Ma anche che c’è un “buco” contabile considerevole: come se ne esce?
Esiste in effetti un “disallineamento” di 864 milioni di euro, riferito ad esercizi pregressi, che emerge anche dall’analisi che abbiamo commissionato ad una società di revisione. Lo Stato ci impone di rientrare da quel passivo, e di presentare entro un mese un piano ad hoc. Lo faremo, i nostri tecnici sono già al lavoro, e l’obiettivo sarà raggiunto percorrendo contestualmente diverse strade, che vanno dal reperimento di nuove risorse, alla riorganizzazione della macchina sanitaria regionale, peraltro già prevista.

Quindi nuove tasse, e tagli ai servizi?
No, detto così è troppo drastico, mi lasci spiegare bene. Certamente andranno recuperatePalazzo Lascaris risorse tra le pieghe del bilancio regionale, e gioco forza si dovrà ricorrere anche, immagino, all’addizionale Irpef. Di questo aspetto, peraltro, si occupa il mio collega di giunta Gilberto Picchetto, a cui qualche giorno fa è stato anche affidato l’incarico di vice presidente della Regione, che io davvero, da quando mi occupo di sanità dall’alba a sera inoltrata, non riuscivo più a svolgere, per assoluta mancanza di tempo. Ma attenzione: non è certamente questa l’unica modalità di reperimento delle risorse. Ci aspettiamo molto, invece, dal recente decreto emanato per aiutare la pubblica amministrazione a pagare i debiti pregressi con i suoi fornitori. Appena da Roma arriveranno le risorse previste, quella sarà una seconda importante stampella. Così come, in caso di approvazione del nostro piano operativo di rientro (che presenteremo entro un mese), si dovrebbero sbloccare a livello centrale altre risorse, finora trattenute, anno dopo anno, dalla quota regionale di competenza, proprio a garanzia, e da utilizzare in caso di necessità.

Cavallera 2Insomma assessore, messa così, sembra che l’emergenza, pur seria, possa essere affrontata senza particolari tagli ai servizi: eppure sul territorio la nostra Asl deve 200 milioni di euro ai fornitori, le liste di ingresso alle case di riposo sono bloccate, come i fondi per i servizi sociali. Persino la “quota pannoloni” è stata drasticamente ridotta….
Sono tutte conseguenze della mancanza di liquidità di cui abbiamo parlato, per cui, appena si sbloccheranno i canali e le situazioni che ho illustrato, arriveranno le risorse per far fronte alle diverse situazioni, e alle altre. Naturalmente questo non significa che la riorganizzazione dei servizi e delle strutture, così come previsto dal nostro Piano Socio Sanitario, si interromperà. Anzi, deve procedere come da programma, per riuscire a rafforzare l’efficienza della rete ospedaliera e territoriale, mantenendo elevati standard di servizi, e dove possibile migliorandoli, cercando al contempo di razionalizzare le spese.

E’ vero che le Federazioni sovrazonali, società create meno di un anno fa e tuttora in fase di assestamento e rodaggio, potrebbero già essere al capolinea?
Al riguardo il tavolo di verifica centrale ha sollevato alcuni rilievi, che dovranno essere valutati con attenzione. Naturalmente restano inalterate e fondamentali le esigenze di economicità e ottimizzazione della gestione amministrativa, logistica ed informatica delle Asl, che furono alla base del progetto delle Federazioni, pensate come vere e proprie centrali acquisti. Vedremo cosa fare: gli strumenti si possono modificare, ma gli obiettivi restano quelli.

Assessore Cavallera, che ruolo ha la sanità privata in Piemonte? Se ne parla poco, soprattutto facendo un raffonto con la Lombardia: eppure esiste anche da noi…
Sono modelli diversi, quello lombardo e quello piemontese. Da noi la sanità privata esiste, e funziona anche piuttosto bene, ma non con una logica di concorrenza: semmai ha una funzione di integrazione, rispetto a quella pubblica, e ci aiuta a migliorare qualità ed efficienza del servizio pubblico complessivo. So bene che anche su quel fronte ci sono alcuni ritardi nel pagamento delle spettanze, da parte nostra: e credo che, sbloccandosi la situazione, potremo procedere anche in quella direzione.

La scorsa settimana, sul nostro territorio, prima il sindaco di Alessandria, e poi quello di Tortona, hanno rilanciato la questione del nuovo ospedale di Alessandria. Sollevando diverse reazioni, non sempre positive. E’ un argomento che può tornare di attualità, o non è davvero il caso?
Non bisogna mai smettere di progettare il futuro, per cui da questo punto di vista l’esigenza di una nuova struttura di eccellenza è ben presente in Regione. Si consideri, peraltro, che nonostante la crisi, non mancano progetti grandi e ambiziosi: tra questi la Città della Scienza e della Salute di Torino, e la Città della Salute di Novara. E del resto sono attualmente in costruzione anche i nuovi ospedali di Biella, Alba/Bra (a Verduno) e della Valle Belbo. Certo, prima della progettazione e degli investimenti in nuove strutture vanno affrontate e risolte le questioni legate al riequilibrio dei conti, e reperite le necessarie risorse per guardare al domani.

Ospedale_alessandriaLa vostra recente proposta di creazione di un Fondo Immobiliare della Sanità (Fis) ha suscitato veementi reazioni dell’opposizione. Volete vendere gli ospedali ai privati, e poi pagare loro l’affitto?
E’ una questione che è stata davvero mal posta, e non si è colto quanto invece sia strettamente connessa al discorso dei nuovi investimenti, e quindi anche del nuovo ospedale di Alessandria. Creare un fondo dentro cui far confluire gli immobili della sanità piemontese consentirebbe non certo di svenderli per ripianare i debiti, come si è detto, ma semmai di valorizzarli, naturalmente ragionando sull’ingresso nel fondo anche di privati, a determinate condizioni. Bisognerà insomma mantenere il controllo della situazione, conservare noi in mano “il mazzo” e dare le carte. Però, se si fa un’operazione di ampio respiro, e in forte collaborazione con le amministrazioni locali, davvero si può riuscire a sbloccare la situazione, e a far partire una nuova stagione di investimenti in opere pubbliche.

Faccia un esempio comprensibile, per uscire dall’astrazione….
Va bene: pensiamo ad Alessandria. Tra Asl e ospedale, abbiamo un patrimonio immobiliare enorme, che comprende tra l’altro, nella zona di via Venezia e dintorni, diversi isolati che formano un unico blocco. E’ evidente che oggi la Regione non ha la liquidità per procedere, da sola, a costruire un nuovo ospedale. Ma nulla vieta di ipotizzare di individuare soggetti a cui dire (naturalmente semplifico): tu mi costruisci il nuovo ospedale, e io in cambio ti cedo questi immobili, che puoi modificare in base a tuoi progetti.  Naturalmente tutto ciò può essere possibile però solo dopo aver risanato la situazione di emergenza che abbiamo analizzato in precedenza, e che rende difficile oggi pensare di “accendere” altri mutui, o di trovare partner privati interessati a nuovi progetti.

Balduzzi RenatoAssessore Cavallera, poco fa lei ha ricevuto una telefonata del ministro Balduzzi: le sorti della sanità piemontese “corrono” sull’asse Alessandria Bosco Marengo?
(sorride apertamente, ndr) Questo no, ma se dicessi che avere come interlocutore Balduzzi è uno svantaggio, mentirei. Però, al di là del piacere di qualche cena privata, le decisioni le prendiamo nelle sedi opportune, in maniera condivisa e badando all’interesse generale.

In ogni caso, quando scatta l’emergenza arrivano i democristiani: avete i nervi più saldi di altri?
(sorride nuovamente) La vecchia balena bianca è stata una grande scuola di amministrazione pubblica, non c’è dubbio, e con forte spirito di servizio. Evidentemente torna ancora utile al Paese.

Come lo vede lo scenario nazionale, assessore Cavallera? Governo “di scopo”, e poi al voto?
Il Pdl sta mostrando, credo, grande senso di responsabilità: un esecutivo con un consenso che vada da noi, al Pd, ai montani mi sembra oggi indispensabile per evitare il caos. Naturalmente per affrontare alcune questioni e punti su cui esiste condivisione, per poi nel caso tornare alle urne. Ma preferibilmente con una nuova legge elettorale.  Abbiamo la possibilità di scegliere tra il modello tedesco, ossia un proporzionale con sbarramento significativo, e il meccanismo della sfiducia costruttiva. Per cui puoi sfiduciare la maggioranza che c’è se sei in grado di costituirne una alternativa. Oppure il semi presidenzialismo alla francese, a doppio turno. In fondo, da tempo la figura del Presidente della Repubblica, in Italia, ha smesso di essere figura di sola garanzia, quindi…

Ma lei è per un ritorno alle preferenze?
Io apprezzo molto la formula dei collegi, proporzionali al numero dei deputati e senatori da eleggere. Le preferenze hanno vantaggi e svantaggi: tra questi ultimi, il fatto che avvantaggiano chi ha più risorse da investire, anche se si possono stabilire regole di garanzia.

Prima, però, c’è da eleggere il Presidente della Repubblica. Il suo candidato idealeLetta Gianni è…?
Gianni Letta, sicuramente: lo conosco di persona, e apprezzo molto. Anche se credo che il vero punto sia individuare una figura che abbia ampio consenso, e che sia percepita il più possibile come super partes. Abbiamo davvero bisogno di aprire una nuova fase di concordia.

Assessore Cavallera, non le piacerebbe concludere il suo lungo percorso politico come senatore?
Ho sempre avuto incarichi elettivi, cercando di onorare pienamente il mandato popolare. E attualmente ho un ruolo davvero impegnativo, che mi assorbe completamente e non mi lascia davvero il tempo di fare progetti. Alla mia età, poi, mi considero in servizio per necessità, e sarei lieto se emergessero figure di valore, di generazioni successive alla mia. Però a questo ipotetico ritorno di Forza Italia guardo con interesse: fu un’esperienza di grande impatto ed entusiasmo popolare, mentre negli ultimi tempi il Pdl certamente si è un po’ ingrigito. All’elettorato moderato di centro destra serve una nuova sferzata, una scossa…

Ettore Grassano