Continua a tenere banco, ad Alessandria, la questione relativa al “rimpasto” della giunta comunale. Sono passate ormai quasi due settimane da quando (lunedì 4 marzo: ma la chiacchierata a Palazzo Rosso risale al venerdì precedente) il sindaco Rossa annunciò per la prima volta al nostro magazine l’intenzione di “azzerare” la giunta. Termine un po’ forte, forse, che pure Rita Rossa confermò. Nei fatti, se ben comprendo, non si tratterà di un repulisti completo, ma di una “ripartenza”, con volti nuovi ma anche conferme: purché di squadra coesa si tratti, rispetto alla linea di riorganizzazione e rigore scelta dal primo cittadino.
Chi ci sta, insomma, che sia un tecnico, un politico o entrambi, deve crederci davvero, essere disposto a metterci la faccia e a difendere le scelte dell’amministrazione anche di fronte a presumibili scontri “muro contro muro” con sindacati e maestranze. Non perché si voglia licenziare a tutti i costi, ma perchè, è evidente, se si va in una certa direzione si dovrà “anche” licenziare, sia pur ricorrendo agli ammortizzatori sociali e a a tutte le reti di protezione del caso. Insomma, quel che nel privato si fa quotidianamente senza che la Triplice batta ciglio o quasi, ma che nel parastato rappresenta una “linea Maginot” che in pochi (anche nel centro destra: si veda incontro delle truppe di Fabbio di martedì sera alla Taglieria del Pelo) sono disposti a far “saltare”.
Tralasciamo comunque qui il balletto di nomi sui “fortunati” che, per senso del dovere o per necessità di squadra, accetteranno di far parte della giunta Rossa 2. Li scopriremo a breve, in ogni caso. Ieri, però, ci ha colpiti “l’appello”, riportato su Il Piccolo e poi ripreso dai giornali on line, con cui la Comunità di San Benedetto al Porto (quella di Don Gallo, che è primo firmatario del documento) chiede al primo cittadino di Alessandria di non privarsi del supporto dell’assessore Giorgio Barberis. Che, sia detto per inciso, conosciamo personalmente e di cui davvero apprezziamo “coerenza e capacità”, citate nell’appello. Ma è per proprio per questo che i conti non tornano, ci pare: ossia, se la linea della maggioranza sarà quella, annunciata, del rigore e dei “tagli”, costringere Barberis a rimanere della partita che senso ha? Significa condannarlo ad ingoiare rospi quotidiani, e a doversi giustificare ogni settimana per scelte e decisioni che probabilmente non condivide, ma che tali saranno, anche in sua presenza. Oppure la speranza è che Barberis possa essere il classico sassolino che si infila nell’ingranaggio, e lo blocca o rallenta? Francamente, avendo Giorgio anche un suo mestiere (ricercatore universitario) che credo ami intensamente, e avendo sempre chiarito di essere in politica per passione, ma non per mestiere, io non gli augurerei un simile viatico.
Come diceva quel proverbio? Ah, sì: “dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io!”.
Ps: come sempre, grazie a Molotov!