Aspal, Amiu, Atm e le altre partecipate sul piede di guerra. Ma anche le osservazioni del Ministero dell’Interno sul bilancio stabilmente riequilibrato. A Palazzo Rosso sono ore convulse, e il primo cittadino annuncia in esclusiva al nostro magazine decisioni importanti: ecco quali…..
“Al contrario di quanto sosteneva il Foscolo, con la sera più che la quiete in questo periodo per me esplodono le tensioni accumulate nel corso della giornata. Ma bastano poche ore, e si riparte con decisione. Perché lo devo ad Alessandria, e perché siamo su un autobus ad alta velocità, da cui non possiamo scendere, pena il deragliamento della città”. Sono le 9,30 del mattino, e il sindaco Rita Rossa non rinuncia, con un sorriso, ad una citazione letteraria e ad un’immagine evocativa. Attorno a lei, i suoi collaboratori sono al lavoro, le chiedono indicazioni, le ricordano gli appuntamenti della giornata. La sensazione è quella di un team che ci crede, e non molla. Ma anche di una forte tensione latente, perché tutti percepiscono l’estrema delicatezza del momento.
Sindaco Rossa, non pensa mai: “ma chi me l’ha fatto fare?”
Onestamente no, nel senso che credevo e credo a quel che sto facendo. La domanda però mi viene posta spesso da chi mi circonda, non lo nego. Oggi essere sindaco di Alessandria è una responsabilità terribile, per le scelte che si devono fare, e per le loro conseguenze anche sul piano psicologico personale. E, per quanto naturalmente attorno a me ci sia una maggioranza che mi sostiene, a volte la sensazione di solitudine c’è, non posso negarlo: è la natura stessa del sistema, con l’elezione diretta del primo cittadino, che implica un certo livello di personalizzazione, e quindi di responsabilità individuale per le decisioni che prendi.
E lei sembra aver deciso: mantenimento dei servizi, ma attraverso riorganizzazioni rigorose, che vuol dire anche tagli….
E’ una via obbligata, purtroppo senza alternative. Tant’è che quando chiedo a chi si oppone di propormi una soluzione diversa, è il silenzio. Alessandria deve tornare a vivere, a progettare il futuro. E se vogliamo avere come traguardo una città dinamica, che offra vere opportunità e che consenta anche di ridurre la pressione fiscale, non possiamo che passare attraverso la via, strettissima e rigorosa, del risanamento dell’universo comunale. Che ha un impatto enorme su tutto il tessuto cittadino.
Anche perché le osservazioni del Ministero dell’Interno sul bilancio stabilmente riequilibrato sono numerose e stringenti. Una campana a morto, secondo i suoi critici….
Le osservazioni ministeriali sono l’ulteriore dimostrazione di quanto la situazione sia drammatica, e naturalmente risponderemo in maniera puntuale, nei termini di legge, ossia entro 60 giorni. Ma la strada da percorrere era già delineata da tempo, e si è venuta a determinare in primis a causa della gestione sciagurata del quinquennio Fabbio, come stanno ormai certificando anche le sentenze dei tribunali. Certo, guardando alla questione in termini politici e non giudiziari, è chiaro che il dramma odierno del comune di Alessandria affonda le sue radici negli ultimi vent’anni.
Sta dicendo che esiste una responsabilità diffusa? Di solito è il modo per assolvere tutti…
No, le responsabilità sono diverse e personali, e ognuno deve assumersi le proprie. Però mi pare evidente che, dal 1993 in poi, la classe dirigente di questa città ha assecondato in alcuni ambiti una logica di assunzioni non sempre indispensabili, generando una serie di nodi che oggi vengono al pettine. E, badi bene, mi riferisco alla classe dirigente nel suo insieme, non solo ai politici: insomma, analizzando nel dettaglio le situazioni delle singole partecipate certe anomalie di ruolo e certi standard retributivi saltano agli occhi, eccome. E i sindacati c’erano, quando tutto questo avveniva….
Ecco uno degli snodi Sindaco: oggi il suo rapporto con i sindacati sembra “a brandelli”. Sarà muro contro muro?
Spero di no, perché in questa fase organizzazioni sindacali responsabili potrebbero fare molto per i lavoratori, premendo per individuare formule innovative di sostegno in termini non solo di ammortizzatori sociali, ma di rilancio progettuale, e quindi occupazionale. Perché non ci possono essere tagli e riorganizzazione senza sviluppo. Certo, se si dovesse confermare l’atteggiamento di chiusura assoluta, e gli slogan sui “zero licenziamenti”, significherebbe che i sindacati non hanno capito la situazione in cui ci troviamo, o fingono di non capirla.
La politica, invece, è al suo fianco? Dopo le dimissioni dell’assessore Puleio si parla di un forte rimpasto di giunta: ma quando?
Prestissimo, e più che di rimpasto parlerei di azzeramento, e ripartenza. Presenterò alla mia maggioranza un piano di lavoro in dieci punti qualificanti, chiedendo un sostegno senza se e senza ma, perché non è più il tempo di infinite discussioni, ma di procedere con fermezza, con un traguardo preciso: il rilancio di Alessandria. Coinvolgerò in giunta personalità forti e autorevoli: tecnici, politici o entrambi. Non importa. Quel che conta è che siano disposti a credere fino in fondo al progetto di risanamento della città.
Quindi i partiti a sinistra del Pd andranno all’opposizione? E non è che sta meditando un’apertura ai 5 Stelle?
Federazione della Sinistra e Sel mi sembra abbiano fatto dichiarazioni chiare, da cui bisogna trarre le conseguenze del caso. Ma nella messa a punto del progetto di governo dei prossimi quattro anni non mi farò condizionare dallo scenario nazionale. I 5 Stelle sono ormai nei fatti il primo partito anche ad Alessandria, e sono pronta a dialogare con loro sui singoli temi, come lo sono stata finora. Mi pare difficile però ipotizzare un loro coinvolgimento diretto in maggioranza. Anche se, su Alessandria, Grillo ha pronunciato parole di assoluto buon senso, e io non sono certamente tra coloro che demonizzano il suo movimento.
Intanto c’è chi la accusa di usare “due pesi e due misure”, proteggendo in questa fase i dipendenti comunali, a scapito degli altri…
Non è così. Prima di tutto perché Comune e società partecipate sono proprio realtà diverse, a livello normativo e contrattuale. E’ come mettere insieme le mele con le pere. Poi perché semmai è vero il contrario: basta dare un’occhiata ai numeri, per rendersi conto che in questi anni sono stati i dipendenti di diverse partecipate ad avere stipendi e trattamenti estremamente vantaggiosi, rispetto ai lavoratori di Palazzo Rosso. Comunque, il rigore estremo è in atto, e sarà perseguito, anche qui. Abbiamo già ridotto drasticamente i compensi dei dirigenti, ed eliminato ogni forma di straordinario, e persino i buoni pasto. E la spesa per il personale dovrà scendere, nel 2014, di quasi quattro milioni di euro rispetto al 2013: anche se stiamo lavorando perché questo non significhi licenziamenti. Vogliamo “limare” al massimo le spese di ogni tipo, e se alla fine non dovesse bastare, percorreremo la strada del “lavorare meno, lavorare tutti”, ossia della riduzione di orario.
Sulle partecipate, invece, la scure è già “calata”: i dipendenti Aspal sono sulle barricate, oggi i sindacati diranno la loro…
I lavoratori non hanno colpe, ma la situazione di Aspal è tale da rendere necessario percorrere la strada che abbiamo enunciato nei giorni scorsi: mantenere, e se possibile anche migliorare, i servizi (compresi quelli non essenziali, ma importanti per la collettività, a partire dai bambini), e al contempo riorganizzarli completamente. Abbiamo spiegato come, e procederemo.
Amiu ha stipendi garantiti per qualche altro mese. Poi arriverà un privato, e assorbirà gli attuali dipendenti?
La raccolta rifiuti è un servizio essenziale, che va garantito per legge. In prospettiva, peraltro, ci sarà probabilmente una riorganizzazione di tutta la filiera dei rifiuti, anche lì tenendo conto delle nuove normative in materia. Oggi Amiu è commissariata, e si trova nella situazione che sappiamo.
Il fatto che per tre anni la Tia non sia stata trasferita al sistema rifiuti e la fattorizzazione del contratto di servizio con la Barclays Bank hanno completamente stremato l’azienda.
La soluzione newco, per una serie di vincoli di legge e difficoltà ad offrire piene garanzie ai lavoratori, non si può percorrere. Seguiremo pertanto una procedura ad evidenza pubblica, per affidare il servizio ad un soggetto che dimostri di avere le carte in regola sul piano della competenza e della qualità del servizio. E porremo come condizione il fatto che il nuovo soggetto si faccia carico per intero del personale Amiu: anche se ovviamente al netto di una serie di “usi e consuetudini” che paradossalmente in passato era stati persino “istituzionalizzati”.
Atm ha un nuovo cda: il bello comincia ora?
Anche lì, la riorganizzazione sarà seria e profonda. E credo che, se da un lato il trasporto pubblico è un servizio essenziale e da rilanciare, lo si debba fare con un’ottica diversa, meno localistica e assai più competitiva sul piano delle prestazioni. Ben venga, insomma, un vero rilancio di Atm, che passerà per forza attraverso l’individuazione di un partner, pubblico o privato.
Per il Cissaca, per i suoi lavoratori (cooperative comprese) e per i cittadini che hanno necessità dei servizi del consorzio si può sperare in un futuro meno zoppicante e incerto?
Anche lì abbiamo nominato di recente, insieme agli altri soci, il nuovo cda. Ma soprattutto, da quando ci siamo insediati, i servizi socio assistenziali sono stati al centro del nostro progetto. Abbiamo riportato il contributo annuo pro capite alessandrino al consorzio a 29 euro (là dove la giunta Fabbio l’aveva ridotto a 26: e non pagavano neanche quelli), e siamo riusciti a saldare le competenze 2012, anche se rimane aperto, all’interno della partita del dissesto, il debito pregresso. Lì c’è anche l’emergenza Regione Piemonte però: che deve versare oltre 4 milioni del 2012. Perché non fare una battaglia, se serve, al fianco delle cooperative? Dove sono i sindacati?
Sindaco Rossa, è evidente che la visione dell’ente locale come “ammortizzatore sociale”, e in parte anche come strumento di clientela politica, è al capolinea. Il punto è, come sempre in questi casi, non farsi prendere dalla frenesia, e non buttar via il bambino con l’acqua sporca. Lei quale modello immagina per l’Alessandria?
Io credo che nei prossimi 4 anni ci giocheremo tutto, e che dobbiamo riuscire a ridisegnare il volto di Alessandria, muovendo dalla qualità dei servizi pubblici, che non solo vanno conservati, ma migliorati e potenziati. Questo, badi bene, significa anche essere un vòlano per l’economia locale. Per cui oggi dobbiamo sì riorganizzare e tagliare, ma pensando allo sviluppo. E a questo si arriva con un nuovo modello organizzativo, in cui si procede per obiettivi e misurando efficienza e risultati. Senza demonizzare, e anzi esaltando, il peso dei privati, e in particolare il ruolo delle cooperative. Per questo non posso accettare le barricate ideologiche di chi dice “o posto pubblico, o niente”. E’ arrivato davvero il momento di provarci, insieme a tutti coloro che vogliono mettersi in gioco. Io lo sto facendo, anteponendo l’interesse della città al mio personale: guadagno 2 mila euro al mese per 12 mensilità, per un ruolo che oggi credo ben pochi mi invidiano. Potevo rimanere in Provincia a fare l’assessore, o tornare al mio lavoro di insegnante, e magari giocarmi le carte di politico donna all’interno del mio partito per ambire ad altri traguardi. Ma sono qui, e ci rimarrò, perché credo che in momenti come questi chi ama davvero Alessandria non possa tirarsi indietro.
Ettore Grassano