di Ettore Grassano
Beppe Grillo il 16 febbraio ad Alessandria, e la settimana prima delle elezioni in tv, magari da Santoro. Sono queste le voci che girano, e potrebbero essere gli eventi (rispettivamente locale e televisivo) dell’anno.
Perché potete metterla come volete, e credere ai sondaggi che lo danno al 12 o 13%, ma il leader del Movimento Cinque Stelle è, in questa campagna elettorale, l’unico leader in grado di riempire le piazze in questo modo.
Provate a immaginare Monti, Berlusconi o Bersani, in un simile contesto: ci sarebbero più celerini che popolo temo, come testimoniano le scelte di comodi teatri riempiti solo da addetti ai lavori.
Non che, naturalmente, questo significhi ipso facto che Grillo ha sempre ragione: a volte spara bordate qualunquiste intenzionalmente, e altre volte forse gli “scappano” bel il gusto dell’iperbole, da grande uomo di spettacolo.
Però io i sondaggi, lo sapete, li faccio parlando con la gente: e in contesti anche molto diversi fra loro, persone di estrazione assai eterogenea mi dicono con tono liberatorio: “Ah, io voto Grillo!”.
Ci manca solo che mimino il gesto del calcio nel sedere, o della tirata d’orecchi: ma quello è il senso.
Non sono pochi poi gli elettori che dichiarano il proprio intento “astensionista”, ma io non ci credo. Non credo, voglio dire, ad un astensionismo di massa modello regionali siciliane: secondo me il 75% degli aventi diritto si recherà comunque alle urne, anche se rispetto ai sondaggi che circolano in questi giorni qualche sorpresina me la aspetto.
Proprio oggi intanto esce, edita da Il Mulino, una ricerca (se non la prima, fra le prime) intitolata Il partito di Grillo, che prova ad andare a tracciare il dna dei militanti ed elettori del Movimento 5 Stelle. Scoprendo l’acqua calda, dirà qualcuno, ma è normale che questo tipo di saggi serva a fotografare e sintetizzare ciò che noi già intuiamo nella realtà.
E qui, nello specifico, sembra emergere che i 5 Stelle affondano le loro radici, “nell’humus dei movimenti e dei partiti della sinistra libertaria e radicale, da cui sono nati ad esempio i partiti dei Verdi in Germania e in altri Paesi europei”.
Del resto, forse alcuni di voi ancora ricordano una “basìta” Mercedes Bresso che, meno di 3 anni fa, imputava la “colpa” della propria sconfitta (con conseguente affermazione di Cota) proprio al “tradimento” dei 5 Stelle, come se si rivolgesse in qualche modo a qualcuno dell’album di famiglia. All’epoca furono suoi stessi compagni di partito a spiegare alla Bresso che i voti non sono mai di nessuno: ma attenti, perché il Pd con Ingroia rischia di nuovo di cadere in tentazione, e di parlare appunto di traditori al servizio delle destre, ecc ecc….
Sempre lo studio edito da Il Mulino, sottolinea poi che, dalle amministrative dello scorso anno, la base elettorale di Grillo va ad ampiarsi, e “sfonda a destra”, tra gli elettori di Berlusconi e Bossi. E anche qui, empiricamente, posso confermare che diversi miei conoscenti di quell’area, in effetti, voteranno 5 Stelle.
Per quanto queste statistiche vadano prese “con le pinze”, scrivono gli autori Corbetta e Gualmini: “Nel post-elezioni 2012, su 100 elettori intenzionati a votare per il M5s, il 34,5% viene da Pd e Idv, cui si aggiunge l’11,8% dalla Sinistra arcobaleno, per un totale del centrosinistra pari al 46,3. Il 33,8% viene da Pdl-Lega-Mpa e il 5,1% dall’Udc, per un totale del blocco di centrodestra pari quasi al 39%”.
Insomma, Grillo prenderà voti ovunque, credetemi. E più di quelli che i sondaggi (fatti per orientare gli indecisi, non per fotografare la realtà: dimmi chi ti paga, e ti dico che numeri fornirai) gli attribuiscono. Ci vediamo in piazza (non so dirvi quale, al momento) il 16 febbraio: il fenomeno va osservato in diretta!
E. G.