Se i gatti hanno sette vite, i democristiani ne hanno almeno il doppio. Politicamente, s’intende. Per cui da giorni rifletto, perplesso, sull’analisi di osservatori comunque attenti, secondo i quali il vero dato politico di queste elezioni, almeno dalle nostre parti, è che la Dc è stata definitivamente rottamata. E’ davvero così? Mah…certamente c’è da prendere atto che alcuni personaggi riconducibili a quell’area (Paolo Filippi, Piercarlo Fabbio, Ugo Cavallera: aggiungetene altri a vostro piacimento) escono da questa strana campagna pre-elettorale ridimensionati nelle aspirazioni personali. Nel senso che i loro partiti di riferimento hanno scelto di non candidarli, sia pur attraverso percorsi tra loro molto diversi.
La decisione comunque non è toccata agli elettori, badate bene, giacchè in questa fast post democratica del nostro Paese i cittadini sono davvero poca cosa. Parco buoi, figuranti chiamati a ratificare decisioni prese altrove, nelle segreterie di partiti sempre meno rappresentativi, e sempre più alle prese con una visione artificiale della realtà. Naturalmente non si può fare di ogni erba un fascio: c’è chi ha scelto di fare le primarie e chi ha lasciato ancora una volta ogni decisione ad un uomo solo al comando. E il percorso di ognuno dei personaggi che ho citato, ma anche di altri di estrazione ex Dc (Brusasco, Cattaneo, ecc) è diverso e non riducibile ad un unico format. Poi, si potrebbe obiettare, c’è Renato Balduzzi, ex democristiano che invece è sugli scudi, da ministro tecnico a candidato montiano di garantita elezione. Ma c’è chi ricorda che il professore alessandrino è sempre stato “marginale” rispetto al circuito Dc del territorio, e che anzi la sua ascesa avviene proprio in concomitanza con il declino di una serie di figure che lo hanno “snobbato” a lungo. Non sono così addentro alle vicende democristiane da capire se è vero o meno. Quel che è certo, però, è che non si deve confondere l’ipotetico declino della “scuola” Dc con la scomparsa dei cattolici in politica. Che ci sono, e continueranno a pesare, anche se magari in ordine sparso: per rendersene conto basta verificare quali sono i privilegi fiscali che anche Monti, sulla scia del Berlusca, continua a garantire al Vaticano, o la cautela con cui Bersani e soci affrontano i temi legati ai diritti civili delle coppie omosessuali, o comunque “non tradizionali”. Un passo avanti, e uno e mezzo indietro. Ma poi, siamo certi che gli ex democristiani alessandrini “al palo” in questa campagna elettorale siano davvero al capolinea? A me sembra che, nella confusione regnante di questi mesi, restare alla finestra sia quasi un atto di saggezza. Anche se, naturalmente, c’è chi ha scelto autonomamente di fare un passo indietro, e chi semplicemente, caduto da cavallo, è pronto a stragiurare “beh, comunque volevo scendere”.
E. G.