Il fumo, che brutta bestia!

Sono due processi diversi, e non ha senso accomunarli troppo. Eppure che i due maxi stabilimenti industriali di Spinetta Marengo (Solvay Solexis e Michelin, nelle dizioni attuali) siano entrambi sotto i riflettori della giustizia con accuse pesanti, legate essenzialmente alla salute dei lavoratori, e di tutto il territorio, è un fatto significativo.

Nessuna intenzione, naturalmente, di sostituirci ai giudici. E soprattutto la consapevolezza che verità e tribunali sono parenti assai alla lontana. E tuttavia è un significativo segno dei tempi che ci sia chi alza la testa, e prova a chiedere ad un giudice di occuparsi di una realtà tanto evidente quanto a lungo colpevolmente ignorata. L’ho già scritto in passato, mi pare, che un mio spiritoso amico dei vent’anni, che abitava da quelle parti, chiamava l’area tra i due stabilimenti “il polmone verde di Alessandria”, e quando lo diceva rimaneva impassibile, giacchè taluni probabilmente lo prendevano pure sul serio. Lo so, lo so: se lo sciagurato da grande avesse fatto politica, o il sindacalista, chissà dove sarebbe ora!

Comunque: curiosa la tesi difensiva degli imputati Michelin, che almeno secondo quanto si legge sui media dei giorni scorsi attribuirebbero la fitta morìa per cancro (e i malati gravi tutt’ora viventi) di dipendenti dello stablimento al fumo! Attivo o anche passivo, giacché pare che taluni, tapini, non abbiano neppure mai tenuto fra le labbra una sigaretta.

Senza arrivare a tanto, anche la politica e il sindacalismo alessandrino han sempre fatto la loro parte però: per altri motivi (non meno interessanti, e per fortuna meno drammatici) mi è capitato nei giorni scorsi di rileggere alcune cronache poltiche cittadine degli anni Settanta. Ebbene, da parte dei protagonisti della vita pubblica di allora (che, per inciso, sono poi più o meno gli stessi di oggi, magari in ruoli diversi) è tutto un lodarsi e autocelebrarsi per l’acume con cui seppero cogliere l’opportunità, e sviluppare in particolare il nuovo insediamento Michelin, invertendo così il processo di de-industrializzazione post Borsalino ecc ecc…..

Insomma, ai danni collaterali all’epoca non ci pensò praticamente nessuno. E, ancora oggi, in verità, in tanti preferiscono occuparsi d’altro.

E. G.