Come sempre in questi casi, basta un fiammifero per incendiare la prateria. E creare magari false illusioni. Così ieri qualcuno mi diceva: “hai visto, da Roma ci danno 40 milioni: sai se sono già arrivati? Quindi l’emergenza è finita?”
Finita un par di ciufoli, verrebbe da rispondere a noi, che per fortuna (nostra, e forse altrui) non abbiamo mai amministrato neppure un condominio. Ma allora attenti, caro sindaco e cari assessori, a non creare nella cittadinanza falsi miti, e false aspettative.
Perché, se è vero che i tecnici più preparati del centro sinistra alessandrino già mettono le mani avanti, e precisano che “l’iter dell’eventuale prestito non sarà brevissimo, e comunque non chiederemo certo 40 milioni, ma molti meno: perché poi vanno comunque restituiti”, in città la notizia del probabile via libera del governo all’emendamento “salva Alessandria” proposto dagli onorevoli Lovelli e Stradella rischia di far del danno, ancor prima di diventare realtà.
Eh sì, perchè da un lato c’è chi, tra i dipendenti della galassia di Palazzo Rosso (partecipate comprese) pensa: “tutto resterà come prima”, dall’altro la maggioranza dei cittadini (che si apprestano al salasso Imu di dicembre) già trema all’idea di quale altro balzello locale ad hoc sarà inventato, a partire dal 2013, per ripianare l’ennesimo debito del comune, in questo caso con lo Stato.
Allora diciamolo forte e chiaro: il rapido arrivo di queste risorse è auspicabile, e addirittura indispensabile, per far fronte alle note emergenze. Ma sarà anche la vera cartina di tornasole per misurare le intenzioni della maggioranza di Palazzo Rosso. Se, infatti, bastasse questa boccata d’ossigeno a stoppare qualsiasi processo di seria riorganizzazione di una baracca che, già nel 2012, dovrebbe “recuperare” in qualche modo uno squilibrio annuo di 25 milioni di euro, apriti cielo! Prima o poi persino i mitissimi, pazientissimi alessandrini potrebbero perdere davvero la pazienza.
A meno che, naturalmente, non si sia noi un po’ allocchi, e il prestito in questione non sia erogato con “l’occhiolino”, e dandosi di gomito, fra vecchi sodali della politica fedeli al motto “i debiti vecchi non li pagare, e quelli nuovi lasciali invecchiare”.
E. G.