Gentile direttore,
il fenomeno virtuoso del cineturismo credo meriti maggiore attenzione da parte di istituzioni, operatori economici e studiosi universitari perché ritengo potrebbe riempire uno di quei vuoti riscontrati nel corso degli “Stati generali dell’economia” tenuti a Palazzo Monferrato.
In quell’occasione sono stati presentati i risultati di un precedente focus-group in cui sono emerse sia l’incertezza diffusa derivante “dall’essere medi” e soprattutto, per quanto concerne la presente osservazione, sia l’insussistenza di una nuova vocazione condivisa dello sviluppo futuro con riferimento esemplare al turismo ecosostenibile in quanto possibile declinazione.
Da qui l’allarme in merito alla crisi di identità del nostro territorio, incerto sul desiderio di “fare turismo” e sull’eventuale costituzione di un “distretto dell’economia della conoscenza”.
Sul tema mi piace ricordare che l’associazione culturale “Storie del Monferrato” ha organizzato una giornata di studio (venerdì 29 aprile 2011, museo etnografico “C’era una volta”, Alessandria) dal titolo “Scritture cinematografiche per il territorio e il cineturismo (comunicare le città ed i luoghi d’arte con il cinema)”.
Molti i relatori qualificati che sono intervenuti dinanzi ad un pubblico numeroso che ha affollato la sala per ben quattro ore, segno che l’argomento incuriosisce per la relativa novità e appassiona per gli sviluppi economici oltre che culturali che lascia intravedere.
In quell’occasione si è trattato in modo approfondito di questioni economiche connesse alla qualità del prodotto cinematografico, televisivo, documentaristico (si deve partire dal testo, dalla sceneggiatura per dirla in breve).
Questo aspetto dell’economia della cultura offre nell’immediato una piccola ricaduta sul territorio nel senso che le troupe stazionano per un breve periodo e possono coinvolgere capitale umano (al momento le prospettive sono limitate, ma ancora non esistono in provincia di Alessandria strutture in grado di preparare in modo adeguato in merito ai mestieri del cinema).
Il prodotto finito invece mostra una grande capacità di rendere attrattivo il territorio offrendo la suggestione della scoperta di luoghi “già conosciuti” attraverso la mediazione visiva, creando quel cineturismo di cui stanno già beneficiando Acqui Terme dopo le riprese de “Il gioiellino” di Andrea Molaioli, la Cittadella di Alessandria per “Violetta” di Antonio Frazzi e presto anche Ovada per “Tutti i giorni della nostra vita” di Luca Ribuoli.
Un significativo salto di qualità, soprattutto narrativa, credo sia possibile creando un contatto diretto con l’economia della conoscenza ovvero facendo intervenire in modo deciso ed esplicito il territorio, rendendolo riconoscibile sia con le immagini, sia con la proposta di storie che gli appartengono.
Questa è appunto la proposta del format originale da cui sono scaturiti dapprima tre cortometraggi ed ora il lungometraggio “Storie del Monferrato noir” che Max Chicco, Mathieu Gasquet e Simona Rapello stanno girando ora.
In generale, gli effetti si potranno migliorare incrementando le occasioni ovvero favorendo l’accoglienza di progetti cinetelevisivi, ma badando anche a cogliere l’opportunità del product placement (marchi e prodotti inseriti nel contesto narrativo incidono sui consumatori in modo più elevato rispetto alla pubblicità).
Vi sono poi nuove (per l’Italia) normative fiscali fondamentali per il rilancio dell’industria, non soltanto di quella cinematografica, basate sui meccanismi del Tax Shelter e del Tax Credit, ottimi per reperire le risorse economiche necessarie considerando i meccanismi di mercato con riferimento alla qualità del prodotto.
Claudio Braggio – sceneggiatore